(DA REVISIONARE)
Ragnar, Lagherta e il loro esercito erano partiti solo da poche ore. I cavalli erano stati caricati di armi e provviste. Era quasi il tramonto, e sarebbero giunti all'accampamento sassone prima di sera, se questa era la volontà degli dèi. Durante il viaggio, Ragnar e Lagherta camminavano l'uno accanto all'altra, chiacchierando del più e del meno. "Cosa ne faremo della piccola Astrid?" chiese Lagherta. Per un minuto egli tacque, per poi affermare: "Non lo so. Credo che spetti al padre scegliere. Ma sinceramente non credo che resteranno in questa terra; troppe guerre e pericolo. Alexander non metterebbe mai sua figlia in pericolo per questo."
Lagherta rifletté sulle parole del re vichingo: ancora non gli aveva detto della promessa fatta a Ynghild, e sinceramente, se gliel'avesse detto, non era sicura della sua reazione. Come avrebbero fatto lei e Ragnar a crescere la stessa bambina? Lei era contessa di una terra vicina a Kattegat, ma lui era re. Ma soprattutto, lui era sposato con quella megera, che non mandava via solo per amore dei suoi figli. Non sarebbero mai riusciti loro due ad organizzare un modo per crescere la stessa bambina in due luoghi diversi. Forse si sarebbero accordati che lei sarebbe rimasta con Ragnar mentre era a Kattegat, altrimenti sarebbe partita per andare da Lagherta. In fondo le razzie di quell'uomo duravano diversi mesi, e più o meno sarebbero riusciti a diventare i suoi insegnanti, come voleva la madre. Ma non era giusto tenere una cosa così importante nascosta a Ragnar.
Così, Lagherta prese un grande respiro e poi disse: "Quando Ynghild è morta, mi ha fatto promettere una cosa importante..." Ragnar era curioso e stava cominciando a diventare nervoso, così affermò: "Su avanti, cosa ti ha fatto promettere?" Lagherta era sempre più incerta, ma prese un altro grande respiro e poi spiegò: "Mi disse di prendermi cura di Astrid, di crescerla come se fosse mia figlia, e di mostrarle la vita da vichinga. Disse che..."
Ragnar cominciò ad aprire gli occhi sempre di più, segno di grande curiosità. Lagherta si fermò improvvisamente, facendo stoppare anche Ragnar, il quale disse agli altri di continuare la marcia. La donna alzò gli occhi, incatenandoli a quelli blu come l'oceano dell'uomo: "E mi ha anche fatto promettere che l'avremmo fatto insieme. Mi disse che noi eravamo il suo futuro, e che solo io e te potevamo plasmarla, crescendola come una vera vichinga e una vera norrena."
Lagherta abbassò gli occhi a terra, addolorata ripensando al loro passato insieme ormai finito. Ragnar le alzò il viso con una mano e senza neanche parlare le diede un bacio. Nulla era cambiato nei loro cuori: lui si era risposato, aveva generato altri figli; tuttavia l'amore che provava per quella donna era più forte di qualsiasi altra figlia di grandi eroi. Lui rimpiangeva ogni giorno di averla lasciata andare via su quel carro. Non voleva perderla, ma il suo desiderio di avere nuovi figli era più grande. Lei, invece, non aveva mai smesso di amarlo, e desiderava solo tornare alla loro vita passata, in cui erano solo loro due, in pace, con i loro figli, nella loro piccola ma confortevole fattoria.
Quel momento magico in cui essi ricordarono il passato: Lagherta desiderava non finisse mai, ma avevano una missione da compiere. Così Ragnar si staccò da lei facendole un ultimo sorriso, per poi ricominciare la marcia senza alcuna parola, lasciando la donna lì in piedi, confusa da quanto era appena accaduto e in preda ad una nostalgia non indifferente. Dopo pochi secondi anche lei ricominciò a camminare, ma si tenne leggermente a distanza da quell'uomo: aveva bisogno di riflettere su quanto le era appena successo.
Il tempo passò e la strada che li divideva dal carro diminuì progressivamente. Senza neanche accorgersene, in men che non si dica si ritrovarono all'accampamento. Non era ancora buio, ma loro non potevano aspettare. Prepararono una strategia efficacie per attaccare quei sassoni e recuperare re Alexander, sano e salvo. Circondarono l'area, facendo più silenzio che potevano. Nessuno si accorse di loro, così i norreni li colsero alla sprovvista. In men che non si dica riuscirono a sconfiggere tutti i soldati, e a liberare il prigioniero senza neanche un graffio.
Tuttavia 'È tutto troppo semplice', pensò Ragnar. I soldati morti erano pochi, e re Ecbert, per quanto spietato, era troppo intelligente per lasciare un prigioniero così importante scoperto. Ragnar urlò immediatamente al suo esercito: "Non è finita. Muro di scudi!" Immediatamente i suoi uomini eseguirono, e altri soldati del re uscirono allo scoperto: erano troppi e il re norreno non sapeva se sarebbero riusciti a sopravvivere.
Vi era anche Ecbert in mezzo a quella gentaglia sassone, il quale cominciò con una risatina sarcastica, per poi aggiungere con un ghigno stampato in faccia: "Come sei intelligente Ragnar Loðbrók. Un uomo davvero perspicace, ma anche molto ingenuo. Credevi davvero di potermi sconfiggere?! Lui è mio fratello e se voglio che venga nel mio regno, lui verrà!" Detto questo schierò i suoi uomini sul campo di battaglia, che caricarono e si gettarono sui norreni, in netta minoranza.
Passò del tempo, e re Ecbert lasciò i suoi soldati alla lotta, portandone parte via con sé. Ragnar li osservò e capì: stavano andando all'accampamento. Il re norreno incitò i suoi uomini a combattere con tutte le loro forze, tuttavia arrivò a pensare che non ce l'avrebbe fatta. Lagherta era impegnata con diversi guerrieri, e anche re Alexander combatté abilmente. Tutti i suoi più grandi guerrieri erano schierati e rischiavano la morte.
Ma un rumore in lontananza fece atterrire tutti: era un rumore di cavalli, in continuo avvicinamento. La battaglia non si fermò, tuttavia rallentò leggermente, in modo che i più curiosi potessero scoprire chi fossero. L'aria era ferma: l'intera foresta sembrava stesse trattenendo il fiato, aspettando che gli uomini a cavallo si avvicinassero. Pochi minuti e il rumore si fece vicinissimo.
Arrivati gli uomini, i quali erano quasi tutti a cavallo, cominciarono a buttare dei forti colpi contro i sassoni, aiutando i norreni verso la vittoria. Quegli uomini erano molto diversi gli uni dagli altri. Gli uomini sui cavalli indossavano lucenti armature di ferro, e elmi scintillanti sulla testa. Sul braccio destro avevano cucito un lupo, e brandivano lunghe spade affilate. Invece gli uomini a piedi, non indossavano nessuna armatura, ma erano vestiti di semplici stracci. Alcuni usavano le spade, mentre altri privilegiavano gli archi. I loro abiti erano dei semplici pezzi di stoffa, di diversi colori, che tuttavia si mantenevano sulle tonalità della foresta. Loro non avevano impresso nessun simbolo, eppure sembravano alleati dei cavalieri.
Insieme aiutarono i vichinghi a sconfiggere quei sassoni, e riuscirono a compiere la missione di re Ragnar: salvare re Alexander. A fine battaglia, mentre alcuni soldati giravano in cerca di persone ancora vive da sterminare, i capi delle due tribù accorse loro in aiuto, si rivelarono...
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𝓐𝓵𝓵𝓪 𝓹𝓻𝓸𝓼𝓼𝓲𝓶𝓪 𝓶𝓲𝓮𝓲 𝓬𝓪𝓻𝓲 𝓿𝓲𝓬𝓱𝓲𝓷𝓰𝓱𝓲🖤
𝓖𝓲𝓸𝓻𝓰𝔂
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𝓛𝓸𝔂𝓪𝓵 - //𝓘𝓿𝓪𝓻 𝓽𝓱𝓮 𝓑𝓸𝓷𝓮𝓵𝓮𝓼𝓼//
Fiction Historique(In revisione) Astrid Alexandersdottir, metà sassone e metà danese. Un passato distrutto, un presente incerto e un futuro oscuro... Una giovane donna che si vede costretta ad indagare sul passato dei suoi genitori, non del tutto roseo e pacifico com...