Capitolo 17

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vi consiglio di ascoltare jet black heart mentre leggete questo capitolo, grazie prego ciao.

Si lisciò la gonna, il componente inferiore dell'uniforme degli alunni del St. Andrew. Camminava a passo irregolare. A volte accelerava, a volte sentiva di non potercela fare, e quindi rallentava. Lei era fatta così: insicura, incerta su tutto. Nessuno era al corrente del suo vero carattere, nessuno la conosceva realmente. Solo lei conosceva le sue debolezze e i suoi punti di forza. Voleva solo permettere al mondo di scoprirli un po' alla volta.

Jennifer Martins era sempre stata conosciuta come la ragazza più forte e tosta di tutto il liceo. Era classificata come la ragazza più popolare di tutto l'istituto da quando frequentava Ashton Irwin. Le voci su loro due cambiavano ogni volta che venivano messe in circolo. Un tempo si diceva che lui stava con lei per la ricchezza del signor Martins, altre volte alcune persone erano arrivate a dire che lei stava con lui solo per non rimanere in solitudine.

Ma non era vero niente: lei aveva qualcuno. Lei aveva Luke, un ragazzo un po' problematico e difficile da comprendere ma interessante. L'aveva colpita con i suoi occhi azzurri e il suo carattere stranamente coinvolgente. Era veramente interessata al biondo, e si rese conto in quel momento che quel patto era solo una scusa per poterlo conoscere adeguatamente. 

Quando il preside aprì la porta del suo ufficio davanti a lei, la mora portò le mani dietro la testa per stringere la lunga coda di cavallo che le arrivava fino al fondoschiena. Aveva dei lunghissimi capelli marroni, tutte le ragazze la invidiavano per questo. Luke si sedette accanto a lei, chiedendosi mentalmente il perchè non avesse mai visto qualcuno di più bello fino a quell'istante. In quel lasso di tempo sentiva qualcosa di forte per lei, e non si trattava soltanto di gratitudine, ne era certo.

"Dunque." Tossicchiò il preside Wayne, facendo molta attenzione a non utilizzare il suo tono sgarbato di sempre. "Immagino che lei abbia una buona motivazione per aver interrotto la partenza di uno dei nostri alunni più complicati, signorina Martins." Lei annuì, passandogli i fogli che aveva tenuto in mano fino a quel momento. Se ci fosse stata anche una sola speranza per fare in modo che Luke restasse, l'avrebbe colta al volo.

"Certamente, signor Wayne." Disse, con un tono determinato e sicuro. Luke si sentì come se fosse riuscito a vedere la forza e il coraggio scorrerle nelle vene. "Questi fogli sono stati scritti e approvati da lei, insieme alla ragazza della tela bianca. Può anche essere che per lei quella donna è solamente un vago ricordo, ma ciò non annulla gli accordi presi in passato." Il preside indugiò per qualche secondo, prima di indossare gli occhiali da vista e incominciare a leggere quel foglio che, a dirla tutta, parlava da sé. Andò dritto alla frase sottolineata dalla mora con un evidenziatore giallo sbiadito. 

"Patto di fratellanza, regola numero quarantadue: il college St. Andrew non è un istituto come tutti gli altri, bensì un posto che permette alle persone di raggiungere i propri sogni e le proprie speranze perse prima di entrarvi. E' severamente vietato obbligare un/una alunno/a - marchiato, sedentario o neutro che sia - ad andarsene contro la sua volontà, senza che lui/lei stesso/a abbia riacquistato fiducia nelle proprie capacità." Il preside rivolse uno sguardo arrabbiato a Jennifer, che se ne stava seduta, impaziente, con le gambe accavallate e un sorriso saccente in volto. "Signorina Martins, lei è una sedentaria, mi spiega cos'ha di così importante per lei la faccenda di Hemmings? Mi sembra che fino a qualche settimana fa non era rilevante la sua presenza per lei." Lei roteò gli occhi, in cerca di una risposta idonea. Si avvicinò al preside, poggiando i gomiti sulla scrivania. 

"Hemmings o non Hemmings, non smetterò mai di difendere l'onore di mia madre, pezzo di merda." Disse a denti stretti, e in quel momento l'espressione del preside cambiò radicalmente. Impallidì improvvisamente, e il suo sorrisetto malvagio svanì. Luke non riuscì a sentirla, era troppo preoccupato a pensare alla sua sorte. Jennifer, invece, non riusciva a smettere di pensare al fatto che lei era in quella scuola per merito di sua madre. Non avrebbe dovuto morire in quel modo, eppure era successo. Lei stava soltanto vendicando ciò che non era stato approvato quando era ancora in vita, niente di illecito. "Ha firmato lei stesso questo foglio, non sono per niente imbecille." Incrociò le braccia al petto, indignata.

Queen Without Crown [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora