𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 3🩸

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(DA REVISIONARE)


Re Alexander girò lentamente il viso verso di lui. Aveva paura per la sua famiglia e per la sua bambina: cosa le sarebbe accaduto? Ma sicuramente la paura sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe mostrato al fratello: "Ecbert... Cosa ci fai qui?" 

L'ospite era un uomo sui cinquant'anni e aveva capelli di media lunghezza e ingrigiti dalla vecchiaia. Era molto agile per la sua età e vestiva abiti sontuosissimi. Aveva una veste blu, che gli arrivava al ginocchio. Da sopra vi era un maestoso mantello di una tonalità più scura rispetto alla casacca, la quale era stretta in vita da una cintura, dove il re portava una lunga e affilata spada. Al collo vi era una preziosa collana d'oro. Alle dita diversi anelli venivano messi in mostra durante la conversazione, attraverso la sua continua mania di gesticolare. Il volto, quasi privo di rughe, dimostrava un uomo buono e di cuore, ma che in realtà nasconde un'anima nera. 

Ecbert guardò il re e disse, con un beffardo ghigno sul viso: "È questo il modo di accogliere un ospite, fratellino?! Andiamo. Dove sono le tue buone maniere?!" Re Alexander non mostrò neanche il minimo rimorso per essere stato così freddo con il fratello e rispose con un tono tranquillo, ma estremamente distaccato: "Le buone maniere sono per chi veramente le merita, e sicuramente tutte le persone in questa stanza ricordano i tempi di terrore sotto la tua tirannia. Quindi di nuovo ti chiedo: Cosa ci fai qui, fratello?" 

L'ultima parola fu detta con tale disprezzo che tutti nella stanza rimasero un attimo spiazzati. Ecbert continuava a guardare il fratello con la stessa espressione beffarda, come se si stesse prendendo gioco di lui: "Sono venuto anche io qui per porgere i miei omaggi alla mia nipotina, la principessa Astrid, che la tua sposa norrena ha dato alla luce. Sai non avrei mai immaginato che tu riuscissi a stringere alleanza con tutti questi norreni. Ma la cosa che più mi sorprende è che tu sia riuscito ad integrare il tuo popolo con questi stranieri. Non ti credevo così pieno di risorse fratellino. Guarda questo posto: sei riuscito in così poco tempo a farlo diventare un regno prosperoso. Oserei dire anche più prosperoso del Wessex, e questo non posso permetterlo."

Mentre parlava, lentamente, si avvicinava al tavolo dove si trovava il re, così come altri uomini nascosti da lunghi mantelli. Dette le ultime parole gli uomini di re Ecbert sfoderarono le loro spade contro le guardie del re. I norreni afferrarono le proprie spade e le proprie asce e cominciarono a lottare audacemente, difendendo un regno che non era il loro. 

Il legame che re Ragnar e re Alexander avevano creato tra i loro popoli era qualcosa di mai accaduto prima. Tra le fila del re di Lefex vi erano grandi guerrieri sassoni e altrettanti eroi norreni, tra cui Floki, costruttore di navi, Lagherta, ex moglie di Ragnar e famosa shieldmaiden, Bjorn, primogenito di Ragnar e Lagherta, Ragnar stesso, da sempre grande guerriero e uomo di particolare intelligenza e scaltrezza, e Ynghild, anch'essa abile shieldmaiden. 

In poco tempo la sala divenne un vero e proprio campo di battaglia. Tutte le persone le quali non erano in grado di lottare (tra la cui maggioranza vi furono solo donne sassoni) si rifugiarono in un angolo. Aslaug, moglie di Ragnar, aveva trascinato al riparo dalla battaglia anche i figli, ma non tutti: Ivar infatti era fuggito altrove con Astrid. La bambina era terrorizzata: le persone che conosceva e amava stavano per essere massacrate. 

Ecbert aveva portato con sé un esercito, mentre il padre era stato colto impreparato. Si sentiva impotente e inutile: volendo non sarebbe riuscita in nessun modo ad aiutare la sua famiglia a combattere. La madre le aveva insegnato le basi della scherma e della lotta, ma le risultava ancora difficile lottare contro uomini ben piantati e addestrati. Sapeva di non essere in grado di uccidere nessuno. Poteva solo restare lì ferma e odiava quella situazione. 

𝓛𝓸𝔂𝓪𝓵 - //𝓘𝓿𝓪𝓻 𝓽𝓱𝓮 𝓑𝓸𝓷𝓮𝓵𝓮𝓼𝓼//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora