Capitolo 29

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Elis sospirò, versando la colazione al figlio. Era da tempo che non passavano del tempo insieme, solo loro. Lo guardò. Era diventato così grande, così adulto. Diciassette anni. Erano passati in fretta, troppo in fretta. Avrebbe voluto ancora accompagnarlo e andare a prenderlo a scuola, come quando andava alle elementari. Avrebbe voluto ancora aiutarlo con i compiti, insegnargli a leggere l'orologio. Avrebbe voluto ancora guardare i cartoni animati con lui e disinfettargli le ferite provocate dalle cadute in bicicletta. Elis avrebbe voluto tenerlo sotto la sua ala, per sempre, non voleva vederlo volare via, non ancora.

Si sedette di fronte a lui e lo osservò. Bradley aveva i suoi stessi occhi, di un colore simile. Aveva le stesse labbra, in quel momento impegnate a divorare i cereali nel latte. Bradley alzò la testa, sentendosi osservato e guardò la madre. Le sorrise e comparvero. Lì, dov'erano sempre state. Quell'unico particolare infantile che avrebbe sempre accompagnato l'adulto che Bradley stava diventando: le fossette. Elis sorrise involontariamente. Bradley sarebbe sempre stato suo figlio, quello era vero, ma Elis aveva bisogno che lui restasse il suo bambino, e quelle fossette erano l'unica speranza per lei.

- Come stai? - gli chiese. Era veramente da tanto tempo che non si parlavano come facevano una volta, che non si confidavano l'uno con l'altra. D'altronde quello era stato un periodo... diverso. Era arrivato Derek, e con lui era arrivata Jade. Poi il matrimonio ed Elis era sempre stata distratta. E poi lo shock iniziale di aver visto il figlio con Jade. Bradley le sorrise e le prese la mano.

- Un po' di mal di testa ma... sto bene. - ed era vero. Il ragazzo aveva mal di testa. Lui pensava fosse lo stress della sera precedente, della farsa, delle domande stupide di sua madre e di Tristan che si era calato troppo nella parte, per i suoi gusti. Aveva preferito restarsene a casa e riposare, e sua madre aveva deciso stare un po' con lui. Bradley ne fu felice, in realtà. Le mancava, tanto. - Tu? - le chiese accarezzandole la mano con il pollice. Elis sorrise leggermente.

- Io... io sto bene. - lo guardò. - Ma siamo così distanti, Bradley. - lui la guardò serio per un minuto buono.

- Mi dispiace mamma per... - sospirò. - Per tutto. - alzò un sopracciglio. - Per i miei brutti voti, per il mio caratteraccio, per tutte le preoccupazioni che ti do... come l'aver picchiato un mio amico. Per non esserti stato accanto e per... - Bradley si bloccò e chiuse gli occhi. No, non poteva dirlo. Ed Elis capì. Capì cosa il figlio avrebbe voluto dirle. Gli sorrise.

- Non sono arrabbiata con te. Bradley, io sono fiera di chi tu sia diventato e delle scelte che hai fatto, perché so che ti sono venute dal cuore. Sono fiera di come hai affrontato tutta questa situazione. - gli strinse la mano. - Solo vorrei che tra noi non cambiasse nulla, che tu continuassi a dirmi tutto e che io possa continuare a dire tutto a te. - Bradley la guardò.

- E se alcune mie scelte n-non ti... insomma, se tu non le approvassi? - Elis gli sorrise.

- Approverò sempre le tue scelte, piccolo mio. - Bradley le sorrise, con le lacrime agli occhi e si alzò, fece alzare la madre e la abbracciò forte. La abbracciò come quando, da piccolo, si infiltrava nel letto con lei per paura dei tuoni; come quando usciva dalla scuola, alle elementari, e vedeva la madre che gli sorrideva. La abbracciò e Elis sorrise. Sì, il suo bambino era un adulto, ormai. Era molto più alto, più muscoloso e bello. E la sua ala non poteva più tenerlo. Bradley era pronto per volare da solo, ed Elis ne era consapevole.

[...]

- Ehi, Jade. - un ciuffo moro si affiancò correndo alla castana, che lo guardò e gli sorrise.

Troppo Speciale Per Essere Mio|| Little Mix & The VampsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora