(DA REVISIONARE)
A lungo i due re si guardarono negli occhi, con sguardo di sfida. Di nuovo un silenzio tombale calò sull'intero accampamento, in attesa, pronto a riprendere la battaglia in caso si fosse presentata la necessità. Sembrava quasi che i due cercassero di vincere una gara allo sguardo più minaccioso e tutti guardavano, anche la piccola Astrid, sostenuta dalla potente shieldmaiden e in ginocchio, accanto al corpo, che cominciava a diventare freddo, del padre. Quella situazione venne mutata da Lagherta, la quale si alzò da terra e si avviò tra i sue sovrani: "Credo che sia meglio continuare questa conversazione altrove. Re Ecbert ritira le tue truppe, la battaglia è finita." Il re sassone girò lo sguardo verso di lei dicendo: "Tu devi essere la potente shieldmaiden di cui tutti parlano. È un vero piacere incontrarti, anche se in circostanze così spiacevoli." Ella osservò bene ogni mossa del re sassone, il quale inizialmente cominciò a sorridere compiaciuto, per poi porgere un piccolo inchino alla donna. Il volto fiero e impassibile di Lagherta rimase immutato, e la voce forte e musicale pronunciò parole letali e taglienti: "Se queste circostanze sono tanto spiacevoli perché hai voluto crearle?" Astrid sorrise, poiché quella donna, la quale era da tempo di ispirazione per la bambina così come lo era Ynghild, le ricordava la madre sotto molti punti di vista. Si vedeva che le due donne erano amiche un tempo. Si potevano scambiare quasi per sorelle, tale era la loro somiglianza: stessa bellezza, stesso sguardo fiero, stesso volto perfetto, stessa intelligenza e scaltrezza, stessa lingua tagliente, stessa forza, stesso coraggio. Tali erano le loro caratteristiche, ma diversi erano i sentimenti che Astrid provava per le due donne: in sintesi le amava entrambe, ma in modi diversi. Ella era cresciuta accanto a quella gente ed erano la sua famiglia. Tuttavia non provava gli stessi sentimenti per lo zio, il quale non aveva mai incontrato prima di allora e che non aveva fatto di certo una bella prima impressione su di lei. Quest'ultimo si ritrovava ora con un sorriso amaro ad essere stato ammutolito dalla shieldmaiden norrena. Un moto di irritazione cominciava a pervaderlo, tuttavia sviò la situazione con un commento frettoloso: "Se l'hai proposto, perché non ci guidi verso questo luogo appartato?" Fu così che Lagherta si girò con passo deciso e regale, intenta a guidare i due re verso la postazione di comando, ritrovandosi ora a sorridere, fiera del suo risultato. Prima di spostarsi ella fece segno alla piccola bambina, ancora inginocchiata a terra, di seguirla; ed ella eseguì, con una leggera riluttanza nel dover lasciare il padre lì disteso, ma sicura che qualcuno si sarebbe premurato di spostarlo in un'altra tenda per sistemarlo. Fu così che si ritrovarono tutti intorno a quel tavolo intagliato. Vi erano Ragnar, Lagherta, Floki, Roland, James, Bjorn, Ubbe, Hvitserk, Sigurd, e Ivar accanto ad Astrid da un lato e Ecbert, e un paio dei loro generali dall'altro. Di nuovo su tutta quella gente calò un silenzio tombale, che nessuno, se non i due re, osavano spezzare. La vita intorno a loro aveva ricominciato a scorrere: le truppe sassoni, sotto ordine di re Ecbert, si stavano ritirando poco oltre la foresta. I norreni, invece, cominciarono a ripulire il campo di battaglia, bruciando i sassoni in un mucchio e raccogliendo i morti norreni. I feriti vichinghi venivano curati e accuditi dalle donne, e i bambini aiutavano dove potevano. Tutti facevano, tranne quel manipolo di persone che si squadravano da due capi diversi del tavolo. Il primo a rompere quel silenzio carico di tensione fu proprio il re norreno, il quale guardò negli occhi il suo rivale per poi dire: "Ti senti soddisfatto? Ti senti realizzato? Hai finalmente completato la tua vendetta?" Il re sassone sembrò quasi stupido dalle parole del guerriero e capo vichingo, ma senza alterazione nel suo tono di voce rispose: "È vero re Ragnar: finalmente ho ottenuto la mia vendetta. Tuttavia non pensare che sia giunta a me con tanta leggerezza, poiché essa mi è ugualmente costata cara." Con quale spudoratezza osava dire quelle parole, era una cosa che solo il silente osservatore del mondo sapeva. La bambina, la quale aveva perduto sia la madre che il padre a distanza di poche ore, osservava re Ecbert con uno sguardo carico d'odio e disgusto. L'unica cosa che desiderava in quel momento era poter prendere un pugnale e conficcarglielo nel cuore, osservando attentamente la luce abbandonare i suoi occhi tetri e freddi, e il suo respiro interrompersi definitivamente, eliminando dal mondo un verme schifoso e doppiogiochista. Tuttavia sapeva che, pur riguardando anche lei, ella non poteva immischiarsi. Infatti fu Ragnar a reagire e istantaneamente un sorriso amaro comparve sul suo volto, accompagnato da acide parole piene di rammarico e disgusto: "Tu parli di dolore pur non conoscendone il significato." Il re sassone non perse tempo e rispose: "E invece ti sbagli poiché il dolore è comune a tutti gli uomini, anche al più arido e spietato di tutti." Con rabbia crescente il re norreno si avvicinò al volto del suo rivale e cominciò ad urlare: "E invece no! Quale dolore conosci, eh? A te sono familiari solo la gelosia e la bramosia di vendetta. Dimmi hai mai perso una figlia o un figlio? Hai mai visto il tuo popolo soffrire senza poter fare niente?" Parole che furono pronunciate con una nota di nostalgia e dolore. Astrid notò che anche Lagherta soffriva di quelle parole: la famosa shieldmaiden aveva, infatti, abbassato il volto, tentando di nascondere delle piccole lacrime. Anche Ragnar aveva notato questa reazione nella donna norrena, rimanendone non poco rattristato. Tuttavia, ancora forte di quella rabbia che domava ogni suo movimento, continuò con il suo discorso abbassando leggermente il tono di voce: "Tu non hai mai perso un amico, un compagno, una persona di cui potevi veramente fidarti. Come avresti potuto. Sai Alexander aveva ragione: tu non provi né amore né rispetto." Una risata, che non aveva nulla di gioioso, fuoriuscì dal sovrano norreno: "Un re deve rinunciare a molte cose per la sua gente e per il suo regno. Confido che questo sia ben noto anche a te, re Ragnar." Le ultime parole furono pronunciate con un tono quasi di schernimento, come fossero un'offesa. Tuttavia questo non mutò la reazione del re norreno, che affermò: "Oh certo, tuttavia immagino che il bene dei nostri regni sia inteso in due maniere completamente differenti. Vedi, uccidere la propria gente e il proprio fratello per il potere non è sintomo di grandezza, ma solo di codardia. Essere un tiranno non fa di te un grande sovrano." Di nuovo quella risatina odiosa come risposta alle parole di Ragnar. Ma, come al solito, ebbe altro da ridire: "Non venire a fare la predica a me, Ragnar Lothbrok. Vuoi forse dirmi che i tuoi ripetuti attacchi all'Inghilterra non sono stati frutto della tua ambizione? Andiamo. Nessuno ti crederà se tenterai di dire il contrario. In fondo io e te non siamo poi così tanto diversi." Ragnar aveva abbassato il volto, riflettendo sulle parole del suo rivale. Ora anche il tono risultava essere basso, ma senza abbandonare quella fierezza e sicurezza che lo contraddistingueva: "Ti sbagli. Io non ucciderei mai mio fratello per semplice ripicca di un torto passato, peraltro non commesso da lui." Re Ecbert aprì leggermente la bocca e osservò incuriosito il re norreno, che si ergeva alto e fiero di fronte a lui: "Vedo che mio fratello ti ha narrato la nostra storia." – "Solo qualcosa, si." La risposta immediata di Ragnar spiazzò tutti. Di qualsiasi storia stessero parlando, Astrid non ne aveva la più pallida idea. Ella non sapeva praticamente nulla del passato dei genitori, i quali avevano preferito evitare molti aspetti della loro vita. Tuttavia il re norreno riprese subito, cambiando discorso: "Ma ora non siamo qui per discutere del vostro passato insieme. Parliamo del presente e di quello che è successo." – "Cosa è successo esattamente di cui dovremmo discutere?" Sempre più irritato il re norreno rispose: "Dobbiamo discutere di tutto questo inutile spargimento di sangue." Un sorriso beffardo comparse sul volto di re Ecbert: "A me non sembra vi sia stato spargimento di sangue inutile. Ogni perdita di vita ha un suo significato." Ora infuriato, il re norreno si ritrovò a colpire in volto il sovrano sassone e prendere il figlio di quest'ultimo in ostaggio, con la sua ascia puntata alla gola. Istintivamente tutti si puntarono le armi contro, e Lagherta, Bjorn, Floki, Roland e James si misero di fronte i più piccoli, in segno di protezione. Ragnar guardò attentamente il suo avversario, per poi continuare: "E se tagliassi la gola di questo cane avresti ancora il coraggio di dire una cosa del genere?" La calma e la sicurezza del re sassone quasi destabilizzarono Ragnar: "Sappiamo entrambi che uccidere mio figlio non è nei tuoi piani e che non sarebbe di alcun giovamento per i tuoi piani." – "È vero ma mi divertirei a scoprire la tua reazione." Un sorrisetto sadico cominciava ad affiorare sulle sue labbra, e il re sassone non rispose, mantenendo la sua solita calma. Poi Ragnar abbassò l'arma, lasciando andare Æthelwulf terrorizzato, tuttavia mantenendo quell'espressione sadica: "Ritira le tue truppe per due settimane." Re Ecbert rise beffardo: "E perché mai dovrei farlo?" – "Questa battaglia ha dimezzato i nostri eserciti. Entrambi abbiamo subito gravi perdite. Dacci il tempo di onorare i caduti in battaglia e di curare i feriti più gravi, e permetti alla tua gente di fare lo stesso. Permetti alle tue donne e ai tuoi bambini di fare la stessa cosa." Re Ecbert fece per pensarci: "D'accordo Ragnar Lothbrok. Due settimane e il cadavere di mio fratello verrà con me." Tuttavia il re norreno non perse tempo e rispose d'istinto: "Due settimane e il cadavere di Alexander sarà commemorato dalle persone che in vita lo hanno amato davvero. Non pensi di aver causato già abbastanza dolore?" Il re sassone continuò a ridere: "È vero ma m diverto a scoprire la tua reazione." I due sovrani si guardarono per un attimo per poi concordare con il patto di Ragnar. Fu così che anche re Ecbert, Æthelwulf e i loro ufficiali si riunirono con il resto dell'esercito. Appena giunti Ecbert fece chiamare un uomo piccoletto, rinomato per essere un messaggero molto veloce e un'ottima spia: "Vai in Northumbria e avverti re Ælle. Si va in guerra."
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𝓛𝓸𝔂𝓪𝓵 - //𝓘𝓿𝓪𝓻 𝓽𝓱𝓮 𝓑𝓸𝓷𝓮𝓵𝓮𝓼𝓼//
Ficción histórica(In revisione) Astrid Alexandersdottir, metà sassone e metà danese. Un passato distrutto, un presente incerto e un futuro oscuro... Una giovane donna che si vede costretta ad indagare sul passato dei suoi genitori, non del tutto roseo e pacifico com...