(DA REVISIONARE)
Dopo il colloquio con re Ecbert, un guerriero norreno accorse alla tenda per informare il re della prematura morte della regina Aslaug, uccisa durante la battaglia. Il guerriero disse di averla vista camminare in mezzo ai morti, scalza, con un bicchiere di birra in mano e pallida come fosse già deceduta. Egli disse che era come se stesse cercando di raggiungere le valchirie, ma che una forza misteriosa la trascinò a terra. Ragnar rimase abbastanza scioccato dalla narrazione e ne fu subito rattristato, tuttavia non versò neanche un lacrima, e non sembrò neanche sul punto di farlo. Al contrario, i figli rimasero abbastanza sconvolti dalla notizia, ma tutti loro cercarono di essere forti come il padre e di non versare neanche una lacrima. Astrid rimase abbastanza scioccata e incuriosita dalle reazioni contrastanti: ella conosceva Aslaug, molto spesso aveva fatto visita a lei e a sua madre, anche se quest'ultima non aveva mai legato con la regina di Kattegat. Loro due avevano sempre avuto due caratteri molto diversi e contrastanti, e molto spesso erano entrate in conflitto. La bambina sapeva anche che Ragnar si era visto costretto a sposare quella donna, a discapito di Lagherta, poiché portava in grembo suo figlio e poiché gliene avrebbe dati di altri. Tuttavia, per quanto inizialmente ci fosse una certa infatuazione, almeno carnale, Astrid sapeva che era tutto finito dalla nascita di Ivar e dall'avvento di Hárbarðr. Pensò che la morte di quella donna fosse stata una liberazione per il re norreno; ma altrettanto non si poteva dire per i figli, i quali si rattristarono con quella narrazione. La bambina osservò uno per uno i figli di Ragnar e vide che tutti loro volevano bene ad Aslaug; in fondo, nonostante le malefatte, era comunque la loro madre. E così vide la tristezza e la nostalgia governare le loro espressioni. Tuttavia Astrid si soffermò su una persona in particolare: Ivar, infatti, aveva gli occhi rivolti verso il basso e lo sguardo perso in chissà quale ricordo. Ella capì che probabilmente quello che il suo amico provava non era solo una crescente nostalgia, ma anche un forte risentimento. Egli rimpiangeva la loro ultima conversazione, la quale non era stata per niente piacevole, e durante la quale aveva praticamente chiamato la madre, meretrice. Questo fu subito inteso dalla principessina di Lefex, la quale prese la mano di Ivar in segno di conforto. Istintivamente, subito dopo quel gesto, egli alzò gli occhi verso di lei, ed entrambi si limitarono a sorridere, poiché quale parola avrebbero potuto dire che potesse essere di conforto alla perdita di una madre? Astrid sapeva che non esisteva nulla di questo genere, così come Ivar ne era a conoscenza. Così i due rimasero in questa posizione per un po', e, per la prima volta da tanto, la bambina si sentì al sicuro. Quella sensazione, diventata così poco familiare, era così calda e rassicurante. Tuttavia quel momento fu interrotto da una frase di Ragnar, il quale aveva gli occhi rivolti al suolo, e non preannunciava alcuna voglia di alzarli ed osservare i suoi figli. Così, leggermente girato verso di loro, disse: "La sua morte sarà onorata come quello che era: una regina." Detto questo si rigirò dall'altro lato. Dopo questa breve parentesi emotiva, Astrid, Ivar, Ubbe, Hvitserk e Sigurd furono fatti allontanare con la scusa del funerale. I principini e la principessina dovevano prepararsi per la cerimonia. Così, Astrid si avviò con gli altri lontano dalla base centrale dell'accampamento, sicura che avrebbero discusso di qualcosa di vitale importanza; molto probabilmente era l'incombente battaglia a cui avrebbero dovuto prendere parte di lì a due settimane. Sicuramente il grande re di Kattegat avrebbe trovato una vincente strategia da mettere in atto. Tuttavia, ella aveva altro a cui pensare che all'incombente guerra. Dopo aver lasciato gli altri ad una tenda, nella quale si sarebbero dovuti preparare, ella ritornò sul campo di battaglia e vide che il corpo del padre era stato portato via, così chiese ad una donna che passava di lì dove si trovasse. Ella indicò una tenda non molto distante, nella quale egli giaceva con le vesti reali che portava, e accompagnato dalla salma di Ynghild. La bambina decise di entrare, nonostante il dolore. Quando vi entrò notò che delle donne stavano preparando i due sovrani, ormai deceduti, di Lefex. Astrid fu travolta da un turbinio di emozioni negative, e la sensazione di solitudine tornò prorompente ad attanagliare il suo cuore. Vedendola entrare le donne compresero senza una sola parola chi fosse. Con uno sguardo decisero di lasciare sola la bambina, e di permetterle di parlare con i suoi genitori. Dopo che tutte loro furono uscite, Astrid fece un profondo respiro, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Lentamente si avvicinò al corpo dei propri genitori, i quali giacevano l'uno accanto all'altro. Osservò attentamente prima un volto e poi l'altro: così pallidi, eppure sembrava dormissero. Sembrava stessero solo riprendendo le forze dopo una lunga ed estenuante battaglia. Quanta nostalgia provava: non aveva mai mancato di dimostrare ai suoi genitori il suo amore incondizionato, tuttavia ancora non le sembrava abbastanza. E se i suoi genitori non erano sicuri del suo amore? Come faceva a sapere che quello che stava facendo, cioè permettere a Ragnar e i suoi uomini di rischiare la vita per lei, era giusto? Aveva paura di ciò che era e di quello che sarebbe diventata senza di loro. E se, crescendo, i suoi genitori non sarebbero stati fieri di lei? Questo non avrebbe mai potuto saperlo. Continuò ad osservarli con nostalgia e dolore. La visione dei loro corpi senza vita era straziante, e avrebbe tanto voluto potersi girare e cercare di ricordarli com'erano quando i giorni erano felici al castello di Lefex; eppure qualcosa la tratteneva. Ella era come attratta da quella visione così macabra e triste: voleva muoversi ma non ci riusciva; voleva parlare, ma non aveva più la voce; voleva piangere, ma non aveva più lacrime. Tutto quello che riusciva a fare era solo restare lì ferma, e riflettere. In quel lasso di tempo erano tante le cose a cui aveva pensato: il suo futuro, il suo passato, il suo presente, la vendetta che prima o poi avrebbe ottenuto, il dolore che le distruggeva quel piccolo cuoricino. Sapeva che molti avevano amato i suoi genitori in vita, e sapeva che sarebbero stati tanti a volergli fare onore, tuttavia si sentiva ugualmente sola in quella sofferenza. Sentiva tutto il peso della sua famiglia sulle sue piccole spalle. Ed ora? Cosa sarebbe successo? E se Ragnar non fosse riuscito a vincere? Quale sarebbe stato il suo destino in quel caso? E se avesse vinto? Sarebbe stata cresciuta da lui e Lagherta? Quante domande a cui non sapeva dare una risposta. Chissà se prima o poi sarebbe riuscita a trovare pace. Ma, per il momento, tutto quello che poteva e voleva fare era salutare i propri genitori. Fu così che decise di baciare le fronti gelide dei loro volti, e uscire da quella tenda per andare a prepararsi. Una volta fuori vide Lagherta, che stava per raggiungerla. Immediatamente tutte le donne ritornarono all'intero per terminare i preparativi, mentre Astrid si ricongiungeva con la famosa shieldmaiden, ancora vestita per la battaglia. Ella le si avvicinò e si abbassò verso di lei, per dire con voce rassicurante: "Piccola mia. Sei pronta?" La bambina annuì timidamente, così la donna continuò: "Perfetto, allora andiamo a prepararci."
𝕆𝕜 𝕧𝕚 𝕘𝕚𝕦𝕣𝕠 𝕔𝕙𝕖 𝕤𝕠𝕟𝕠 𝕔𝕚𝕣𝕔𝕒 𝟜 𝕠 𝟝 𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕚 𝕔𝕙𝕖 𝕤𝕥𝕠 𝕥𝕖𝕟𝕥𝕒𝕟𝕕𝕠 𝕕𝕚 𝕤𝕔𝕣𝕚𝕧𝕖𝕣𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕗𝕦𝕟𝕖𝕣𝕒𝕝𝕖, 𝕞𝕒 𝕠𝕘𝕟𝕚 𝕧𝕠𝕝𝕥𝕒 𝕤𝕔𝕣𝕚𝕧𝕠 𝕒𝕝𝕥𝕣𝕠. 𝕊𝕔𝕦𝕤𝕒𝕥𝕖𝕞𝕚 𝕥𝕒𝕟𝕥𝕠 𝕡𝕖𝕣 𝕝𝕒 𝕝𝕦𝕟𝕘𝕒 𝕒𝕥𝕥𝕖𝕤𝕒 𝕖 𝕕𝕚𝕥𝕖𝕞𝕚 𝕤𝕖 𝕝𝕒 𝕤𝕥𝕠𝕣𝕚𝕒 𝕧𝕚 𝕤𝕥𝕒 𝕡𝕚𝕒𝕔𝕖𝕟𝕕𝕠. 𝕄𝕒 𝕤𝕠𝕡𝕣𝕒𝕥𝕥𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕗𝕒𝕥𝕖𝕞𝕚 𝕤𝕒𝕡𝕖𝕣𝕖 𝕤𝕖 è 𝕥𝕣𝕠𝕡𝕡𝕠 𝕝𝕖𝕟𝕥𝕒 𝕠 𝕤𝕖 𝕔'è 𝕢𝕦𝕒𝕝𝕔𝕠𝕤𝕒 𝕔𝕙𝕖 𝕡𝕖𝕟𝕤𝕒𝕥𝕖 𝕒𝕟𝕕𝕣𝕖𝕓𝕓𝕖 𝕔𝕒𝕞𝕓𝕚𝕒𝕥𝕠.
𝕏𝕆𝕏𝕆
𝔻𝕒𝕚𝕤𝕪🖤
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𝓛𝓸𝔂𝓪𝓵 - //𝓘𝓿𝓪𝓻 𝓽𝓱𝓮 𝓑𝓸𝓷𝓮𝓵𝓮𝓼𝓼//
Ficção Histórica(In revisione) Astrid Alexandersdottir, metà sassone e metà danese. Un passato distrutto, un presente incerto e un futuro oscuro... Una giovane donna che si vede costretta ad indagare sul passato dei suoi genitori, non del tutto roseo e pacifico com...