Capitolo 20

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Luke Hemmings.

In vita mia non avevo mai partecipato ad una vera e propria gita scolastica, forse perché in riformatorio non mi era mai stato concesso.

Tutto a Grand Rapids sembrava illecito per il mondo, forse perfino respirare e godersi ciò che restava della propria vita.

Il college che stavo frequentando ultimamente, il St. Andrew, in confronto al riformatorio in cui ero stato rinchiuso per due anni, era un posto per santi.

Anche se in realtà, la vera apparenza del St. Andrew era come uno di quei cofanetti per donne con il fondo segreto. Non avevo ancora scoperto il lato cattivo di quel posto, ma ne ero impaurito e ne temevo le conseguenze.

Dal giorno in cui la signora Hudson - la mia assistente sociale - aveva cominciato a lottare duramente per concedermi gli arresti domiciliari, era iniziata la vera tortura per me. Ero solo un povero ragazzo di sedici anni, cosa potevo capire?

Tutto era così nuovo per me: non c'erano più i miei protettori, non c'erano più le persone che mi avevano cresciuto, ero solo. Com'ero sempre stato, d'altro canto.

"Coraggio ragazzi, siamo arrivati." Comunicò la signora Johnson, usufruendo del piccolo microfono dell'autobus. "Siamo finalmente giunti a destinazione." Non capivo il perché quella donna urlasse sempre così tanto.

Era un vizio che aveva con quelli come me, con i marchiati. Ormai avevo fatto l'abitudine, nonostante odiassi quel titolo.

Se fosse esistito un modo per liberarmi di quello stupido nomignolo affiliatomi da Ashton Irwin, non avrei esitato nemmeno un secondo per tornare il Luke di una volta.

Con molta calma, scendemmo tutti dal l'autobus sgangherato del St. Andrew. In lontananza, potevo già sentire lo scrosciare delle cascate del Niagara. Un vero spettacolo per l'udito. Mai in vita mia avevo percepito una tale sensazione di relax totale. In un certo senso, mi sentivo più leggero.

"Mi trasferirei qui, se solo potessi." Esclamò Calum, che improvvisamente comparve al mio fianco cercando di recuperare la sua valigia di pelle sgualcita.

Sorrisi: era un ragazzo di povere condizioni, l'avevo capito fin dal principio, quando vidi le sue scarpe rotte e i suoi jeans sbiaditi. Ma nonostante ciò, era una delle persone più oneste del mondo, uno degli amici più veri, uno di quelli che non si dimenticano facilmente nella vita.

"Hai ragione, é molto bello qui." Commentai il paesaggio.

Tutto intorno a me sembrava creare un universo parallelo con un'atmosfera assolutamente diversa, e il mio sguardo si spostò su tutti i miei compagni di classe fino al momento in cui atterrò su Jennifer.

Ripensai a ciò che c'era stato fra di noi, a tutti quei baci, al modo in cui mi trattava quando non era con Ashton e a ciò che pensavo io. Non sapevo se si trattasse di una sorta di inganno, per questo non mi fidavo ancora di lei.

La vidi recuperare la sua valigia rosa, mentre Ashton si posizionò accanto a lei, ladciandole un soffice bacio fra i capelli. Chissà come andrà a finire, pensai.

Vidi all'improvviso la professoressa Silver parlare con un giovane in giacca e cravatta dall'aria distinta per poi avvicinarsi a noi tutta contenta. "Ho appena parlato con il proprietario dell'hotel in cui alloggeremo, e ha detto che possiamo sistemarci anche subito." Calum ed io tirammo un sospiro di sollievo.

L'autobus del St. Andrew non era propriamente il mezzo di trasporto dei sogni di tutti. Era composto da sedili rotti e gomme da masticare. Calum e io non eravamo nemmeno riusciti a dormire, la stanchezza cominciava a farsi sentire ed entrambi percepivamo il bisogno estremo di schiacciare un pisolino.

Queen Without Crown [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora