12º

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Peter era stato categorico o parlava con lui o non serviva a nulla continuare a fare le sedute
Ma era passata già una settimana e la storia si ripeteva.
Lei seduta sulla panca sotto la finestra a guardare fuori e Peter seduto in poltrona con le gambe accavallate e il suo fedele gilet blu.
E in fondo cosa poteva dirgli che già non sapesse?
Che Logan la odiava?
Che in caserma cercavano tutti di comportarsi in modo da non mostrarle pena?
Che ancora una volta, l'ennesima, la vita le aveva dimostrato che per lei non c'era il lieto fine?
Aveva dovuto fare un raschiamento, perché il feto era marcito, così aveva detto la dottoressa.
Non era ancora andata a ritirare il referto con l'esito dell'esame che avevano fatto.
Alla fine non aveva neanche tanta importanza.
Non le interessavano le probabili cause, ne da quanto era finito tutto.
"Heavy, tenerti tutto dentro non ti aiuterà. Riesci a dormire la notte?"
Dormire? Erano anni che non dormiva un sonno profondo e completo.
Appena due, massimo tre ore a notte.
Ma non glielo avrebbe detto, anche se Peter non era stupido.
Sapeva bene che avendola cresciuta Peter era a conoscenza del fatto che avesse gli incubi e soprattutto del fatto che lei non aveva mai preso una singola compressa di quelle che le prescriveva.
"Si dormo."
"Quanto?"
Strinse le spalle.
"Abbastanza per affrontare la giornata."
Peter si alzò e la raggiunse.
Si sedette accanto a lei e prese a guardare fuori.
"Non ho mai capito perché guardi fuori durante le nostre sedute."
"Perché il tempo scorre."
Peter annuì.
"Tesoro il tempo scorre anche dentro.'
Heavenly scosse la testa.
"Non per me. Il mio tempo ha smesso di scorrere diciassette anni fa in quell'appartamento. Non ho più niente da allora, non ho più una famiglia, una vita, la tranquillità. Non ho ricordi. Non ho una tomba dove piangere. Non ho lacrime."
Aveva perso la famiglia, aveva perso forse l'unica persona per cui era riuscita a provare un sentimento e aveva perso suo figlio.
Non aveva niente.
"Heavy bambina mia, tu non hai colpe. Se quel giorno ti sei salvata vuol dire che il tuo destino era già scritto. Non dovevi morire quel giorno. Sicuramente è scritto che avrai un compagno con cui litigare e fare pace, degli amici con cui condividere le giornate, dei figli e forse dei nipoti che ti faranno venire i capelli bianchi. La tua famiglia adesso siamo noi, non sarò il tuo padre biologico ma per me non conta nulla. Sei mia figlia e sono sicuro che Delia è d'accordo con me. Ha insistito tanto quel giorno per portarti qui a casa. Michael e Clarisse non saranno stati questo grande modello di fratelli accoglienti ma a modo loro ti vogliono bene. Devi guardare avanti piccola mia, il passato è passato e deve rimanere tale. Non devi dimenticare, ma convivere."
"È quello che cerco di fare."
Peter scosse la testa.
"Non è vero. Tu sopravvivi, affronti un giorno dopo l'altro con inerzia, porti avanti la tua vita in stato di totale indolenza. Aspettando, mi duole dirlo,  quasi la morte. Solo perché le sei sfuggita quella notte non vuol dire che lei ti cerchi. Vivi Heavy. Due settimane fa le tue guance erano rosate e i tuoi occhi brillavano, ora sei ritornata apatica. Mi sei rimasta solo tu e chiamami pure egoista ma non voglio assolutamente perderti."
Anche lei ne era consapevole.
Ma non era affatto facile andare avanti.
Non capiva cosa in realtà si aspettava la vita stessa da lei, aveva studiato duramente per arrivare a diventare un paramedico. Si era quasi imposta nella caserma di Tampa, la stessa in cui aveva lavorato Stan.
C'erano altre stazioni sparse in tutta la Florida ma lei era rimasta a Tampa, ancorata a un passato che chiunque avrebbe deposto nel dimenticatoio.
Ma per lei era impossibile.
Quella notte nessuno aveva capito cosa era realmente successo.
Erano tutti a dormire, quando aveva sentito le urla di suo padre si era svegliata e scesa dal divano dove dormiva, era corsa nella cameretta per prendere Mister Choco il suo fedele orsacchiotto.
Si era accucciata in un angolo e aveva atteso che la sua mamma andasse a prenderla.
Ma lei non era mai arrivata.
Le fiamme erano alte, gli scatoloni che erano nella stanza avevano preso fuoco e di lì a poco le tende e i pochi giochi che aveva.
Quando era entrato Stan la culla stava iniziando a bruciare.
Aveva atteso tanto un lettino nuovo, la sua mamma le aveva promesso che presto sarebbe arrivato e nella culla ci avrebbe messo un fratellino.
Spesso negli anni si era chiesta se sua madre quando era morta bruciata viva fosse incinta.
Alla fine su un palazzo di otto appartamenti si era salvata solo lei, avendo in dono una targa commemorativa come segno di cordoglio dal governatore e un monumento innalzato al posto del palazzo per ricordare le vittime.
La stazione di Tampa l'aveva vista come un nuovo inizio e così aveva cercato di mostrarsi più loquace e più solare.
Si era fatta nuovi amici e si era pure innamorata.
Logan era tutto quello che aveva sempre cercato, in lui vedeva forza, determinazione, ma anche bontà d'animo e dolcezza.
Ma ovviamente non sempre una rosa si mostra solo per la sua corolla vellutata e profumata, ti presenta anche la sua difesa, le spine.
"Devo andare, tra poco inizia il mio turno."
"Heavy sei stanca, perché non ti fai sostituire?"
Ma lei si era già alzata e aveva infilato il giubbotto, considerava chiusa sia la seduta che la conversazione.
"Ciao Peter ci vediamo domani."
Diede un bacio sulla guancia incavata all'uomo che da tanto tempo si preoccupava per lei e se ne andò.

Tienimi nel tuo cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora