"Ehi lo vuoi un caffè?"
Jack si era affacciato alla porta dell'ufficio di Logan con l'aria assonnata e annoiata.
Logan però non gli prestò ascolto, era troppo soggiogato da quello che stava leggendo.
"Logan?"
Jack iniziò a spazientirsi.
"Logan cazzo! Mi ascolti o no?"
Logan alzò gli occhi sul suo amico e lo guardò spaesato.
"Che ti prende? Che stai leggendo?"
"Il curriculum di Davidson."
Jack si incuriosì.
"Wow informazioni succulente? Ha rubato le caramelle al minimarket? O è passata con il rosso?"
Vedendo il suo migliore amico un po' strano la buttò sull'ironico.
Ma Logan non colse l'ironia.
Era allucinante.
Heavenly Davidson era la stessa bambina per cui suo padre aveva perso la vita.
Aveva passato diciassette lunghi anni a odiarla, ad avere tanto di quel livore verso quella bambina che ora credeva in uno scherzo di cattivo gusto da parte della vita.
Da quando aveva messo piede nella stazione di Tampa gli era sempre sembrata come da proteggere.
Nonostante dimostrasse di essere forte e immune a tutto e tutti.
In realtà lui ci aveva visto tanta fragilità, tanto bisogno di trovare qualcuno con cui portare il grosso bagaglio che si trascinava dietro.
Per anni aveva cercato quella bambina.
Sua madre più volte gli aveva detto di andare avanti, ma per lui era stato impossibile.
Suo padre era morto per portarla in salvo e lui nella sua testa aveva maturato l'intento di farla sentire in colpa.
Ora scoprire che era lì sotto al suo naso da mesi e che ci aveva persino fatto sesso lo mandava in bestia.
Perché la vita si divertiva a metterli così in difficoltà?
Aveva perso suo padre quando aveva più bisogno di lui, quando doveva chiedergli come riconoscere la donna della sua vita, quando doveva insegnargli come cambiare una ruota, quando doveva spiegargli i rudimenti del sesso.
Suo padre era stato il suo punto fermo per quindici anni, era affascinato dai suoi racconti in caserma e aveva sempre detto che ne avrebbe seguito le orme. Poi però per salvare lei, lui aveva dovuto rinunciare a tutto.
"È lei!"
Jack gli rivolse un occhiata perplessa, non capiva di chi stesse parlando.
"Amico devi identificare altrimenti non capisco."
Logan ingoiò il boccone amaro.
"Heavenly è la bambina per cui mio padre è morto!"
Jack era allibito.
Si lasciò cadere sulla sedia e fissò Logan scioccato.
"Assurdo. L'hai cercata per anni e lei è qui sotto al tuo naso. Cosa vuoi fare adesso?"
Logan strinse le spalle.
"Non posso mandarla via è impiegata dello stato."
"Logan non fare stronzate. Lei non ha colpe te lo ripeto da anni. Anche tu avresti fatto la stessa cosa che fece tuo padre a tempo. È stato il fato, il destino, te la puoi prendere con chi vuoi ma non con lei."
Logan strinse la bocca e sbatté un pugno sulla scrivania davanti a lui.
"A me serve un capo espiatorio e lei è sopravvissuta a mio padre!"
Jack alzò gli occhi al cielo.
"Che cazzo stai dicendo? Ma ti senti quando parli? Capo espiatorio? Credi che sia stata lei a dire a tuo padre: 'Ehi Stan non lasciarmi tra le fiamme portami fuori'. Quanto poteva avere cinque o sei anni? Credi davvero che in quel frangente lei stesse pensando a uscire da lì e non invece a quanto fosse rovente l'aria?"
Jack avrebbe continuato se non fosse stato per il telefono del centralino che stava suonando.
Logan restò da solo a rimuginare sulle parole di Jack, poteva dire quello che voleva, per lui non cambiava nulla.
Heavenly era rimasta, suo padre no.
Lei era colpevole.
"C'è un emergenza sulla Lindel ave, ho già allertato i ragazzi."
Logan scattò in piedi.
"Hai chiamato anche lei!"
"Tu che dici? Ovvio che l'ho chiamata. C'è bisogno di un paramedico. Muoviti Logan e lascia il privato fuori."Stava sudando freddo, il volante sembrava scivolarle dalle mani, e voleva già vomitare.
Quando Jack le aveva detto dove recarsi le si era gelato il sangue nelle vene.
In diciassette anni aveva sempre evitato Lindel ave.
Ora doveva andarci per forza e aveva bisogno di molto, tanto coraggio.
Coraggio che in quel momento sembrava l'avesse abbandonata.
E per una strana ironia della sorte il negozio in fiamme era proprio di fronte al monumento eretto al posto del palazzo dove abitava lei.
Quando scese dalla jeep le gambe non la reggevano, dovette aggrapparsi allo sportello per non cadere.
Evitò di guardare il monumento e si diresse in mezzo alla gente riversa in strada.
"Davidson, per il momento c'è solo un ferito. Stiamo cercando di domare le fiamme e di proteggere le case accanto. A quanto pare è doloso. Non sappiamo se dentro c'è qualcun altro, speriamo di no."
Raggiunse il ferito che Jack le aveva indicato come un automa, sentiva tutto ovattato e continuava a sudare nonostante non facesse caldo.
"Sono grave? Sto per morire? Non volevo che il fuoco si spandesse così. Volevo solo che l'assicurazione...."
L'uomo doveva avere non più di cinquant'anni, aveva capelli radi e una pancia prominente. Continuava a parlare con lei ma lei non stava sentendo una singola parola.
Gli medicò la bruciatura dopo averla lavata con fisiologica e gli disse di non muoversi perché doveva parlare con il capitano e con la polizia.
"Davidson!"
Il richiamo secco di Logan la fece girare lentamente, ma anziché guardare lui gli occhi andarono al monumento che rappresentava la tragedia in cui lei aveva perso tutto.
Il conato di vomito sopraggiunse all'improvviso e fece appena in tempo a raggiungere il vicolo accanto al negozio in fiamme.
Vomitò anche l'anima e si lasciò cadere piano a terra scivolando contro il muro.
Logan la osservava da lontano.
Da una parte voleva scuoterla e gettarle addosso tutta la sua rabbia, dall'altro c'era una forza che lo spingeva ad andare a prenderla tra le braccia per consolarla e cercare di capire perché aveva ogni volta quella reazione.
"Ehi Logan noi abbiamo finito. Sul retro abbiamo trovato un corpo. Ormai è carne secca, devi venire tu insieme a lei per constatarne il decesso."
"Se vuoi andare tu a chiamarla vai pure. Io entro da solo."
Jack lo guardò stizzito.
"Ti ho detto di tenere vita privata e lavoro separati non fare il coglione e valla a chiamare!"
"Jack piantala di farmi la morale. Sono io qui il capitano. Se vuoi che venga a constatare la morte chiamala altrimenti per me può rimanere a gettare l'anima in quel vicolo!"
Detto questo voltò le spalle al suo amico e entrò in quel che rimaneva del negozio, cenere, bruciature e nero ovunque e così si sentiva lui.
Al rientro in caserma Heavenly corse nei bagni per sciacquarsi il viso, si sentiva puzza di acido addosso.
Si guardò allo specchio, era pallida, aveva le occhiaie e non si sentiva tanto bene.
"Davidson!"
La voce imperiosa di Logan che la chiamava le fece accapponare la pelle.
Lo raggiunse in ufficio e lo osservò per un attimo prima di manifestare la sua presenza.
Era rigido.
Ma emanava forza, sicurezza e protezione. Cose di cui lei aveva bisogno.
"Capitano."
Logan si girò a guardarla e i suoi occhi grigi come un cielo che promette un diluvio la misero in agitazione.
"Heavenly Davidson, ventiquattro anni, laurea in scienze infermieristiche con il massimo dei voti. Con la propensione al vomito ogni volta che le capita un ferito grave. C'è qualcosa che mi sfugge. Parli tu o devo parlare io?"
Heavenly ingoiò un boccone amaro.
Cosa poteva dirgli?
Poteva essere che era stato il suo stato a farla vomitare, ma non si sentiva di metterlo al corrente, almeno non ancora.
"Io...."
"Tu cosa? È da quando sei uscita la prima volta che vomiti forse hai un problema con le persone che tiriamo fuori dagli incendi, oppure hai un problema con il sangue. Anzi no. Te lo dico io qual è il tuo problema. I corpi bruciati sono il tuo problema!"
Le mancava l'aria, iniziava a vedere sfocato e voleva vomitare di nuovo.
Focalizzò il suo sguardo su un punto definito della stanza e usò le tecniche di respiro che le aveva insegnato Peter.
Logan era arrabbiato e il fatto che lei continuava a non rispondere lo mandava in bestia.
"Allora? Sto aspettando una risposta!"
Stava gridando e vedere sobbalzare Heavenly lo fece sentire una merda ma non gli importava.
"Lo sai qual è la cosa che mi fa arrabbiare di più? E che ti ho odiata per così tanti anni che ora ritrovarti qui davanti a me....."
Heavenly lo guardò stupita.
"Perché mai avresti dovuto odiarmi per tanti a....oh mio dio..."
Logan Whife.
Era il figlio di Stan.
"Tu sei suo figlio...."
Lo aveva detto a voce così bassa che temeva che Logan non l'aveva neanche sentita.
"Già. Sono suo figlio. Stan Whife, l'eroe che ha portato in salvo l'unica bambina che è rimasta illesa dal rogo della palazzina di Lindel ave si è spento a soli quarantacinque anni. La comunità piange un grande uomo. Il nostro cordoglio va alla moglie e al giovane figlio. Per giorni questa frase l'ho sentita così tante volte che mi è entrata in testa e non se n'è più andata. E ora tu sei qui, viva mentre lui...."
A Heavenly veniva da piangere ma non ci riusciva.
"Potrei dirti mi dispiace ma questo non riporterebbe tuo padre in vita. Per anni ho sperato che si potesse riportare il tempo indietro. Avrei detto a Stan che volevo restare in quell'inferno. Ma non è possibile."
Logan la fissò senza guardarla davvero.
"Non so che farmene del tuo dispiacere. Mio padre è morto per salvarti la vita!"
A quel punto Heavenly si infuriò.
Lui non aveva idea di cosa avesse passato lei.
"Bhe mi dispiace ma solo questo posso dirti. Avrei voluto che Stan non entrasse nella cameretta. Perché da allora tutte le notti sogno il suo viso gentile e i suoi occhi verdi ,che mi dice di chiudere gli occhi e che mi porterà fuori. Vuoi sapere perché ho un problema con i corpi bruciati? Perché contrariamente a quanto mi disse tuo padre io aprii gli occhi e vorrei tanto non averlo mai fatto. Perché loro erano lì, con la carne viva esposta ad altre fiamme, con gli occhi spalancati, irriconoscibili e scorticati dal fuoco. Ho visto la morte negli occhi dei miei genitori. E ogni volta io li rivedo nei corpi che mi giungono da medicare. Vuoi che ti dica che ogni giorno lo ringrazio per avermi salvato? Bhe non lo faccio. Perché per salvare me ci ha rimesso la sua vita. Tuo padre è morto per salvarmi la vita ma io non gli ho chiesto di farlo. Mi odi? Bene. Aggiungerò anche il tuo nome nella lista di tutti quelli che mi odiano. Vuoi farmi sentire in colpa? Va bene anche questo, fai pure ma mettiti in fila e comportati da uomo rispettandola. Perché ci sono già io che mi sento in colpa da diciassette anni e non hai il diritto di prendere il mio posto. Inoltre tu quanto meno hai una tomba su cui andare a piangere io non ho neanche quella!"
Uscì dall'ufficio sbattendo la porta e andò a sedersi ai monitor sotto lo sguardo allibito di K2 che di sicuro aveva sentito tutto.
Era stanca.
Si portava dietro diciassette anni di senso di colpa, di abbandono, di incompatibilità con i figli di Peter, di non accettazione.
Aveva sopravvissuto come meglio aveva potuto, cercando all'inizio di essere importante per qualcuno, e poi di diventare quasi invisibile agli occhi di tutti.
Fissò gli occhi sui monitor e rimase lì fino alla fine del turno. Dopo prese le sue cose e quasi fuggì dalla caserma.
"Non ti sembra di aver esagerato? Cazzo Logan ti avevo detto le questioni private lontano dal lavoro. Tutti hanno sentito. C'era proprio bisogno di gridarle contro a quel modo?"
"Non farmi la paternale, non eri tu quello contrario alla sua assunzione qui? Cos'è hai improvvisamente cambiato idea?"
Jack sbatté un pugno sul muro.
"Cristo Logan quando ti comporti così ti picchierei fino a farti rinsavire. Non ero d'accordo perché temevo portasse scompiglio ma lei si è sempre comportata in modo dignitoso. Cosa che non posso dire di te. Ti rendi conto che l'hai praticamente obbligata a rivivere quella notte?"
"Io ho perso mio padre a seguito di quella notte!"
"È lei ci ha perso entrambi i genitori mi pare che ci abbia rimesso più lei! Ma a te non importa vero? Perché tu cerchi solo qualcuno a cui dare la colpa. Ti sei mai chiesto se lei negli anni ha avuto una vita facile? Che ne sai? Di solito gli orfani vengono dati in affidamento. Ecco perché è così schiva, sorride poco e ha negli occhi un ombra. Ora dimmi, ti senti più soddisfatto?"
Jack se ne andò sbattendo la porta e lasciandolo solo a ripensare a tutto quello che Heavenly gli aveva detto.
Era sommersa da diciassette anni di sensi di colpa.
Ok poteva anche capirla ma in quel momento lui sentiva solo il suo dolore.
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Tienimi nel tuo cielo
ChickLitHeavenly ha fatto una promessa alla tenera età di sette anni, quando la vita dovrebbe darti tutto e farti vivere nella spensieratezza. Ha promesso all'uomo che ha rischiato la vita per lei che un giorno sarebbe diventata coraggiosa e forte come lui...