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Entrò in caserma e incontrò Bernice che dava acqua all'unica pianta che era rimasta in vita.
"Ciao Bernie."
"Ciao fiorellino, come stai?"
Heavenly le rivolse uno sguardo strano.
"Bene?"
Bernie alzò gli occhi al cielo e ripose la bottiglia nel carrello.
"Fiorellino mi è stato detto che ieri non ti sei sentita bene. Pare che tu abbia dato di stomaco."
In quel posto avevano la brutta abitudine di raccontare i fatti di tutti a tutti.
"Sto bene Bernie e credo che qualcuno dovrebbe imparare a farsi i fatti suoi."
Bernice scosse la testa e le fece cenno di seguirla.
"Bambina, quando si entra a fare parte di un gruppo di lavoro devi sapere che questo diventa la tua famiglia. Quindi è abbastanza normale che tutti si preoccupino di te e..."
"Buongiorno Bernie, Davidson..."
"Capitano."
"Giorno Logan. Fiorellino non è che sei incinta?"
Logan si bloccò sui suoi passi.
Bernie scrutava Heavenly con le mani sui fianchi.
Heavenly aveva la bocca aperta e gli occhi spalancati.
Jack si affacciò dalla sala monitor.
Mentre Crypto, Spock e Rambo uscirono tutti e tre dalla mensa.
"Chi ti ha messo la pagnotta in forno Morgana?"
Jack guardava Logan e la sua postura impalata.
Sembravano tutti in attesa che Heavenly rispondesse a Bernice.
"Ehi gente che fate tutti qui? Sembrate in attesa. È successo qualcosa che io non so?"
L'arrivo di K2 spezzò quel momento di surreale suspense che si era creato.
Logan proseguì nel suo ufficio, Rambo addentò una ciambella, Spock e Crypto non trovavano interessante la cosa e se ne tornarono in mensa.
"Io sto benissimo. Non sono incinta. Non ho malattie strane. Non sono strana. E qualcuno può iniziare a farsi i fatti suoi in questa caserma?"
Heavenly marciò oltre Bernice e andò stizzita nel blocco armadietti per cambiarsi.
"Maledizione!"
Sbatté la borsa sulla panchina e si passò le mani nei lunghi capelli.
Nell'aria aleggiava un profumo che permeava l'ambiente, come se era stato usato da poco.
Un profumo che lei sapeva più che bene a chi apparteneva.
Annusarlo le servì a calmare i nervi.
Si cambiò velocemente e andò da Jack a dargli il cambio.
La giornata passò in modo lento e noioso. Nessuna chiamata d'emergenza.
Nessun colpo di testa da parte dei ragazzi sempre in giro a fare scorribande.
Niente di niente.
Una noia mortale, Heavenly rischiava di addormentarsi davanti ai monitor.
Andò alla macchinetta per prendersi un caffè e si incontrò con Logan.
"Davidson."
"Capitano."
Tra loro era sempre così.
Logan la fissò a lungo mentre lei trafficava con gli spicci e spingeva i bottoni per prendere un caffè.
Era affascinato da lei.
Voleva chiederle tante cose.
Ma non voleva spaventarla.
La sera prima era stato a cena da sua madre e lei attenta come era da sempre aveva notato che lui aveva la testa per aria.
"Logan hai già messo il sale. Che fai?"
Aveva guardato la saliera e l'aveva lasciata sul tavolo.
Sotto lo sguardo attento di sua madre aveva abbozzato un sorriso.
"Ok, chi è?"
Lui si era limitato a fare lo gnorri, si era stretto nelle spalle e aveva bofonchiato una scusa.
"Non capisco che vuoi dire."
Sua madre gli rivolse un occhiata sorniona.
"Logan ti ricordo che ancora non sono rimbambita e che a cinquantotto anni non mi prendi in giro. Hai la testa per aria e il tuo sorriso da ebete mi fa capire che i tuoi pensieri sono rivolti a una donna e non certo al lavoro. Quindi ti chiedo di nuovo, chi è?"
A quel punto era del tutto inutile continuare a fare finta di nulla.
"È il nuovo paramedico della caserma. È bellissima e non so, ha quel modo di fare che....hai presente quando qualcuno ha un passato pesante da portarsi dietro?"
Sua madre lo aveva guardato a lungo.
Entrambi sapevano cosa significava.
"Logan nella vita ognuno ha il suo bagaglio. Devi imparare a conoscerla e vedere se è quella giusta. Da come ti brillano gli occhi quando parli di lei mi sembra che per te potrebbe anche avere un passato da serial killer. Quindi ti dico solo una cosa. Sii sempre obiettivo e dai una seconda possibilità."
"Mamma non la conosco ancora. Mi piace. Ha quegli occhi che...non so spiegarti. Sono così azzurri che mi ci potrei tuffare dentro, hanno un colore così particolare che non ho mai visto. Quando la guardo negli occhi mi sento calmo, anche se sembra che dentro ci sia tanta sofferenza. Non so come spiegartelo."
Si era sempre confidato con sua madre.
Aveva un rapporto madre figlio che andava oltre il normale.
Sua madre non si era mai risposata, ne tantomeno legata a qualcuno.
Era rimasta fedele alla memoria di suo padre nonostante fosse ancora nel fiore degli anni.
"Me lo hai spiegato chiaramente. Hai trovato il posto per le tue nuvole tesoro."
Ora ripensando alle parole di sua madre dovette convincersi che aveva ragione.
Effettivamente i suoi occhi grigi sembravano fatti apposta per completare gli occhi di Heavenly.
Si schiarì la gola e mentre stava per chiederle se le andava di prendere un hot dog insieme alla tavola calda di fronte le squillò il cellulare.
"Pronto? Ciao Peter, si. Va bene. Stasera passo. A dopo."
Questa chiamata mise fine al loro scambio di sguardi.
Heavenly tornò ai monitor e lui tornò in ufficio.
Il giorno dopo Heavenly aveva la giornata libera perché doveva fare il turno di notte così ne approfittò per andare al cimitero a portare dei fiori sulla tomba di Stan.
Il capitano aveva il medesimo cognome,ma come aveva scoperto anni prima il cognome Whife era parecchio noto a Tampa.
Mise i fiori sulla lapide e accarezzò la foto.
"Salutami mamma e papà Stan."
Ogni volta che andava al cimitero tornava a casa di cattivo umore.
Andò a fare un po' di spesa e verso le sette anche se era presto prese una pizza e andò a lavoro.
"Ehi è profumo di pizza quello che sento?"
K2 si avvicinò alla scatola e ne prese un pezzo.
"Fai pure, tranquillo è solo la mia cena quella."
"Bhe non ho mai conosciuto una donna che riesce a mangiare per intero una pizza quindi te ne posso togliere anche un altro pezzo."
"Dipende dal tipo di donna con cui esci. Io ti posso assicurare che se mi porti a mangiare pizza o panini non divido con nessuno. Quindi piantala di mangiarti la mia pizza!"
Andò a cambiarsi e trovò Logan che infilava la maglietta.
Aveva delle spalle larghe, possenti, i tricipiti grossi e allenati. Il suo profumo le faceva venire voglia di avvicinarsi e toccarlo per sentire la sua pelle calda come profumava.
"Davidson."
Logan restò affascinato dallo sguardo a tratti famelico con cui lei lo guardava.
"Capitano."
Ma il tono freddo che gli rivolse lo fece desistere dallo sbatterla al muro e baciarla fino a sentirla sciogliersi tra le sue braccia.
Quando Logan lasciò lo spogliatoio Heavenly tornò a respirare.
"Merda che figura,mancava che gli sbavassi addosso. Datti una regolata Heavy. Non è il primo uomo che vedi!"
Si cambiò e uscì anche lei dagli spogliatoi raggiungendo il centralino.
Era il primo turno di notte che faceva con Logan e si sentiva impacciata e nervosa.
Logan dal canto suo se ne stava a ciondolare per tutta la caserma.
Voleva parlarle, ma di cosa?
Erano mesi che lavorava con loro e di lei sapevano solo che aveva ventiquattro anni, che si chiamava Heavenly Davidson e che non era molto incline a parlare di sé.
Quindi cosa poteva chiederle, come era il tempo?
"Andiamo Logan, non è la prima donna con cui hai a che fare!"
La raggiunse nella stanza del centralino dove lei era intenta a guardare le foto che erano appese sulle pareti.
"Davidson.... Heavenly pare sia una nottata noiosa. Vuoi un caffè?"
Heavenly si era girata a guardarlo.
Era la seconda volta che la chiamava per nome e sentirlo pronunciare da lui le metteva addosso una strana agitazione e le faceva venire la pelle d'oca.
"Già niente movimento. Vada per il caffè."
Logan restò a guardarla per un po' finché lei non fece qualche passo verso la poltrona dove era stata seduta fino a poco prima.
Si riscosse e dandosi del ragazzino alle prime armi andò a prendere il caffè.
Quando tornò con i bicchieri di caffè Heavenly si era alzata di nuovo e passeggiava nella stanza.
È solo un caffè si ripeteva mentalmente, nulla di cui doversi preoccupare.
Se non fosse per quella strana agitazione che lui le metteva addosso.
"Nero con poco zucchero giusto?"
Annuì avvicinandosi piano.
Presero a guardarsi negli occhi come due ebeti e nessuno dei due si rese conto di chi avesse fatto la prima mossa.
Ma le loro labbra erano incollate e le mani si cercavano con bramosia, come due che erano stati a lungo lontani l'uno dall'altro.
Gesti frenetici e pieni di ardente desiderio, un fuoco divampato in pochi secondi che avvolgeva i loro corpi denudati alla meglio.
Intrecciati, avviluppati in una sorta di danza passionale ed erotica rimasero stesi sulla scrivania ansimanti e increduli su ciò che era appena accaduto.

Erano due settimane che evitava Logan come la peste, d'altronde come poteva guardarlo negli occhi dopo che avevano fatto sesso nella stanza del centralino, su una scrivania, con i vestiti ancora addosso e la fottuta consapevolezza che le era piaciuto.
"Ho bisogno di fare delle sedute!"
Erano giorni ormai che rimuginava sul fare quella chiamata e quando sentì un sospiro rassegnato dall'altra parte del telefono si rese conto che era tornata indietro.
"Quando sei libera?"
Annuì più volte seduta nella sua jeep come se Peter potesse vederla.
"Anche adesso."
"Vieni,ti aspetto. Pranziamo insieme e poi parliamo."
Chiuse la chiamata senza salutare, mise in moto e uscì dal parcheggio.
Logan e Jack la osservavano dall'autorimessa.
"Ancora non vi parlate"
"Di cosa dovremmo parlare?"
Jack gli rivolse uno sguardo scocciato.
"Logan da quanto lei è arrivata qui non ti riconosco più. Sul serio? Andiamo te la sei scopata come un animale e ora vieni a dirmi che non hai niente da dirle?"
Logan sbatté un pugno contro la parete.
Da quando glielo aveva confermato, perché a Jack era bastato uno sguardo il mattino dopo per capire cosa era successo, gli stava addosso come un segugio.
"È stato l'istinto di quella sera va bene? Cosa posso dirle se quando sono uscito da lei si è scostata ed è corsa in bagno? Ho considerato chiuso l'argomento così come ha fatto lei."
Jack allargò le mani come se era semplice trovare un altra soluzione.
"L'istinto un cazzo! Sono mesi che la divori con lo sguardo, ora che sai che in qualche modo, contorto direi, lei ci sta tu che fai? Ti nascondi? Sul serio Logan ti sei fottuto il cervello!"
"Non lo so ok? Con lei è diverso, lei è diversa. Non ti so dire se mi ha fottuto il cervello. So solo che vorrei di più."
Jack lo guardò a lungo.
"Non era una supposizione. Tu sei completamente andato per lei e ancora non te ne rendi conto."
Lo lasciò a rimuginare su quello che gli aveva appena detto .
Sul serio si era innamorato di lei?
In così poco tempo?

"Perché non gli parli?"
Peter se ne stava seduto sulla poltrona con le gambe accavallate, una tazza di caffè in mano e le pantofole ai piedi.
Le sedute con lui non erano mai state quelle tipiche di uno psicoterapeuta.
Lei d'altro canto al lettino aveva sempre preferito la panca sotto la finestra.
Guardare fuori, il vento come spostava le foglie era meglio che dover guardare i quadri appesi nel salone.
"Cosa gli dovrei dire?"
"Ci hai fatto l'amore Heavenly."
Scosse la testa.
"Sesso Peter, era solo sesso."
Peter poggiò la tazza sul tavolino e intrecciò le mani in grembo.
"Ok. Lasciamo perdere Logan. Parlami dell'altro problema che ti affligge."
Era più di un ora ormai che avevano iniziato la seduta, ma non contava il tempo.
Quanto le domande scomode che Peter le faceva.
"Che vuoi che ti dica? Non avevo preventivato che potesse succedere, insomma, a lezione abbiamo visto ferite, corpi sezionati, ma non mi è mai successo di vomitare."
Peter sciolse le mani e le poggiò sui braccioli battendo un tempo lento.
"Ok Heavy, sarà perché li rivedi?"
Diritto, secco, affilato.
Una freccia che sferza l'aria e in un istante si conficca nel bersaglio.
Cominciò a sentire caldo, l'aria le mancava e aveva difficoltà a respirare.
Si alzò di scatto e raggiunse la porta.
"Devo andare si è fatto tardi."
Peter restò solo.
Heavenly aveva l'abitudine di fuggire davanti alle domande scomode, negli anni aveva imparato a conoscerla fin troppo bene.
Si ricordava ancora la prima volta che l'aveva vista, era seduta al centro del letto dell'ospedale e guardava fuori dalla finestra con gli occhi vuoti.
Era così piccola eppure così grande.
"Non vedrò più la mia mamma vero?"
Queste erano state le prime parole che gli aveva detto, poi per giorni non aveva detto neanche una sillaba.
Aveva dovuto spronarla a parlare, le aveva raccontato del perché avesse scelto di fare lo psicologo, di quando aveva iniziato a lavorare, di quando erano nati i suoi figli, finché un giorno lei gli aveva posto una domanda.
"Resteranno sempre nella mia testa vero?"

Tienimi nel tuo cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora