Capitolo 8.

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Mattia.

Restiamo immobili così per non so quanto tempo.
Avvinti in un abbraccio che sta parlando per noi.
Ludovica mi stringe un po' più forte e per far sentire che anche io sto provando delle sensazioni fuori da ogni logica, le accarezzo la base della schiena più e più volte.

"Ma tu eri diverso" sussurra Ludo.

Si stacca un po' dal nostro intreccio e mi guarda negli occhi.
Annuisco, semplicemente.
Due anni fa ero Mattia.
Oggi sono Mat.
Per tutti.
Ma a quanto pare, non per il mio angelo.

"Avevi i capelli più lunghi, eri molto più magro e portavi gli occhiali da vista" mi dice, chiudendo gli occhi, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.

Rimango piacevolmente colpito da quanti dettagli le siano rimasti ben in mente di quel ragazzo, che quella sera, era tutto tranne che attraente.
Quel ragazzo che quella sera, era lo spettro di sé stesso.

"Abbiamo tante cose da raccontarci, credo.." conclude Ludovica, staccandosi dal mio abbraccio definitivamente.

"Spero ne avremo modo. E soprattutto tempo".

Sorrido sincero, mentre lo dico.

"Tu se vuoi torna alla serata, io non ho voglia di restare. Faccio un giro a piedi e poi torno a casa".

La mia voce suona anche alle mie stesse orecchie stanca.
Ripercorrere tutti quei momenti con la mente, raccontare e parlare di avvenimenti, sentimenti e segreti, non è mai stato il mio forte.

-Ma sei stato bravo- mi complimento mentalmente con me stesso.

"Se non ti dispiace, vengo con te. Non sono proprio più dell'umore di tornare a bere e ballare".

China un po' la testa di lato, e sorride, soppesando le sue stesse parole.

-Mamma, quanto è bella- riesco solo a pensare.

"Ok,andiamo allora?"

Non me lo faccio ripetere due volte.

E premendo la mano sul fondo della sua schiena le faccio strada  lasciandola passare per prima.

Ludovica.

Cammino accanto al ragazzo che per due anni, non ha dimenticato il mio viso.
Che non ha dimenticato il gesto fatto per lui...
E la cosa mi provoca una strana morsa allo stomaco.

-La morsa allo stomaco te la provocano quei muscoli e quel sorriso perfetto, altro che ricordi -

La mia vocina interiore stasera mi da il tormento e scuoto la testa come per allontanarla.

"Vorrei tanto entrare nel tuo mondo in questo momento. Ogni tanto ti ci perdi".

La voce di Mattia è un sussurro e quando mi giro a guardarlo gli faccio una linguaccia e faccio segno di no con le dita.

"Non ti conviene" rispondo, ridendo di me stessa.

Continuiamo a camminare l'uno accanto all'altro, ma i nostri corpi dopo quell'abbraccio, non si sono più sfiorati.

"Devo restituirti il giubbotto".

Dico la prima cosa che mi viene in mente, per alleggerire la tensione che si è creata.

"Ed io la tua foto".

"Uno ad uno, palla al centro quindi?" dico, divertita.

"Si. Ma forse, io sono in testa.. La tua foto vale di più" e dicendolo, Mattia mi fa l'occhiolino ed io per poco non svengo per quanto è bello.

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