Capitolo Due

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Quella diventa un'abitudine, se non fosse che non cambia assolutamente nulla.

Louis, Niall e Liam si riuniscono ogni pomeriggio in salone a studiare, con Jude ed Harry così silenziosi nell'altra stanza che Louis crede non siano davvero lì. Solo ogni tanto sente la risata di suo fratello, che scoppia come petardi o piccoli fuochi, ma mai quella di Harry. Non si spiega una cosa del genere, o forse sì, visto che mentre lui dorme molto di più, Harry sembra bloccato in quello stato di passivo-aggressitià continua, misto a stanchezza.

Ecco, Harry. Sono due settimane che lo vede ogni giorno e non ci sono stati progressi, solo brevi momenti in cui il riccio ha vagamente reso noto che per lui la voce di Louis aveva un senso, oltre ad essere un rumore fastidioso. Okay, quando lo vede ha sempre questo sguardo da 'cosa cazzo hai in faccia' che l'altro non capisce, anche perché non lo guarda sempre così, solo quando apre la porta per farli entrare. Per il resto, si rinchiude con Jude, che sembra decisamente il suo preferito, in quello che dai piccoli scorci che ha visto pare essere uno studio o un ufficio, o ancora una piccola biblioteca. Jude, che chiama Harry 'Haz' (perché ovviamente il ragazzo gli dà più considerazione di quanta ne darà mai a Louis), dice che lui è buono e gentile e sembra molto, molto intelligente.

E che chiede di Louis.

Ora, Jude è molto geloso, di questa cosa, quindi Louis l'ha corrotto con fette di torta, passeggiate e allungamento del coprifuoco, ma almeno ha ottenuto qualche briciola. Tipo, Harry chiede di quello che fa in città, cosa a cui Jude ha risposto, prevedibilmente per i suoi cinque anni, 'tante cose'. Il che, se lo chiedete a lui, non dev'essere stato di grande aiuto ad Harry. Perché non ne parla con Louis e basta? E' timido? Non sembra, eppure non gli rivolge la parola.

Louis sa che Harry è molto meno spaventoso di quello che vuole dare a vedere (sì, okay, i vestiti scuri e le unghie dipinte di nero sulle mani tatuate lo mettono un po' in soggezione, ma non in maniera esattamente negativa) perché l'ha visto dormire. Gli hanno sempre insegnato che da cose del genere si capisce molto, di una persona.

Era un pomeriggio dove Jude non c'era e Louis l'aveva fatto sapere a Niall (no, non aveva ancora il numero di Harry, grazie tante), quindi, quando entrano in casa, non si stupiscono nel vedere Harry accoccolato al divano del salotto, addormentato. Louis si sporge, nemmeno si avvicina, per vedere i suoi tratti rilassati dal sonno, mentre con un mugolio si stringe la coperta bianca addosso. Poi, Liam lo tira per un gomito.

L'altra volta in cui hanno uno straccio di interazione tra loro è quando Niall chiede a Louis cosa fa per la vita del villaggio, e Louis, tra le altre cose, parla anche dello sportello per i ragazzi della comunità LGBT.

''L'ho aperto al centro di recupero, io e una mia amica diamo consigli ai ragazzi di Erindale che non sanno cosa sta succedendo o come dirlo alla loro famiglia'' stava spiegando, passando il bordo dell'indice sulla tazza del thé. Non è un fan del mettere in mostra quello che fa, scusatelo se non riesce a guardare nessuno in faccia. ''E' un po'- Io l'avrei, tipo, voluto? Qualcuno che mi spiegasse che è normale e che mi aiutasse a dirlo e farlo interiorizzare alla mia famiglia, perché per quanto un genitore sia ben disposto, si parla sempre di capirlo. Ed è sbagliato che un genitore non metta in conto che il figlio possa fare coming out, quindi teniamo anche colloqui di gruppo o solo con gli adulti e- Sì. Forse per la primavera riusciremo a organizzare anche un Pride. Sarebbe il primo.''

''Sarebbe fighissimo, Lou'' si era complimentato Niall, con occhi ammirati ''Quello che fai per quei ragazzi è fantastico, amico. Non scherzo.''

''E' un modesto del cazzo'' aveva riso Liam, coprendo il piccolo commento di Louis: ''E' quel che è.''

''Anche io avrei voluto qualcosa del genere'' aveva sentito da una voce profonda, e aveva alzato velocemente lo sguardo su Harry, poggiato allo stipite della porta che dava sulla cucina con una tazza di caffè in mano e gli occhi pesti. ''Per dire a mia mamma che ero gay, intendo. E' una bella cosa. Dimmi se ti serve una mano.''

Don't Cast a Spell On Me ||L.S||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora