𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 12☠️

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(DA REVISIONARE)



Il Re vichingo si ritrovava così sotto lo sguardo del suo e del popolo di Ecbert. La bambina poté finalmente vedere tutti in volto, e quello che vide fu un agglomerato di stanchezza, timore e vendetta. Tutti i soldati erano ormai stremati e provati dal pesante scontro. Molti erano i vivi, ma ancora di più i morti. La bambina vide per terra e notò che ciò che la circondava era solo un'enorme distesa di cadaveri, alcuni irriconoscibili, altri facilmente distinguibili. Ragnar si era preso un momento di silenzio per poter guardare i suoi guerrieri negli occhi. Niente e nessuno osava muovere un muscolo. Tutti erano completamente immobili, in attesa che il Re vichingo prendesse la parola. Un religioso silenzio avvolgeva la bambina e per un attimo le sembrò di ritrovarsi completamente sola in quella grande distesa di corpi senza vita. Ella girava tra di essi, timorosa di trovare qualcuno che amava lì disteso. Per un attimo un senso di solitudine le attanagliò le viscere, poi, improvvisamente, divenne curiosa per la scena a cui stava assistendo. Le sembrò che quelli che erano semplici guerrieri morti, fossero stati distinti in due gruppi: da un lato i sassoni e dall'altro i norreni. La bambina, confusa, osservò attentamente i due mucchi. Ad un certo punto da quello sassone venne sprigionata una forte luce, dalla quale ella dovette coprirsi gli occhi. Dopo essersi abituata a quell'atmosfera luminosa, vide degli esseri con corpo umano e ali maestose farsi strada tra quei cadaveri. Alcuni fra questi furono sollevati in aria, o almeno così sembrò ad Astrid. Ella riuscì a vedere distintamente l'animo degli uomini che lasciava quei corpi privi di calore. Tuttavia non tutti di loro ottennero quella benedizione: infatti, improvvisamente, una voragine si aprì sul suolo e creature striscianti e distrutte cominciarono ad uscire. Alcune avevano grandi ali, lacerate in alcuni punti, e corpi smunti e scheletrici. I volti scavati creavano una certa suggestione nel cuore di Astrid, la quale si sentì in soggezione di fronte a quelle creature così sofferenti ed entusiaste della pena altrui. Essi attraversarono alcuni corpi degli uomini, separandone violentemente le anime. Un ultimo urlo uscì dalle loro labbra prima di essere trascinati nel baratro oscuro, dal quale uscivano quelle creature rovinate. Urla strazianti e scene sofferenti. La bambina era circondata e terrorizzata dal destino di quelle povere anime. Tuttavia ancora cercava tra loro un volto familiare, aspettandosi il peggio. Ma, dopo aver passato in rassegna tutti quei volti senza vita, ella poté respirare leggermente rassicurata. Nessuno di quei soldati l'aveva conosciuta in vita, o almeno lei non li conosceva. Improvvisamente al lato della bambina una figura misteriosa si fece intravedere. Astrid si girò per scoprire chi fosse quel losco figuro, ma non riuscì a distinguerlo: le sembrava che fosse solo un viandante con un pesante mantello nero. Ella cominciò a riflettere e subito le sorse un dubbio. Non era per niente sicura di quello che stava vedendo, e la ragione le diceva di tornare indietro, ma l'istinto la guidò solo più vicina a quella figura. Con passo lento e timoroso cominciò ad avvicinarsi a lui. Egli non si muoveva ma attendeva, cosa, questo Astrid non lo sapeva. Quando fu più vicina cercò di spiare nel mantello per vedere chi potesse essere. Ma immediatamente egli scomparve dalla sua vista. La bambina, terribilmente agitata, si guardò intorno, ma del viandante nessuna traccia. Si girò di nuovo verso il lato in cui prima vi era quel losco figuro, e quello che vide le fece perdere un battito del suo piccolo cuoricino. Se lo ritrovò ad una distanza ravvicinata, con il volto chino. Astrid si fece coraggio e decise di avvicinarsi a lui, dicendo: "Signore si sente bene?" In tutta risposta egli alzò il volto e la bambina ne rimase terribilmente affascinata. Il volto era ricoperto da una lunga barba bianca, e dal cappuccio si intravedevano solo alcuni ciuffi della maestosa capigliatura invecchiata. L'espressione emanava saggezza ed esperienza, ma lo sguardo era terrificante. Quell'uomo aveva solo un occhio, ed era di un blu profondo, illuminato da una luce terrificante che inquietava e attraeva la bambina. Sul lato sinistro, invece, una lunga cicatrice lasciava bene intendere i motivi dell'assenza di un occhio. Il vecchio si sorreggeva su un bastone trasandato, su cui vi erano appoggiati due corvi neri come l'ebano, e sembrava essere appena giunto da posti remoti, dopo un lungo ed incessante viaggio. Agli occhi della bambina quell'uomo era solo un vecchio che cercava riparo e, magari, qualcosa da mangiare. Ma improvvisamente la figura stanca lasciò spazio ad una maestosa e regale. La figura di un viaggiatore mai stanco, desideroso di conoscenza e forte abbastanza da sbaragliare interi regni. Quell'uomo divenne subito possente e Astrid cominciò a sentirsi tanto piccola. Poi dalla sua sinistra sentì altri rumori. Quando si girò vide il mucchio dei vichinghi ancora intatto e provò per un attimo un moto di delusione. Poi, però, qualcosa sbucò dal cielo. Nell'aria cominciarono a comparire mani spettrali di donne: con molta probabilità si trattava delle grandi valchirie, le quali, circondate da lunghi mantelli e splendenti armature, conducevano le anime di quei morti in battaglia verso il Valhalla. La bambina rimase affascinata dalla scena e osservava, non terrorizzata ma incantata, quelle possenti donne che guidavano quelle persone verso gli Dei. Tuttavia il vecchio la svegliò da quel momento di trans, tuonando: "L'uomo indeciso è una facile preda." Astrid rimase confusa così chiese: "Che cosa hai detto? Chi sei tu? Dove ci troviamo?" Il viandante rizzò la schiena e fece un verso gutturale quasi di approvazione verso qualcosa a cui stava pensando, poi continuò: "Io sono Odino, il Padre di tutti gli Dei, e ti dico questo Astrid Alexandersdottir. Sei figlia di un cristiano e di una norrena. I tuoi genitori hanno scelto le loro strade molto tempo fa. Ora è il tuo momento di scegliere a chi essere fedele." Detto questo i due corvi cominciarono a diventare molti e tutto quello che la bambina aveva intorno scomparve, tranne un cadavere. Ella era lontana e non lo riconobbe, tuttavia vide distintamente una valchiria scendere in volo verso quel corpo. Quando lo sollevò da terra Astrid lo vide in volto e il sangue le si raggelò. Il volto, già normalmente pallido, della bambina, lo divenne più del solito. Un fremito di dolore le avvinghiò lo stomaco e la bambina, distrutta, gettò un urlo sofferente. Improvvisamente il campo di battaglia era ritornato quello di prima, e le persone in vita si erano girati verso di lei che guardava un punto indistinto per terra. Senza curarsi degli sguardi giudicanti di tutti quei guerrieri, Astrid si mosse velocemente tra la folla arrivando fino alla scena che l'aveva atterrita. Il corpo del padre era disteso ancora a terra, senza vita e con gli occhi aperti. La bambina si gettò in ginocchio al capezzale del defunto re e scoppiò in un pianto disperato. Ragnar, ormai sceso dal tronco, si avvicinò alla scena e, con pena crescente, si girò verso re Ecbert. Un sorriso amaro in viso e un senso di sconfitta gli attraversavano il corpo come mille frecce. Lagherta, intanto, era accorsa al fianco della bambina sostenendola. Ragnar guardò un attimo il re sassone negli occhi, poi disse: "Quindi alla fine sei riuscito ad ottenere la tua amata vendetta, re Ecbert." Le ultime due parole furono pronunciate con un tale disprezzo e furono pronunciate in modo ironico, a sottolinearne la pateticità. 

𝓛𝓸𝔂𝓪𝓵 - //𝓘𝓿𝓪𝓻 𝓽𝓱𝓮 𝓑𝓸𝓷𝓮𝓵𝓮𝓼𝓼//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora