Capitolo 44.

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Mattia.

Travis si è finalmente addormentato. Ne approfitto per correre in doccia dato che sono già in ritardo all'incontro con Walker.

Do un'ultima occhiata a mio figlio che dorme beato nella sua culletta, e mi dirigo in bagno.

Sono tentato di lasciare la porta aperta per sentire se Travis inizia a piangere, ma non sono abituato a restare nudo con la porta del bagno spalancata.

-Mi ci dovrò abituare, ma non oggi che sono già teso per l'incontro con Walker e con....Ludovica-

Quando la mia mente nomina, silenziosa, quel nome, un fremito mi percorre la schiena, ma lo ignoro beatamente come sta facendo lei da giorni con me, ormai.

Non ho alcuna intenzione di fare un passo verso quella ragazza che invece di passi ne ha fatti così tanti ultimamente ma... non nella mia direzione.
Non nella direzione di Travis.

S

ono così amareggiato che mi costringo da giorni a non pensare a lei. A far finta non sia mai esistita.

Ho incolpato per anni Celine del suo abbandono.
L'ho detestata con tutto me stesso e le ho addossato le colpe delle mie più grandi sofferenze.
Ad oggi, però, conosco il motivo del suo allontanarsi da me.
Ancora non lo condivido, ma almeno un motivo reale esiste.

E quel motivo reale, dorme nella culletta appena acquistata, qui in casa mia.
E' mio figlio.

Ma Ludovica, che motivo ha avuto per lasciarmi in piena notte, dopo aver fatto l'amore in quel modo così...totalizzante?

La paura non è una giustificazione. Non in questo caso.
Proprio lei che mi ha tanto giudicato quando ho avuto paura di esser diventato padre da un giorno all'altro.

No, non posso comprenderla questa volta.
Non posso giustificarla.

Lavo i capelli sotto il getto di acqua bollente, sperando che lo stesso getto riesca a lavar via anche tutti i pensieri.

Mentre chiudo il rubinetto, mi sembra di sentire il lamento di Travis.

Esco dalla doccia, mi avvolgo un telo attorno al corpo ancora grondante di acqua, e cerco di asciugare i piedi alla meglio per correre ad aprire la porta per accertarmi che tutto vada bene e per far sentire al mio piccolo che sono qui con lui.

"Travis il papà è qui..arrivo subito" urlo dal bagno, aspettando di sentire la sua vocina come risposta.

Non sento niente, se non una grande folata di vento gelido proveniente dal salone.

-Ma io ho chiuso tutte le finestre- penso, incapace di capire da dove possa provenire quel freddo.

Tampono alla meglio il mio corpo, indosso i boxer e le ciabatte da casa e mi avvio veloce verso la culletta del mio bambino.

Resto pietrificato.

La culla è completamente vuota.

Poggio una mano al suo interno, e scopro che è ancora bollente per aver ospitato per ore il corpo di Travis.

"Travis"

Urlo il suo nome, mentre una paura cieca monta dentro di me.

Non può essere sceso da solo dalla culla, è troppo piccolo, e la culla è troppo alta.

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