Capitolo 39

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Jade guardò per terra, sconvolta, con gli occhi spalancati e leggermente arrossati, lucidi e sul punto di lasciar andare lacrime di tristezza. - Non può rifarlo... - lo disse quasi in un sussurro, ma Tristan lo sentì. - 

- Lo farà. Lo farà se tuo padre non lo ascolta, e stavolta potrebbe riuscirci, Jade. - le appoggiò una mano sulla spalla, ma peggiorò solo la situazione. Jade si allontanò con uno strattone, si avvicinò al muro e vi strisciò fino a sedersi per terra, a piangere. Tristan non sapeva cosa fare. Non aveva un grande rapporto con Jade. Certo, era la sorella del suo migliore amico. Era la ragazza che il suo migliore amico amava. Era la fidanzata, o meglio, ex fidanzata, del suo migliore amico. Era anche la migliore amica di sua sorella. E tutto quello gli bastò. Gli bastò per sedersi di fianco a lei e abbracciarla senza dire nulla. Jade appoggiò la testa nell'incavo del collo di Tristan. Entrambi seduti abbracciati con la schiena al muro fissavano quel corridoio vuoto.

Quanto era bello quando erano ancora bambini, lui e Bradley, e, passando davanti a quella scuola la indicavano con ammirazione, guardando i ragazzi grandi e dicendo con sguardo sognante che ci sarebbero andati insieme? Quanto era bello quando Bradley frequentava ancora gli allenamenti di calcio con lui? Quanto era stato bello quando Bradley era andato sorridente e saltellante a raccontargli della sua cotta per sua sorella? E quanto era stato brutto vederlo arrivare e scoppiare a piangere perché aveva rovinato tutto con lei? Tristan aveva vissuto tutta la sua vita con Bradley. Bradley aveva reso la sua vita migliore, in qualche modo, anche nel più innocente. Il primo giorno di scuola, i compiti insieme, mai fatti a causa della xBox, la prima partita a calcio nella squadra della scuola, i consigli reciproci sulle ragazze. Tristan doveva più di quanto la gente potesse immaginare a Bradley. Gli doveva tutto, e non poteva permettere che si rovinasse, non così. - Nessuno di noi vuole che lo faccia, Jade... - disse stringendola un po' di più a se. - Devi impedirlo, stavolta. - Jade alzò lo sguardo.

- Come? - Tristan scosse la testa e la lasciò, passandosi le mani tra i capelli.

- Non ne ho idea, ma, ti prego... - le prese le mani guardandola intensamente negli occhi. - Non permettere che accada. - Jade si alzò e si asciugò le lacrime.

- Forse è meglio tornare a casa. - si abbassò e gli diede un bacio sulla guancia. - Non lo lascerò andare, Tris... - si avviò verso l'uscita. Si girò. - È troppo importante, per me.

[...]

Aprì la porta di casa titubante e si affacciò solo con la testa, per poi entrare completamente. Perse un battito.

- Papà?! - chiamò suo padre guardando il vaso di Elis in frantumi, per terra. Lo scavalcò pensierosa. Perché quel dannato vaso era per terra? - Bradley? - entrò in soggiorno e il suo stato era pietoso. Il divano era visibilmente spostato e i cuscini sparsi per l'intera stanza, la lampada che di solito stava sul tavolino accanto al divano era per terra, in frantumi.

- Jade... - suo padre comparve dalla porta, apparentemente tranquillo.

- P-papà, che è... - si bloccò quando lo guardò in faccia. Gli sanguinava il labbro e aveva graffi qua e là. - Che è successo? - suo padre completò la frase. Rise.

- Per lui... ecco, parlare non è esattamente parlare. - disse indicandosi il volto.

- Dov'è? - Derek alzò le spalle.

- Penso in camera sua. - Jade lo guardò, disgustata. Possibile che suo padre era la causa del suo star male? Possibile che quell'uomo che giurava di amarla in realtà la stava solamente trascinando nell'abisso della tristezza? Le stava rovinando la sua dannata vita, e lei non poteva permetterglielo.

- Vaffanculo, cazzo... - sbottò, poi si coprì gli occhi con le mani.

- Jade!

- Jade niente. - lo guardò con evidente disprezzo. - Sei mio padre e mi stai rovinando la vita... la stai rovinando a tutti. Questa casa... - allargò le braccia. - Questa casa è una prigione, ormai. Preferisco passare il mio tempo a scuola, che qui. Elis... dov'è finita? Eh, papà? Sta sempre fuori, parla sempre meno. Bradley non fa altro che odiarti e... ha iniziato a fumare e a bere, lo sai? A causa tua. - lo indicò, con la voce sempre più tremante, ma carica di un odio represso. - Smettila di comandare e comincia ad accettare la mia fottuta vita con le mie fottute scelte. E se sbaglierò... - alzò le spalle. - Sarà a causa mia e tu mi potrai dire "te l'avevo detto", ma, fino ad allora, fammi vivere! - sbuffò e si asciugò una lacrima che le era scappata dall'occhio sinistro. Suo padre la fissò per secondi che sembravano secoli. Studiò la sua espressione e non la riconobbe. Non era più la bambina a cui aveva insegnato ad andare in bicicletta. Non era più l'adolescente che aveva consolato per notti intere, dopo la morte della madre. E non era nemmeno più la ragazza a cui aveva insegnato a guidare, o quella che aveva accettato di cambiare vita solo per renderlo felice. Quella ragazza che aveva cambiato la sua vita solo perché lui si era innamorato. Era diventata una ragazza introversa, sempre chiusa in camera e triste, troppo triste.

Troppo Speciale Per Essere Mio|| Little Mix & The VampsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora