𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 8🤕

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(DA REVISIONARE)


Ad un lato dell'accampamento c'era una piccola base dove i guerrieri si addestravano. Essendo vuoto Astrid, Ivar, Ubbe, Hvitserk e Sigurd ne approfittarono. 

I bambini camminavano lentamente, mentre Ivar strisciava per terra, chiacchierando durante la strada. Astrid chiese ad uno di loro: "Dove stiamo andando di preciso?" Ubbe abbassò lo sguardo verso di lei: "Lo vedrai pulce."

Eccolo. Un altro nomignolo che odiava: "Non chiamarmi pulce!" Ubbe fece un piccolo sorriso: "Ma è quello che sei: una piccola pulce! Andiamo principessina, ti divertirai." Disse Hvitserk mettendo un braccio sulle spalle del fratello maggiore. Accanto c'era Sigurd, che invece disse: "Non volete mica far lottare questa bambina?!" Ubbe lo guardò: "E perché no, fratello?"
Ivar dal basso disse con un tono canzonatorio: "Già, perché no, Sigurd? Hai forse paura che ti batta?" Sigurd lanciò uno sguardo di odio al fratello. Poi disse: "Nessuno può battermi." Ivar fece una risatina, tutt'altro che scherzosa. Tra i due fratelli c'era così tanto astio, che durante il loro discorso si creò un'atmosfera raggelante. 

Astrid si introdusse nella conversazione cercando di portare un po' di pace tra di loro: "Beh avremmo modo di vedere quanto bene mia madre mi ha insegnato." Ubbe fu incuriosito da questo commento, così chiese: "Tua madre ti faceva lezioni di scherma?" 

Astrid non si girò verso di lui, continuava a guardare a terra. Per lei era ancora un po' difficile parlare della madre, però se questo serviva per riappacificare i fratelli l'avrebbe fatto.
In fondo, forse, ne aveva anche bisogno; doveva affrontare la realtà: "Si lei mi ha insegnato diverse cose. Ha pagato delle persone da altri regni perché mi insegnassero a leggere e a scrivere. Ma lei mi raccontava spesso della sua casa, Kattegat. Diceva che era la città più bella che ci fosse. Non era molto grande e prosperosa, ma aveva un grande potenziale. Conosco molte cose sugli dèi e sulle storie che riguardano loro, ma anche quelle dei grandi eroi del passato, e di grandi re ormai morti. Mi ha insegnato a maneggiare la spada, ma sono più brava con le asce. So lanciare con l'arco, e questa è un'altra cosa in cui eccello. Infine conosco le tecniche di combattimento corpo a corpo, ma non siamo riuscite ad avere molte lezioni insieme. Non ha avuto il tempo." 

Allora Hvitserk rispose in modo scherzoso: "Beh allora devi recuperare!" Sigurd dall'altro lato fece uno sbuffo che era metà risata e metà irritazione. Ivar, come al solito, rispose alla provocazione del fratello: "Cosa ci trovi di così divertente, Sigurd?" 

Ubbe non diede al fratello il tempo di rispondere che disse: "Sigurd basta." Quest'ultimo non disse niente, e continuò a camminare in silenzio, mentre gli altri scherzavano per la strada.
Una volta arrivati al luogo preposto, tutti e cinque presero una propria arma. Ubbe scelse una spada, come Hvitserk. Sigurd invece prese due piccole asce. Ivar si sedette su un tronco lì vicino per osservare e stuzzicare i fratelli, e anche per allenarsi al tiro con l'arco. Astrid invece si era messa in una parte esterna al campo di addestramento solo per osservare. 

I primi che cominciarono a combattere furono Ubbe e Hvitserk, mentre Sigurd, come Astrid, osservava. Ivar invece era girato verso i bersagli e lanciava frecce. Ubbe era molto forte, ma anche Hvitserk si dava da fare. Insieme si buttarono diversi fendenti per poi arrivare alla pari.
Astrid guardava sia Hvitserk, Ubbe e Sigurd lottare, sia Ivar. Stava aspettando il momento adatto per mostrare ciò che la mamma le aveva insegnato. 

Ad un certo punto i fratelli la chiamarono e lei non poté non rispondere difendendosi. Così Ivar le passò delle piccole asce, che la bambina sapeva usare. Il primo che la sfidò fu Ubbe, il quale la provocò ridendo: "Vediamo di cosa sei capace, pulce." 

La ragazzina sorrise alla provocazione e si buttò nello scontro. Lottarono entrambi molto bene e riuscirono a sfidarsi audacemente. Ubbe rimase sbalordito dalle grandi capacità di Astrid. Lottarono ardente e la ragazzina si dimostrò più capace di quanto, anche ella stessa credeva. 

Successivamente fu il turno di Hvitserk. Dopo una lunga e dura lotta, lui riuscì a buttarla per terra. Poi disse: "Principessina, spero non ti sia fatta male, perché voglio ancora batterti!"
Astrid lo guardò negli occhi. Non disse nulla, però quando lui le porse la mano per aiutarla ad alzarsi, lei lo tirò per terra e disse alzandosi: "Insegnamento di mia madre: mai sottovalutare il nemico, ma soprattutto mai sottovalutare un amico." 

Hvitserk sorrise facendosi aiutare, e una volta terminato Sigurd disse con un ghigno in volto: "Puoi smettere di parlare della tua stupida mamma per un solo secondo, ti prego. Lo vuoi capire che non ce ne frega niente di quello che ti ha detto, insegnato o fatto. Credi di essere tanto forte, vero?! Bene vediamo cosa ti ha insegnato quella sgualdrina che si è venduta ad un sassone per avere un figlio." 

Questo era troppo. Come osava lui chiamare in quel modo la madre?! Da che pulpito la epitetava in quel modo?! La bambina non ci vide più dalla rabbia, si scagliò contro di lui. I due ingaggiarono una lunga e dura battaglia. 

La ragazzina sembrava come guidata da Týr stesso. Menava forti fendenti e scagliava addosso a Sigurd di tutto. Finite le armi gli si buttò addosso a mani nude. Anche in questo caso vi fu una dura battaglia, ma la vinse Astrid, costringendo Ubbe e Hvitserk ad intervenire per non fare spaccare la testa del fratello in due parti. Mentre Hvitserk la teneva ferma in un braccio, Ubbe aiutava Sigurd a rialzarsi. 

Erano stati fermati in tempo. Il bambino aveva solo un occhio gonfio e viola, e in generale pochi lividi sulla faccia. Astrid promise di non fargli niente se l'avessero lasciata e lei cominciò a camminare come prima. 

Sigurd la guardò con odio e cominciò a litigare con i fratelli: "Vi avevo detto che questo mostro non doveva lottare con noi!" Ma Ivar intervenne: "Beh, se tu non l'avessi provocata a quest'ora saresti ancora tutto intero." Sigurd non sopportava più né il fratello minore né la bambina.
Si rivolse ad Ubbe il quale gli rispose: "Ivar ha ragione: sei stato tu a provocarla." Tutti quanti i fratelli cominciarono a litigare e spingersi. Intanto Astrid, la quale non aveva detto una parola, continuava a camminare. 

Girò intorno alla postazione di addestramento, raggiunse un arco e una freccia. Prese la mira, fece un respiro profondo, aguzzò gli occhi, respirò ancora, e infine scoccò.
La freccia passò di fronte agli occhi di Sigurd, Hvitserk e Ubbe, i quali si arrestarono subito. Poi passò accanto all'orecchio di Ivar, che sobbalzò. Infine raggiunse il bersaglio, il quale era già stato colpito dall'amico. Tuttavia, la freccia fu tirata da una tale distanza e con tale precisione, che fu in grado di attraversare la freccia di Ivar, spezzandola a metà e andandosi a conficcare in profondità. 

"Bel lancio!" disse un uomo, appena arrivato. La bambina si girò di scatto e...

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