Capitolo 11

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Luke camminava per le strade di Chicago con insistenza, ma non camminava con l'aria di una persona che camminava tranquillamente, camminava con l'aria di una persona che volesse addirittura far male al terreno che calpestava passo dopo passo. Era rimasto scioccato dalle parole di Calum di qualche giorno prima, era rimasto così scioccato che ora non aveva dubbi su ciò che provava: lui odiava Ashton, e la cosa non sarebbe cambiata facilmente. Se Luke odiava una persona, aveva poche proabilità di cambiare idea, l'odio verso Ashton - senza dubbio quello più forte mai provato - sarebbe durato per sempre.

Camminò fino a quando trovò davanti a se il cartello che indicava il college che frequentava. Diminuì il passo, camminando più lentamente. Era impaurito da quel luogo, e non solo dal posto ma anche dalle persone. Luke si domandava tantissime cose in quel periodo. Perché il preside aveva un'aria così maligna? Perché la professoressa Johnson difendeva solo i sedentari? Perché la professoressa Silver cercava di entrare così insistentemente nella sua vita? E soprattutto, chi era la ragazza della tela bianca?

Aveva troppe domande e nessuna risposta, era questa la causa principale dei suoi tormenti, delle sue notti insonni e dei suoi continui sbalzi d'amore con la gente.

Camminava a testa bassa, quando ad un certo punto cadde per terra e l'unica cosa che non poté fare a meno di vedere era la grande macchia marrone sulla sua t-shirt bianca. Sussultò in modo scorbutico, analizzando la figura che aveva totalmente rovesciato il cappuccino sulla sua maglietta. I capelli neri e lunghi le ricadevano lungo le spalle in modo spettinato, le gambe erano lunghe, magre e abbronzate. Luke non poté vedere di più, poiché era girata di spalle.

"Diamine, stai attenta la prossima volta." Rispose seccato, strofinando una mano contro il tessuto del suo indumento. Lei alzò lo sguardo e potè sentire lo sguardo agghiacciante di Luke sopra il suo. Con un'espressione dispiaciuta, fece un piccolo cenno.

"Mi dispiace, davvero. Come posso farmi perdonare?" Domandò la ragazza, cercando invano di interagire con Luke.

Lui era così, poteva anche far finta che gli importasse qualcosa, ma in fondo senza donne nella sua vita avrebbe vissuto meglio. Per questo si comportava come se le odiasse tutte, così sapeva con certezza che gli sarebbero state alla larga. E lui non avrebbe chiesto altro dalla vita.

"Andandotene e non facendoti più vedere dal sottoscritto." Sbottò Luke, cercando di alzarsi. Proprio mentre si stava sistemando i vestiti, come ad esempio la maglietta che gli si era alzata appena, sentì un'altra voce - decisamente più familiare - avvicinarsi a lui e alla ragazza sconosciuta.

"Evie, tesoro. Scusa se ti ho fatto aspettare, ma lo Starbucks era pieno e..." La ragazza si bloccò non appena vide Luke, anche se girato di spalle. Il biondo riconobbe la voce dell'amica di Ashton. La guardò malissimo e lei fece un sorrisetto sarcastico.

"Jen, conosci questo qui?" Domandò l'amica, afferrando la sua borsa da terra.

"Uhm, si." Affermò mordendosi il labbro. Luke incrociò le braccia al petto, annoiato e infastidito. "Evie, ti presento Luke Hemmings." Lo indicò schifata con un cenno. "Coso, ti presento Eveline, la mia migliore amica." Luke scoppiò a ridere.

"Oh, fantastico!" Esclamò, ancora più disgustato è infastidito. "Un motivo in più per andarmene." Sorrise sinceramente questa volta, ma la verità era che voleva solamente girare i tacchi per non rivedere mai più le due ragazze che stavano di fronte a lui.

"Evie, vai avanti senza di me. Devo fare quattro chiacchiere con questo." Lo indicò. Luke non aveva nessuna voglia di rimanere a parlare con lei, dopo come l'aveva descritta Calum la odiava ancora più di prima.

Luke poteva dimostrare molte cose al primo impatto. C'era chi diceva che fosse un bel ragazzo, e in effetti lo era. Capelli biondi, occhi azzurri, carnagione chiarissima, sguardo agghiacciante, piercing al labbro inferiore e un'incredibile aria da duro. C'erano delle ragazze che si infatuavano di Luke Hemmings, pur essendo veramente in un numero povero e misero. C'era chi diceva che fosse un bastardo solo perché aveva avuto una permanenza in carcere pari a due anni, e in effetti sarebbe anche potuta essere così, ma Luke non era mai come lo descrivevano. Se c'era una cosa - però - che tutti potevano sapere anche se non lo conoscevano bene, era che se Luke arrivava ad odiare qualcuno, l'odio non sarebbe regredito. Luke avrebbe sempre odiato quella persona. Nulla l'avrebbe fermato.

"No, senti. Veramente, non capisco il perché mi perseguiti. Preferisci chiamare Ashton per difenderti? Non ho paura di voi e della vostra classe sociale di pappemolli." Ridacchiò Luke schernendola, senza alcun timore o paura. Lei dilatò gli occhi, sorpresa di sentire questa frase uscire dalla bocca di - come lo considerava lei - uno sfigato come Luke Hemmings.

"Noi saremmo delle pappemolli, Hemmings?" Domandò sbigottita, fino a quando Luke non annuì, sicuro di se stesso. "Tu sei un pappamolle, perché credi veramente che questo fottuto mondo giri intorno a te. Dovresti calmarti, perché c'è gente che al mondo conta veramente molto più di te e di tutta la tua squadra di sfigati in camicia." Sputò fuori tutto d'un fiato. Luke sbuffò, scuotendo la testa.

"Non me ne frega proprio un cazzo." Disse, fregandosene di ciò che avrebbe detto successivamente la ragazza davanti a lui. "Se io sono uno sfigato, tu te ne fotti altamente della gente e nessuno è mai venuto a farti prediche, perché? Solo perché sei... Una sorta di vip del St. Andrew? Fammi capire. Perché sono così sfigato che mi sforzo di non capire." La ironizzò il ragazzo. Nessuno l'aveva mai fatto sentire così ridicolo con se stesso, nessuno.

"Sei così un tale ipocrita." Sbuffò lei, ma poi aprì gli occhi di più guardando Luke, quasi come se avesse avuto un'illuminazione. "Luke." Disse fermamente. Luke la guardò malissimo, rendendosi conto che l'aveva chiamato con il suo nome e non con il cognome. La guardò successivamente con uno sguardo interrogativo, chiedendosi come mai questa assunzione confidenziale improvvisa. "Ho avuto un'idea geniale." Gli si avvicinò pericolosamente, fino a quando Luke con la schiena non toccò il muro. "Tu vuoi dimostrare al mondo che non sei come ti giudicano, vero?" Luke annuì. "Mentre io invece voglio dimostrare al mondo che non sono così ipocrita come dici tu." Aguzzò lo sguardo.

"Non farti venire in mente strane idee, Martins. Qualunque cosa tu mi chiederai, sarà comunque un no." Disse ovvio, scrollando le spalle.

"Peccato." Disse con sguardo dispiaciuto. Per finta, ovviamente. "Ci saremmo potuti aiutare a vicenda." Si girò, raccogliendo la sua borsa. "Non dimenticarti di questa proposta, ti sarà utile, Hemmings." Lo guardò un'ultima volta. "Ciao ciao, sfigato."

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Allora, sorratemi veramente tanto perché non aggiorno questa storia con la stessa frequenza delle altre, ma sapete, le idee vanno e vengono.

Ora sono qua annoiata, penso proprio che andrò a guardarmi Adventure Time. Amo troppo quel cartone.

Mi sposo con Finn.

Finntastico 😍😍

Mi dileguo, hahaha

Vi lascio un kisso,

Ciauuuuz

- Giulia

Queen Without Crown [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora