Imbarazzo
Rimasi ferma, accasciata alla porta della mia stanza, col viso visivamente rosso e sconvolto, tenevo le mani ben salde a terra e lo sguardo fermo davanti a me.
Il mio respiro era irregolare, mi sentivo così intontita.Persi la cognizione del tempo, così tanto da non rendermi conto di quante ore fossero passate da quando ero ferma alla porta. Quando il mio respiro tornò normale riuscii finalmente ad alzarmi. Mi guardai intorno, analizzando la stanza, cercando in tutti i modi di distogliere la mia attenzione da...
"Io ci speravo.."
CAZZO!
Diedi un forte pugno alla parete facendomi male alla mano, la agitai senza lamentarmi, non era poi più duro delle pareti che avevo nella casa con i nostri genitori... .
Stupido attraente e sfacciato cervo.
Presi un grande respiro e mi decisi a lasciare la stanza, non sistemai neanche la mia roba, che rimase in valigia, preferivo di gran lunga pensare ad altro e andare da Charlie a fare questo fantomatico "giro dell'hotel".
Aprii la porta e mi affacciai assicurandomi che non ci fosse nessuno... okay, lo ammetto, mi assicurai che non ci fosse ancora quel cervo; quando mi convinsi che fuori non ci fosse nessuno in agguato ad aspettarmi uscii dalla stanza, dirigendomi con passo lento al piano terra, per raggiungere la mia sorellina.
Fortunatamente l'hotel era dotato di ascensore (piccola nota autrice: penso che nella scorsa storia la y/n incinta avrebbe ucciso per averla haha), infatti utilizzai quest'ultimo, mi piaceva fare le scale, ma andiamo, chi le farebbe continuamente dall'ultimo piano dell'hotel.
Scesi giù al piano terra con l'ascensore e mi ritrovai di nuovo nel grande spazio aperto della hole, non sembrava ci fosse nessuno, se non il piccolo gatto pipistrello al bancone, che sembrava essersi appena risvegliato da quel suo sonno così profondo, mi avvicinai sedendomi ad uno degli sgabelli <Salve, non ci siamo ancora presentati, quando sono arrivata non era nelle migliori condizioni. Sono y/n da oggi lavorerò con voi> il gatto attizzò la coda e si sistemò i capelli avvicinandosi di più dal mio lato del bancone <Salve, sono Husk, il barista, è un piacere incontrarla> mi porse la mano parlando con quella voce profonda e cupa, si sentiva perfettamente che beveva e fumava, non c'era bisogno che lo dicesse, mi feci sfuggire uno sguardo leggermente disgustato dall'odore proveniente dalla sua bocca, annuii piano per poi allontanarmi nuovamente dal bancone, preferii sedermi su uno dei divanetti presenti nella stanza ad aspettare la mia sorellina ritardataria.
Passò poco più di mezz'ora, alla fine non li aveva dato un orario fisso, perciò non potevo neanche incolparla di qualche ritardo, perciò decisi di tornare alle stanze e cercare la sua.
Salii sempre utilizzando l'ascensore e, arrivata al piano dedicato alle nostre stanze, guardai i vari numeri sulle stanze, non c'erano parecchi indizi per scoprire quale fosse la sua, perciò decisi di bussare a tutte le porte, fortunatamente non erano molte più di quanti fossimo a lavorare lì ora.
Bussai a diverse porte non ottenendo risposta, tralasciai la mia e poi arrivai alle ultime, una era sicuramente di Angel, visto il cartellino "non disturbare" con l'immagine, disegnata, di un maialino sopra, ridacchiai e passai di nuovo avanti.
Bussai ad una delle ultime porte, inaspettatamente si aprii leggermente, causando un piccolo scricchiolio.
Dannata curiosità... .
Non riuscii a far altro che entrare nella stanza. Era parecchio diversa dalla mia, i colori erano un po' più cupi, e, in una parete della stanza, c'era un disegno, un simbolo, che mi risultava... così familiare... .
STAI LEGGENDO
Battito. {Alastor x Reader}
RomanceMonotonia. Ohhhh che noia! Centinaia di anni e ora non desidero altro che morire per avere un po' di brio in più. "Dai il massimo y/n" l'unica frase positiva che ricordo da parte di mio padre. A che cosa è servito se alla fine non sono andata com...