Nostalgia

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Fa freddo.
Ironico, vero?
Sono all'inferno e fa parecchio freddo oggi, respiro e davanti a me c'è una nuvola di fumo.
Tengo le mani nelle tasche della felpa, ma non serve a molto.

Da quanto non vengo in questo posto... .

Che nostalgia.

Mi sedetti su un'altalena arrugginita e scricchiolante, ricordavo ogni singola risata fatta in quel piccolo pezzo di terra, quel parchetto ormai abbandonato da decenni, accarezzavo la catena dell'altalena come se fosse oro, col sorriso sulle labbra. Ero sola, col solo rumore del vento incessante e lo scricchiolio dell'altalena, aspettavo colei con cui passavo ogni secondo della giornata quando ero piccola, ogni secondo che avevo a disposizione, quando eravamo sole, senza la presenza dei nostri stupidi genitori.

<Ciao.>

Alzai lo sguardo da terra, spalancando gli occhi alla visione di quella che ormai non era più la mia piccola sorellina perfetta, ma una ragazza, altrettanto perfetta, con lunghi capelli biondi e pelle chiara, pallidissima.

<C-ciao Char Char>

Il mio sorriso tornò, e le lacrime lottavano per scendere per le mie guance, ma mi trattenni.
Mi alzai dall'altalena e mi misi davanti a lei.

La ragazza mi guardò a lungo, squadrandomi da cima a fondo, mi sentivo esposta davanti a lei, la mia sorellina perfetta, colei che i nostri genitori desideravano, a differenza di me.

Rimasi ad attendere una sua parola, che non arrivò mai, l'unica cosa che arrivò fu un grande abbraccio, forte, mi sentii stritolare. Trattenni il fiato sorpresa dall'affetto che emanava da quell'abbraccio che pian piano mi fece sciogliere per abbracciarla a mia volta, eravamo più o meno della stessa altezza.

<Mi sei mancata tanto..>

Mi scappò, non ero così sentimentale di solito, lo giuro, ero solo... felice, i nostri genitori non ci avevano mai permesso di stare effettivamente insieme come delle vere sorelle dovrebbero.

<Anche tu>

E li ci staccammo l'una dall'altro, mostrando i nostri grandi sorrisi.

Ci sedemmo sull'altalena di prima, parlando, discutendo, chiarendo incomprensioni passate, insomma, tutto ciò che non avevamo potuto fare da piccole lo stavamo facendo ora, creare un rapporto. <Emh... come stanno Lilith e Lucifero?> Non li chiamavo più mamma e papà da un bel po' di tempo, non mi sembrava appropriato visto che non avevamo effettivamente avuto un rapporto familiare. Lo sguardo sul viso di Charlie cambiò, <Mamma è occupata, non ha molto tempo. Papà avrebbe preferito che intraprendessi un'altra via per governare l'inferno>

Mh...

<Hai intrapreso la via che sognavamo insieme, non devi essere triste per questo, lui non capiva e non capirà di certo ora> Il suo sguardo tornò quello di prima, sorridente e tranquillo.

<Mi dispiace cambiare argomento così bruscamente, ma ho bisogno di te> La ragazza si mise sull'attenti, ascoltandomi attentamente.

<Io faccio parte di una compagnia di assassini, uccidiamo le persone nel mondo reale per vendicare persone all'inferno, lo facciamo solo per una questione di soldi, o almeno... io lo faccio per questo. Il nostro ufficio, nonché casa qualche giorno fa è crollata, e non abbiamo i soldi per ricostruirla... troveremo i soldi col tempo, ma abbiamo bisogno di un posto dove stare.>

La ragazza mi fermò prima che io potessi nuovamente aprire bocca: <Venite all'Hotel, abbiamo molto posto, e... voglio riaverti con me>. Mi lasciò intontita, non mi aspettavo in una risposta così positiva subito, alla fine siamo assassini, non siamo bendisposti a tornare puliti. <Se lo farai sarò la persona più felice di questo inferno, e ti dovrò davvero tanto, ma voglio che tu sappia che i miei colleghi non sono disposti a rimanere puliti>

Battito. {Alastor x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora