(DA REVISIONARE)
La bambina, con un'agitazione crescente, girava per il campo, in cerca di un modo per distrarsi. Le ore sembravano passare con molta lentezza. Dopo che Lagherta, Ragnar e il loro esercito furono partiti, Astrid non riusciva a restare ferma in un posto. Aslaug se l'era portata con sé nella sua tenda, con i figli.
Qui, mentre tutti erano seduti e tranquilli a parlare, lei non riusciva a calmarsi. Girava per tutta la tenda, provocando la regina, la quale dopo un po' le urlò contro dicendole: "La vuoi smettere di camminare. Stai ferma in un posto e smettila di muoverti!"
La bambina, dall'animo orgoglioso, ci rimase molto male per come l'aveva trattata quella donna. Sinceramente non aveva mai legato con lei, ma fino a quel momento non le dava molto peso. Per lei era indifferente il pensiero di Aslaug: non contava molto. Tuttavia dopo quella risposta Astrid cominciò a provare del disagio in sua presenza.
La madre non l'aveva mai trattata in quel modo, a meno che non facesse qualcosa di grave: e alla bambina camminare in giro, a causa della tensione, non le sembrava un crimine tanto grande. Però era troppo piccola e sapeva di non poter contestare, così si sedette su uno sgabellino, accanto all'entrata della tenda; in tal modo avrebbe potuto osservare la strada in attesa del ritorno di Ragnar.
Ivar, vedendo quella scena, rimase anch'egli scioccato dai comportamenti della madre. Quella donna si comportava in modo diverso con lui e i suoi fratelli, ma il motivo di cotanta ostilità non lo riusciva a capire. Mise gli occhi sulla figura snella della madre, seduta sulla sedia, con i suoi abiti regali di un rosa pastello, stretti in vita da una larga cintura di cuoio. I capelli biondi intrecciati alla maniera norrena, e gli occhi circondati da una pittura nera, che ne mettevano in risalto il colore chiaro. Il viso segnato da alcune rughe mostrava un'espressione di stanchezza.
Tra le mani aveva un bicchiere di birra ed era quasi ubriaca. Ivar allora le disse: "Devi smetterla di bere così tanto. Quella roba non risolverà i tuoi problemi con mio padre." Aslaug alzò leggermente lo sguardo verso di lui e gli disse: "Di quali problemi parli? Va tutto bene!"
Dalla voce si capiva il suo stato di ubriachezza e Ivar sempre più infastidito le disse: "Allora neghi anche il tuo amore per Hárbarðr. "La donna lo guardò con astio e ribatté: "Hárbarðr non c'entra proprio niente. Lascia quell'uomo dove deve stare: nel passato." Ivar alzò un sopracciglio: "Ah io l'ho dimenticato ormai. In fondo non ero io che tradivo mio marito e condannavo i miei figli alla morte per giacere con lui." Aslaug sgranò gli occhi a quell'affermazione e disse: "Tu, brutto piccolo ba..."
Ivar non la lasciò finire: "Ti sei mai perdonata per quello che hai fatto a Ubbe e Hvitserk? Dimmi come fai a guardarti allo specchio la mattina?! Hai sempre quell'aria stanca, come se facessi qualcosa di faticoso tutti i giorni. Cosa diranno le persone di te? Ecco a voi la figlia di Sigurðr Fáfnisbani e della valchiria Brynhildr! Quanta vergogna deve provare." Aslaug pensò che aveva una bella faccia tosta, ma che in fondo aveva ragione.
Tuttavia questo non gliel'avrebbe mai detto; sarebbe morta piuttosto che dirglielo: "Come osi rivolgermi la parola in questo modo! Io sono tua madre; sono stata io a salvarti quando eri ancora in fasce. Io ti ho allevato e amato nonostante le tue gambe. Io ti ho sempre considerato come un bambino normale, nonostante il fatto che tu sia storpio!"
Ivar girò il volto, guardando verso terra: "No. Tu mi hai sempre trattato diversamente dagli altri tuoi figli. Non mi hai fatto sentire normale, ma sbagliato." Detto questo scese dallo sgabello e strisciando si avvicinò ad Astrid. Ci teneva a lei: la considerava come una sorella più piccola da proteggere, e l'ultima cosa che voleva era che la madre la trattasse come se fosse spazzatura.
Una volta avvicinatosi vide che la bambina non si girava verso di lui, così si schiarì la gola e le sorrise. Astrid girò lentamente il viso, incatenando il suo sguardo negli occhi di ghiaccio del suo amico. Fino a quel momento la ragazzina non si era mai accorta di quanto il suo migliore amico, la persona a cui aveva sempre parlato di tutto e che la conosceva a pennello, fosse così bello. Tuttavia quei pensieri furono interrotti da una sua domanda: "A che pensi Bucaneve?"
La bambina girò gli occhi verso il cielo: odiava quel soprannome e lui lo sapeva. Non rispose, ma semplicemente lo guardò sorridendo. Stava pensando a tutti i momenti in cui si era sentita insignificante nel suo regno, con i sassoni, e a come lui sapeva sempre cosa fare per farla sentire meglio. Per lei, quel bambino significava molto e questo non poteva negarlo.
Quei pensieri furono interrotti nuovamente dalla comparsa degli altri fratelli Loðbrók, i quali dissero: "Hei voi due piccioncini. Che ne dite di fare una passeggiata fuori?" Questa volta fu Astrid a rispondere, e alzandosi disse: "Ci sto!" Almeno così sarebbe riuscita a guardare meglio la strada e a scaricare la tensione camminando, lontano da quella megera che era la madre di Ivar. Astrid, Ivar, Ubbe, Hvitserk e Sigurd uscirono dalla tenda insieme e si avviarono in giro per l'accampamento.
Intanto Aslaug continuava a fissare tutti i ragazzi. Non riusciva a sentire quello che dicevano, più che altro perché pensava ad altro. Ivar era riuscita a turbarla ulteriormente con le sue parole. Stava ripensando ad Hárbarðr.
Quell'uomo era giunto molti anni addietro a Kattegat, a fare visita al villaggio durante uno dei tanti viaggi di Ragnar. Egli diceva di essere un viandante e di viaggiare dappertutto. A Kattegat era stato accolto poiché la regina diceva di averlo visto in sogno, ed era vivamente incuriosita da quell'uomo. Egli diceva di aver conosciuto molte creature mitologiche e aver di parlato con gli dèi, sfidando anche alcuni di loro.
Nel villaggio le sue storie attiravano tutti, grandi e piccini, uomini e donne. A quel tempo i figli di Ragnar erano molto più piccoli: erano semplici bambini a cui piaceva giocare e esplorare il mondo. Ivar era ancora neonato e soffriva costantemente a causa del suo problema alle gambe. Hárbarðr spesso si avvicinava a lui e pronunciava parole incomprensibili, mettendo una mano sulla sua testolina. Dopo il bambino smetteva di piangere e ritornava a riposare.
Come prezzo Aslaug dovette giacere con lui, tuttavia non fu obbligata a farlo, ma ella stessa acconsentì. A causa della sua attrazione verso quell'uomo, e visto che le bambinaie a palazzo non erano abbastanza, i figli maggiori di Ragnar, Ubbe e Hvitserk, uscirono dalla casa lunga per avventurarsi sul ghiaccio instabile. Caddero nelle fredde acque e rischiarono di morire.
Furono salvati da una donna, il cui nome era Siggy, la moglie del fratello di Ragnar, Rollo. Quella donna era stata la contessa di Kattegat, ed era sposata ad un uomo vecchio, che fu ucciso da Ragnar in una lotta all'ultimo sangue per il posto di Earl. Successivamente Siggy sposò Rollo, e si prese cura di lui, finché ella non morì nel freddo del mare ghiacciato.
Il suo sacrificio rimase impresso nel cuore e nella mente di tutti, e dopo quel giorno Ragnar e Aslaug avevano cominciato ad avere problemi. Lei amava Hárbarðr e voleva stare con lui, tuttavia egli era un vagabondo e ogni volta che tornava andava a letto con tutte le donne di Kattegat. Aslaug si sentiva ogni volta tradita, come se quell'uomo le appartenesse.
Tuttavia chi era stato tradito veramente era Ragnar, che quando scoprì cosa accadde, non guardò mai più la moglie con gli occhi di prima, e soprattutto non si sentì mai più sicuro di lasciare i figli con quella donna. Ripensando a tutto questo Aslaug cominciò a piangere. Ella si sentiva vuota e senza più uno scopo. Si ritrovava incastrata tra i suoi figli e un uomo che non amava, e il suo cuore era ormai lontano, partito con Hárbarðr l'ultima volta che lasciò Kattegat.
𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 𝓷𝓾𝓸𝓿𝓸! 𝓜𝓲 𝓭𝓲𝓼𝓹𝓲𝓪𝓬𝓮 𝓹𝓮𝓻 𝓵𝓮 𝓹𝓮𝓻𝓼𝓸𝓷𝓮 𝓪 𝓬𝓾𝓲 𝓹𝓲𝓪𝓬𝓮, 𝓶𝓪 𝓬𝓻𝓮𝓭𝓸 𝓼𝓲 𝓼𝓲𝓪 𝓬𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓐𝓼𝓵𝓪𝓾𝓰 𝓷𝓸𝓷 è 𝓮𝓼𝓪𝓽𝓽𝓪𝓶𝓮𝓷𝓽𝓮 𝓲𝓵 𝓶𝓲𝓸 𝓹𝓮𝓻𝓼𝓸𝓷𝓪𝓰𝓰𝓲𝓸 𝓹𝓻𝓮𝓯𝓮𝓻𝓲𝓽𝓸! 𝓓𝓮𝓽𝓽𝓸 𝓺𝓾𝓮𝓼𝓽𝓸, 𝓼𝓹𝓮𝓻𝓸 𝓿𝓲 𝓼𝓲𝓪 𝓹𝓲𝓪𝓬𝓲𝓾𝓽𝓸.
𝓐𝓵𝓵𝓪 𝓹𝓻𝓸𝓼𝓼𝓲𝓶𝓪 𝓶𝓲𝓮𝓲 𝓿𝓲𝓬𝓱𝓲𝓷𝓰𝓱𝓲🖤
𝓖𝓲𝓸𝓻𝓰𝔂
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𝓛𝓸𝔂𝓪𝓵 - //𝓘𝓿𝓪𝓻 𝓽𝓱𝓮 𝓑𝓸𝓷𝓮𝓵𝓮𝓼𝓼//
Historische fictie(In revisione) Astrid Alexandersdottir, metà sassone e metà danese. Un passato distrutto, un presente incerto e un futuro oscuro... Una giovane donna che si vede costretta ad indagare sul passato dei suoi genitori, non del tutto roseo e pacifico com...