Ho la vista offuscata, tutto ciò che ho davanti è sfocato, sentivo Charlie parlarmi, la ascoltavo, le rispondevo pure, ma la mia vista non collaborava, ero probabilmente offuscata dai pensieri, o semplicemente non riuscivo a mettere a fuoco la situazione, avrei conosciuto persone nuove, che, per capirci, non era un problema, ma mi causava un'ansia pazzesca.
<Ow.. siamo arrivate, ne parleremo meglio un'altra volta> stava parlando del suo progetto per me, il fatto della psicologa, il lavoro che mi aveva gentilmente offerto. Scendemmo una dietro l'altra dalla limousine, che, non appena chiudemmo la portiera, scattò al lato dell'edificio, parcheggiandosi in un grande spazio vuoto, l'hotel era situato in un lato molto remoto della città, e attorno ad esso c'era solo un grande spazio aperto, senza assolutamente niente.
<Ora entriamo, non credo ci sia bisogno che ti dica altro> le feci cenno di aprire in modo galante girando la mano per indicare la porta, poi le sorrisi un po' per tranquillizzarla.
Quando mia sorella aprì la porta i miei occhi ripresero a funzionare a dovere, e vedere in modo chiaro e preciso, davanti a me c'era un piccolo corridoio che portava alla hole dell'hotel, camminammo superando il bancone laterale, leggermente inclinato, che era posizionato a prendere il check in e davanti a me c'erano delle enormi scale, una scala gigante che si divideva in due portando a destra e sinistra dell'hotel, nel sottoscala era piazzato un piccolo bar, con tanto di liquori, vodka, amari, tutto ciò che avrebbe potuto sognare un alcolista, ma non sembravano molto freschi e di qualità, e questo era un peccato, non schifavo un bicchierino ogni tanto.<Husk? Ti sei di nuovo addormentato?> Charlie si era affacciata al bancone, ritrovando una specie di gatto alato all'interno, steso a terra a sbavare, abbracciato a una bottiglia di amaro di quelli esposti. <Scusami, non pensavo di ritrovarlo così> ridacchiai, davvero pensava fosse un problema? <Non è niente>.
Continuai a guardarmi in giro, nel mentre Charlie era andava a cercare qualcuno, nell'enorme stanza c'era un grande quadro di lei, insieme ai nostri genitori, sembrano... tranquilli. Mentre guardavo il quadro sentii qualcuno schiarirsi la voce alle mie spalle, mi fece prendere un colpo, ero completamente nel silenzio prima di quel tossire, mi girai leggermente, giusto per vedere chi avessi alle mie spalle, <Tu devi essere la nuova ospite>.Battito.
Deglutii cercando di non farmi sentire, e una volta avuta la visione sulla persona che mi stava parlando i miei occhi si spalancarono, e tutto il mio corpo si irrigidì.
<A-Al?>
Era lui, ne ero certa, sotto forma di demone, si, ma era lui. Quell'uomo dai capelli nocciola, con il sorriso sempre sul viso, che si diverte con poco, con la sua galanteria unica, l'uomo morto tra le mie braccia. Quello psicopatico di cui non mi ero riuscita a liberare, che continua a vagare nella mia testa e nel mio cuore.
<Al suo servizio, Alastor, il demone della radio, è un piacere averti in questo disastroso hotel> n-non, non sa chi io sia?
Mi intristii improvvisamente, le mie speranze erano quasi del tutto dissolte, come poteva non ricordarsi di me?
<c-che stupida...> sussurrai, cercando di non farmi sentire dal demone che avevo davanti, che mi squadrava come se fossi in tribunale a testimoniare qualche caso di omicidio, rialzai la testa cercando di scacciare i pensieri che vagavano nella mia testa, e la speranza che ancora avevo nel cuore e che non aveva intenzione di abbandonarlo.
<Sono contenta di conoscerti... Alastor, è un vero piacere... sono Y/n e sono la sorella di Charlie, da oggi sono una vostra collega> il demone si inchinò e mi prese la mano, stampando un bacio sul dorso. La ritirai dopo di esso.
Una parte di me diceva di stargli alla larga, l'altra, un po' più intrigante, diceva di giocarci un pochino, mi piaceva tentare le persone, lasciarle sul filo del rasoio. Però... era lui, cioè.. io ne ero convinta, non sicura, ma lo sapevo.. .
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Battito. {Alastor x Reader}
Storie d'amoreMonotonia. Ohhhh che noia! Centinaia di anni e ora non desidero altro che morire per avere un po' di brio in più. "Dai il massimo y/n" l'unica frase positiva che ricordo da parte di mio padre. A che cosa è servito se alla fine non sono andata com...