Capitolo 1

585 17 0
                                    

Un'altra, interminabile, giornata di scuola è finita. Se dovevo sentire quel professore odioso blaterale ancora, avrei ucciso qualcuno. Appena la campanella ha suonato ho tirato un sospiro di sollievo, metto tutto il materiale nello zaino e mi trascino verso l'uscita affamata da morire perché, come mio solito, ho dimenticato il bento e non funziona più la tattica degli occhi dolci per scroccarne un po' ai mie compagni.
Alzo lo sguardo verso il cancellone e vedo dall'altra parte mio padre ed Hitoka che mi saluta saltellando.
"Che ci fanno tutti e due qui?"
Aumento un po' il passo e li raggiungo con un'aria interrogativa in viso.

«Ciao papi.»

Sorrido lievemente e saluto papà con un bacio sulla guancia per portare la mia attenzione su la mia bionda amica.

«Ciao gioia.»

La saluto con un abbraccio veloce che ricambia con molto più entusiasmo di quanto mi aspettassi.
Di solito sono molto più vispa, ma la fame mi sta uccidendo.

«Tieni tesoro, mangia qualcosa che stai morendo.»
Esordisce mio padre porgendomi un sacchetto di plastica del negozio con all'interno due tramezzini con prosciutto e salsa rosa e una bottiglietta di succo alla pesca.
«Grazie.»

Sorrido prendendo il tutto con l'acquolina in bocca.
Mentre libero un tramezzino dall'involucro di plastica, la voce della mia amica attira l'attenzione.

«Hai da fare oggi pomeriggio?»

Mi domanda con un'aria strana ed io mi limito a mimare un "no" con la testa avendo la bocca occupata da un boccone.

«Benissimo! Perché vogliamo portarti in un posto.»

Ingoio il tutto ed alzo un sopracciglio confusa.

«E che posto è...?»
Porto lo sguardo verso mio padre che alza le mani giustificandosi.
«Io ho accettato perché, in fondo, non è così orribile come idea.»
"Dovevo capirlo prima che c'era puzza di fregatura..."
«Vieni, saliamo in macchina.»

Anche se riluttante vengo letteralmente trascinata e spinta all'interno della macchina. Mi sistemo nei sedili posteriori col sacchetto tra le mani, sbuffo ed attendo che anche mio padre si metta alla guida.
Sono inquieta, tutto questo mistero mi rende così, è raro che Hitoka venga a prendermi a scuola; accompagnata da mio padre per giunta!
"Vogliono portarmi in un posto speciale... non è che papà si è portato dietro Hitoka in modo da imbambolarmi e portarmi a tagliare i capelli? Nah! Non è così subdolo!"
Sospiro e riprendo a mangiare il tramezzino mentre guardo la strada cambiare fuori dal finestrino. Faccio questa strada tutti i giorni per andare e venire dalla scuola, alla fine dell'incrocio c'è casa mia. Drizzo la schiena e mi rendo conto che stiamo facendo un tratto di strada che conosco.

«Dove stiamo andando?»

Interrogo mio padre alzando un sopracciglio.

«Te l'ho detto tesoro, in un posto particolare.»

Stappo la bottiglia di succo e bevo un sorso di esso. Appena finisco, mi asciugo le labbra e sospiro.

«Stiamo andando al Karasuno, vero?»
Poso lo sguardo su mio padre ed Hitoka e posso notare dalle loro espressioni che ho fatto centro.
«Uffi!» piagnucola la mia amica sconsolata. «Come hai fatto a capirlo? Così non è più una sorpresa!»
"Almeno il mio dubbio iniziale non era realtà."
«L'ho dedotto guardando la strada.» mi stringo nelle spalle. «E poi ho detto già varie volte che non ho voglia di fare amicizia con quel branco di matti!»
Aggiungo incrociando le braccia in segno di protesta.
«"Quel branco di matti" come li chiami tu, sono dei ragazzi davvero speciali. Ti farà bene conoscerli, te lo dico da papà e non perché sono il loro allenatore.»
«Quindi tu ti fideresti a lasciarmi uscire con loro?»
«Se, e sottolineo se, uscite in amicizia sì.»
Assurdo. Per anni non mi ha lasciato uscire con nessuno continuando a dirmi i lati negativi dei ragazzi, a mettermi in guardia su di loro e sulle loro intenzioni, dubitando anche sugli unici due amici maschi che ho, ed ora dal nulla, i suoi corvi sono diventati affidabili? Certo che è proprio strano.
Sbuffo contrariata.
«Se tu mi avessi lasciata andare al Nekoma, come ti ho chiesto più volte, in questo momento starei ridendo e scherzando con Testuro e Kema.» commento acida.
«Te l'ho già spiegato più volte principessa, è troppo lontana ed hai un cognome da rispettare.»
«Se la mettiamo così sarei dovuta andare al Karasuno ma, spoiler, non ci vado.»
«Ho preferito non mandarti lì per il rapporto che ho con tuo nonno, lo sai bene.»
«Secondo me vuoi presentarmi ai tuoi "alunni" perché sono tutti cessi e sei sicuro che non possa nascere nulla.»
«È un'ipotesi allettante, ma non è questo il motivo. Semplicemente potrebbero essere il tuo gruppo di amici più vicino che hai, mi fido abbastanza di loro per poterteli presentare ed anche loro hanno chiesto più volte la tua presenza.»

Il tempo di finire entrambe i tramezzini e raggiungiamo il Karasuno. Scendo dall'auto spinta dall'entusiasmo di Hitoka e vengo accompagnata, attraversando tutto il giardino, verso la palestra di pallavolo.
Già da fuori si può sentire lo squittio delle scarpe da ginnastica che strusciano contro il pavimento, il tuono delle schiacciate ed il rimbombo della palla che cade forte a terra.
Hitoka si avvicina a me e rimaniamo di pochi passi dietro a mio padre che entra per primo.

«Non essere così cinica, magari trovi qualcuno che ti piace.»

Scherza facendomi l'occhiolino e causandomi una risatina sarcastica.

«Certo, come no.»
«Ci sono Asahi e Yamaguci che sono molto carini. Però anche Kei lo è se non facesse sempre il broncio o anche Shoyo ha un viso simpatico e dolce!»

Le porte del club si spalancano rivelando tutti i componenti della squadra che si trovano all'interno. Anche se poco nascosta dalla spalla di papà posso osservare parte di palestra dove si trovano tre ragazzi che sono decisamente più alti e possenti di quanto credevo.
Dopo che mio padre ed Hitoka sono entrati io rimango all'uscio aspettando che mi presenti.

«Buongiorno ragazzi.»

Esclama attirando l'attenzione su di sé.

«Buongiorno coach!»

La palestra riecheggia in risposta al saluto di mio padre lasciandomi la curiosità di vedere chi sono tutti i componenti di questa fatidica squadra di pallavolo.

«Oggi qui con noi, ed a grande richiesta, c'è una personale la quale sono sicuro eravate curiosi di conoscere; mia figlia.»

Mi tolgo frettolosamente le scarpe, entro in palestra scalza e sento tutti i loro sguardi curiosi e sorpresi su di me.
"Che imbarazzo..." mordicchio il mio labbro inferiore ma cerco di non farmi intimidire dalla loro presenza.

«Ciao a tutti, io mio nome è Yumi Ukai. È un piacere conoscervi, papà mi parla spesso di voi.»

Sorrido recuperando il mio solito tono tranquillo e velatamente disinteressato. Torno con l'attenzione su mio padre che mi sorride fiero.

«Yumi, lascia che te li presenti uno ad uno: Daichi Sawamura, capitano della squadra col numero 1 sulla maglietta, Asahi Azumane, asso e numero 3, Ryunosuke Tanaka, schiacciatore e numero 5, Tobio Kageyama, alzatore col numero 9, Shoyo Hinata, infallibile esca col numero 10, Kei Tsukishima, centrale e numero 11, Yu Nishinoya, il nostro libero e col numero 4, Tadashi Yamaguci, pinch server della squadra che porta il numero 12, ed infine, ma non per importanza, Koshi Sugawara alzatore titolare che porta il numero 2.»

Mano a mano che vengono chiamati, i ragazzi fanno un passo avanti ed piccolo un inchino ed, improvvisamente, i miei occhi vengono come folgorati da due piccoli oceani color blu notte. Per alcuni attimi sento il mio respiro farsi pesante.
Mi sento come se il mondo abbia smesso di girare, come se il tempo si sia fermato e ci fossimo solo io e questo misterioso ragazzo con di sottofondo il mio cuore che batte come un tamburo.
Ma, improvvisamente, qualcuno interrompe quel momento idilliaco come se fossi stata in una bolla di sapone e mi ritrovo sulla Terra frastornata.

«È un piacere fare la tua conoscenza! Io sono Shoyo anche se credo tu lo abbia capito!»
Esclama saltellante un ragazzo dai capelli simili ad una arancia.
«Sono felice anche io di conoscervi.» sibilo sorpresa dalla sua energia.
«Tu giochi a pallavolo? Se sì, in che ruolo sei? In che scuola vai? Di che anno sei? Io sono del primo.»
Come fa ad essere così energico? Non gli si scaricano mai le batterie?
«Hinata, vacci piano con le domande o la spaventi.»
Lo ammonisce teneramente un ragazzo dai capelli grigi, lui è Sugawara se non sbaglio.

Chiama il mio nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora