Ludovica.
Il taxi ci scorta fin fuori l'ospedale nel quale è ricoverato Mattia.
Non ho mai guardato fuori dal finestrino.
Ho scelto di non farlo.
Non voglio ricordare il mio primo sguardo su New York pieno di tensione e di preoccupazione.Quando l'autista ci avverte che siamo arrivati, non aspetto un secondo in più e mi precipito fuori dal veicolo.
Lascerò pagare i miei amici, poi farò i conti con loro più tardi.La hall dell'ospedale è enorme. Niente a che fare con quelle di Napoli, penso, mentre cerco di capire quale sia il reparto e la camera giusta dove finalmente potrò incontrare il mio fidanzato.
"Seconda porta a destra".
L'accento americano mi fa sorridere, ma non ci bado molto.
Devo trovare Mattia.
Subito.Quando apro la porta della camera che l'infermiera mi ha indicato, un corpo muscoloso è disteso nel centro di un grande letto.
Lo riconosco all'istante.Mattia sta dormendo.
Il suo viso sembra sereno, ed il suo respiro è regolare.
Sembrerebbe essere tutto al suo posto, se non fosse per quell'enorme cerotto attaccato alla sua testa.
In quel punto non ha più i capelli.
Gli è li avranno rasati per capire l'entità della ferita che aveva e per cucirgli i punti.Una lacrima solitaria scende dai miei occhi.
Deve essere stato doloroso.
Ed ha affrontato tutto da solo, lontano dalla sua realtà.Raggiungo il suo letto, ma non voglio svegliarlo. Mi siedo sulla poltrona accanto a lui e gli accarezzo il braccio.
Porto la sua mano alle mie labbra e sul suo polso sento ancora un leggero profumo.Quel profumo, che prima ancora di lui, mi ha fatto perdere la testa.
E' più lieve rispetto agli altri giorni, ma è incredibile come, nonostante sia in questo letto di ospedale da oltre quarantotto ore, la sua pelle sappia sempre di buono.
La mia bocca, in completa autonomia, schiocca un bacio sul dorso della sua mano chiusa.
Basta quel tocco per fargli aprire gli occhi.Quando i nostri sguardi si intrecciano leggo nei suoi occhi la sorpresa di vedermi lì, accanto a lui.
"Il mio angelo mi ha ascoltato allora" sussurra, sorridendomi.
Confusa da quella frase, lo fisso in silenzio.
"Mia nonna. Le avevo chiesto di averti qui con me" mi spiega, senza che io chieda di più.
Mi alzo di scatto dalla poltrona su cui sono seduta, e mi accomodo sul letto.
Abbasso la testa in direzione del suo viso e lo bacio."Sono qui. Mi hai fatta preoccupare davvero tanto" gli dico, mentre la tensione nella mia voce è udibile.
"Vieni qui" mi dice Mattia, trascinandomi più vicino a lui.
Mi ritrovo stesa accanto a lui.
Il mio corpo, completamente, rivolto verso il suo, le mie mani sul suo viso, i miei occhi nei suoi.
"Mi sono spaventato sai? Essere in un paese completamente diverso dal tuo, in un ospedale, è un'esperienza che non mi aspettavo di vivere. E poi, mi sentivo così impotente..." conclude.
Gli do un bacio leggero sulla bocca, per tranquillizzarlo.
"Mi sentivo impotente perchè ero così preoccupato per te. Non volevo farti sentire abbandonata.
Non di nuovo.
Lo so che non conosco nulla della tua vita, ma chi è stato lasciato solo al mondo come me, quelli soli al mondo li riconosce subito.
E so che tu sei una di quelle.
E non volevo farti rivivere quell'emozione orribile. Non volevo, scusa".
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Una foto per ritrovarti
RomancePuò una fotografia scatenare una serie di eventi che ti cambieranno la vita per sempre? Ne sa qualcosa Ludovica, giornalista ventisettenne, che un giorno trova il suo viso stampato in formato gigante durante una mostra di un misterioso artista. Chi...