Capitolo 1.

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Ludovica.

La suoneria del mio cellulare mi fa svegliare di soprassalto.
Apro gli occhi, ma la luce del sole mi infastidisce a tal punto da esser costretta a coprirmi il viso con il palmo della mano.
Mi lamento, cercando con il braccio libero di afferrare il mio telefono dal comodino,mentre tengo ancora gli occhi coperti.
Tasto con la mano la superfice del mobile accanto al mio letto, ed urto contro la bottiglia di acqua che ogni sera porto in camera con me.
E' un attimo..
Sento un rumore sordo di vetro che si riversa impazzito sul pavimento, ed apro di scatto gli occhi.

"Maledizione!"

Impreco a denti stretti, cercando goffamente di alzarmi a sedere sul materasso.
Quando torno tardi la notte, svegliarmi la mattina è sempre una grande impresa..
Guardo con la coda dell'occhio il disastro che ho combinato, notando la grande pozza d'acqua che ha inzuppato il mio tappeto peloso, e cerco di non cedere all'impulso di scoppiare a piangere per questo inzio di giornata travagliato.
Mi concentro sul cellulare che non smette di suonare.
Lo afferro e leggo sul display chi mi sta svegliando alle nove di una Domenica mattina fredda di Novembre.
Leggo il nome della mia migliore amica, e non posso far altro che sorridere.
Vanessa è l'unica persona in grado di farmi tornare il buon umore in ogni circostanza. Ci conosciamo dalle scuole medie, ed anche se le nostre strade si son divise per diversi anni, quando ci siamo rincontrate un anno fa, abbiamo capito che tra di noi le cose non erano cambiate.
Abbiamo capito, che nonostante le grandi difficoltà affrontate lungo il tragitto della nostra vita, in realtà, noi non eravamo cambiate.
Cerco di ridestarmi da tutti questi pensieri, e faccio scorrere il dito sullo schermo del mio cellulare.

"Pronto" piagnucolo, più che parlare.

"Ma dormi ancora, pigrona?"

La voce della mia amica è così squillante che sono costretta ad allontanare il cellulare dall'orecchio.

"Ma che ti urli" continuo a piagnucolare "certo che dormivo, siamo tornate meno di quattro ore fa a casa. Ma tu hai le Duracell?"

Vanessa scoppia a ridere e poi sospira rumorosamente dall'altro lato della cornetta.

"Ma no cretina, ho solo promesso a Riccardo che stamattina saremmo andate alla mostra fotografica di cui è PR, ricordi?"

Mi batto la mano sulla fronte, e mi spingo rovinosamente sul materasso chiudendo di nuovo gli occhi, cercando di escludere tutto il resto del mondo dalla mia vista.
Non mi va di uscire, ma Vanessa è così cotta di Riccardo che per lui farebbe di tutto. Ed io le voglio così bene, che invece, farei di tutto per lei.

"Ludo, ci sei? ti prego, non puoi lasciarmi andare da sola"

La sua voce è una preghiera appena sussurrata e mi fa sorridere, anche se cerco di mostrarmi scocciata per quella richiesta.

"E va bene. Ma mi sei debitrice!" urlo, sbuffando.

"Grazie sei la migliore amica che possa esister..." e prima che possa terminare la frase, riaggancio per mostrarle quanto sono scocciata.
Dopo appena un secondo il bip sonoro mi indica la presenza di un nuovo messaggio whatsapp che apro subito.

- Tra quaranta minuti da me. Ti voglio bene,sei la migliore.-

Quaranta minuti? Ma non riuscirò mai a prepararmi in così poco tempo. Questa volta Vanessa me la pagherà cara , penso, mentre poggio i piedi sul pavimento per alzarmi in fretta.
Un dolore lancinante mi fa urlare.
Una scheggia di vetro mi si è conficcata nel piede, ed il sangue comincia a colarmi lungo la pianta.
Facendo attenzione a dove poggio i piedi corro in bagno, disinfetto la ferita, applico alla meglio un cerotto e cerco di prepararmi con tutta la fretta di cui dispongo.

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