Io ti sento

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Finii per perdere la cognizione del tempo, non sentire mi aveva portato a una sorta di depressione per via del trauma che avevo rivissuto.

L'unica cosa che però mi mancava era la confusione, desideravo tanto esserlo, confondermi pensando all'accaduto, al motivo per cui mio padre l'avesse fatto, ma sapevo bene i motivi, che altri poteva avere, se non farmi pentire di essermi condannata ad amare un uomo umano fino alla sua morte e oltre, fino a portarmi allo sfinimento.

La domanda era: "ero sfinita di amarlo ora?"

No... e la cosa mi distrugge.

Alastor era nel mio cuore come se fosse l'unico a sapesse come farlo battere. Lui e... l'altro... Alastor.

Portai la mia attenzione via dai miei pensieri guardando il prato ancora leggermente bruciacchiato bagnarsi dell'acqua che continuava a scendere dalle nuvole grigie presenti nel cielo quella mattina. Ero seduta a gambe incrociate davanti al piccolo albero di mele che piano piano stava continuando a crescere e cambiare le foglie.
Non sentire il rumore prodotto dalla pioggia mi irritava, era uno dei suoni che apprezzavo di più, di quelli che mettono calma, ma inaudibili se nel mio stato. <Y/N TI BAGNERAI COSÌ!> avevo lasciato aperto il portale dal giardino alla mia stanza all'hotel proprio per farmi chiamare una volta tardi, gli orari in cui venivano a stare con me diventavano sempre più regolari, perciò sapevo che erano all'incirca le 18:15, visto che nella mia stanza era appena entrato Angel urlando, così forte da farsi sentire anche da me, nonostante lo percepissi come un sussurro. Mi sentii afferrare e alzare da terra dal busto, per poi essere trascinata dentro il portale, che si chiuse subito dopo a mio comando.

Vedevo le labbra di Angel muoversi freneticamente, cosa che non mi diede il tempo di capire le sue parole leggendo il labiale. <Angel piano, per favore> il ragazzo prese un respiro profondo e si allontanò da me, frugando nel mio armadio alla ricerca di vestiti puliti <Angel solo perché non sento non significa che io non sappia badare a me stessa sai?> allontanai il ragazzo dall'armadio in modo delicato, afferrando dall'armadio un pantalone di tuta con una maglietta corta e un paio di calzini, e mi diressi in bagno per cambiarmi.

Quando uscii dal bagno Angel stava pulendo la pizza d'acqua che avevo lasciato a terra, effettivamente ero fradicia, ero stata fin troppo sotto la pioggia, tanto che sentivo la gola bruciare.

Avrò preso troppo freddo,vabbè.

Feci spallucce e mi sedetti sulla poltroncina rossa presente nella mia stanza, appoggiandomi una coperta sulle spalle.
Quando finalmente Angel finì di dannarsi per pulire a terra decise di sedersi con me sul braccio della poltroncina. Presi un foglio dalla scrivania li vicina, una matita, e glieli porsi <Charlie mi ha detto che volevi parlarmi, stavo aspettando che venissi tu però> il ragazzo prese il foglio e la matita e iniziò a scrivere, appoggiando il foglio sulle sue gambe.

"Non so ancora il tuo punto di vista sulla situazione. Mi spieghi cos'è successo?"

Abbassai lo sguardo combattuta, non ne avevo ancora parlato, avevano sentito tutti la versione di mio padre... ma... la mia era ancora inesistente ai loro occhi.

<Non voglio domande. Fammi solo parlare> il ragazzo fece si con la testa, agitandola su e giù freneticamente, così iniziai a parlare.

La situazione era una sola: ero stata intrappolata in una sottospecie di loop infernale.
I loop infernali ti fanno rivivere l'esperienza che più ti ha fatto soffrire poco alla volta, in continuazione, così da torturare la tua anima.

Battito. {Alastor x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora