I mesi passano, i ragazzi non smettono nemmeno per un giorno di allenarsi e fare amichevoli, i miei compagni di classe non hanno intenzione di calmarsi e la pazienza di tutti i genitori si sta esaurendo, compresa la mia e quella dei miei compagni tranquilli.
Il fraintendimento con Kei si è appianato, fortunatamente, siamo riusciti a fare pace davanti ad un bubble tea e tutto è tornato come prima. Sono riuscita ad integrarmi con loro alla perfezione ed i miei dubbi, stanno lentamente diventando realtà.
Hitoka mi ha fatto notare che, ultimamente, io e Tobio siamo diventati quasi come culo e camicia ed a me non è che dispiaccia, anzi. Io e lui spesso e volentieri ci troviamo bene in compagnia, è molto scherzoso anche se non si direbbe alla prima impressione, cerca di rendermi partecipe delle attività che fa al club e mi deve un enorme favore dopo che ho aiutato lui e Shoyo per degli esami importanti. Oltre a quello, Hitoka mi ha fatto notare che mi guarda con uno sguardo particolare anche se, per me è lo stesso sguardo che ha sempre.
È il comportamento che ho io quando sto con lui che mi preoccupa. Se stiamo particolarmente vicini il mio cuore batte all'impazzata, divento maldestra senza nemmeno volerlo, mi incanto a guardarlo negli occhi e va a finire che spiccico quattro parole sconclusionate con il risultato di farlo sorridere. Quel disarmante sorriso che mi riserva in rare occasioni.
Quando è in mezzo alla mischia si comporta come il Tobio che conoscono tutti, ma quando rimaniamo soli sembra addirittura gentile con me, riesce a sorridere senza assomigliare al gemello disperso di "IT", se ho freddo cerca di scaldarmi col contatto fisico magari tenendomi le mani o strofinando le mani sulle braccia.
È tutto strano ed io mi sento strana.
Papà fortunatamente è cieco e non si è accorto di questa vicinanza tra noi due, c'è un'altra persona però che ci vede benissimo e non sembra contento di tutto ciò.
Kei Tsukishima.
Non so se mi crede stupida ma certe volte è inevitabile notare lo sguardo di fuoco che lancia a Tobio quando mi sta particolarmente vicino. Tadashi mi ha confessato che anche secondo lui Kei si sta comportando in modo strano ma come cerca di toccare quel tasto cambia discorso in tutti i modi o si chiude a riccio e fa scena muta. Non me la sento di farlo sembrare un'investigatore, così l'ho rassicurato e gli ho detto di lasciarlo stare tranquillo.
Nei giorni successivi le mie sensazioni sono aumentate ed il mio cuore è incontrollabile, così ho provato a confrontarmi in privato con Kiyoko ed Hitoka.
L'idea è stata utile ed imbarazzante al tempo stesso; non sono abituata a parlare dei miei sentimenti verso un ragazzo anche perché è capitato sporadiche volte e con papà l'argomento è un tabù da evitare a tutti i costi. Alla fine abbiamo raggiunto la conclusione che sembro avere una cotta per Tobio e che la cosa sembra addirittura ricambiata. Non so se prendere per veritiera l'ultima affermazione, ma per mancanza di ulteriori prove, mi devo accontentare.
Anche perché lui non ha mai detto: "Mi piaci" o frasi simili che possano far intendere ciò che prova quando stiamo a stretto contatto, quindi è difficile da capire. Non è un ragazzo che si esprime molto a parole ed a differenza di quando sta in campo, non sembra aver bisogno di un mio feedback per capire come procedere; forse perché i miei segnali sono palesi e lui magari ha già capito.
A quanto pare i miei sentimenti sembrano ovvi mentre i suoi sono imperscrutabili ma è inutile lambiccarsi il cervello per nulla.
"Perché il mondo maschile è così complesso?" penso incrociando le braccia ed, improvvisamente, una voce femminile attira la mia attenzione.
«Yumi?»
Sbatto ripetutamente le ciglia come se fossi stata catapultata sulla Terra senza preavviso.
«S-sì...?»
Farfuglio cercando la persona che mi ha appena chiamata.
Il mio sguardo corre veloce e trovo la mia interlocutrice, ovvero Kiyoko.
Mi alzo in fretta dalla panchina su cui mi trovo e la raggiungo.
«Dimmi, hai bisogno di una mano?»
«Potresti chiudere tu la palestra e lasciare le chiavi nel mio armadietto dello spogliatoio?»
"Wait, what?"
«Io ho delle faccende da sbrigare a casa che non mi permettono di stare qui a lungo, ho già chiesto ai ragazzi ma la maggior parte di loro è già andata a casa oppure sono impegnati e non ce la fanno. Ti dispiacerebbe farlo tu?»
«O-oh... ecco...»
"Non faccio nemmeno parte del club e si fidano così tanto di me da affidarmi le chiavi?"
«Be'... ecco... i-io non faccio ne-nemmeno parte del club...»
«Lo so ma è una questione di emergenza, potresti farlo?»
«Non saprei che fare...»
«Devi solo controllare che la palestra sia immacolata, chiudi a chiave, ti avvicini alla stanza femminile del club, dove ci cambiamo io ed Hitoka hai presente?»
«Sì, che è vicina a quella maschile.»
«Esatto. Entri, c'è un armadietto con sopra il mio nome, puoi tranquillamente lasciare lì la chiave ed andrò a recuperarla domani mattina.»
"In fondo siamo amiche, sarei una amica terribile se mi rifiutassi di aiutarla proprio ora che ha bisogno di me!"
Sorrido ed annuisco decisa mettendo le mani sui fianchi.
«Puoi contare su di me, ci penso io a chiudere la palestra.»
«Davvero?»
«Certo!»
Le propongo un sorriso sincero. Per poco non si commuove e ricambia la mia gentilezza con uno degli abbracci più caldi e pieni di gratitudine che abbia mai ricevuto.
«Ti ringrazio tanto Yumi, ti devo un favore!»
«Ma figurati Kyoko.» minimizzo. «Per così poco...»
«Per te può sembrare poco ma per me è un grande favore.»
Mi sorride e noto che le sue guance sono colorate di un rosa molto vivace.
Prende con dolcezza la mia mano destra, la volta portando il palmo verso l'alto, posa sopra di esso le chiavi della palestra per poi chiudermi il palmo.
«Potrai chiedermi tutto ciò che vuoi, ti devo un enorme favore.»
«Davvero, non c'è bisogno.»
Ridacchio leggermente imbarazzata ed abbassando lo sguardo.
«Sei un'amica speciale, non dimenticarlo mai.»
Mi da un veloce bacio sulla fronte prima di uscire di fretta dalla palestra, la saluto con un cenno della mano e sento il viso andarmi letteralmente a fuoco. Saluto distrattamente anche Yu, Shoyo e Ryunosuke che stanno uscendo dalla palestra.
Sospiro ed osservo la palestra completamente vuota.
"Che tristezza, sono rimasta sola... certo che quando si è da soli questa palestra sembra quasi inquietante."
«Cosa manca da mettere a posto? Il cesto dei palloni e le borracce d'acqua andranno svuotate e messe nella scatola. Mmmh... nulla di che allora.»
Sollevo le maniche della felpa che indosso e percorro tutto il perimetro della palestra recuperando le ultime palle rimaste, le raggruppo tutte nel cesto per poi spingerlo nello sgabuzzino.
Mi avvicino alle panchine per raccogliere tutte le borracce vuote e le inserisco ordinatamente all'interno della scatola.
«Posso darti una mano?»
Caccio un urletto acuto e sobbalzo sopraffatta dalla paura e dalla sorpresa.
"Ma perché le persone mi devono raggiungere da dietro le spalle?"
Giro il corpo verso la voce e faccio profondo sospiro di sollievo nel vedere il proprietario di essa.
«Porca miseria Shoyo, mi hai spaventata...»
Poso la mano sul petto dove si trova il cuore che sta battendo in preda allo spavento appena preso.
«Oh, mi dispiace! Mi dispiace davvero tanto! Non volevo spaventarti!»
Si affretta a dire facendo svariati inchini in segno di scuse.
«Va bene, per questa volta ti perdono, ma cerca di non venirmi troppo alle spalle o prenderò un altro infarto.»
Sdrammatizzo con un sorriso per non farlo sentire in colpa.
«Comunque come mai sei tornato dentro? Non eri uscito dalla palestra con i senpai?»
«Ti ho vista ancora qui e mi sono chiesto se avevi bisogno di una mano.»
Replica con un tono quasi da bambino che mi fa sorridere.
«Non è nulla di che, Kiyoko mi ha chiesto se potevo chiudere la palestra visto che lei e gli altri non potevano farlo.»
«Oh, capisco! È un compito molto importante!»
«Già. Comunque non c'è bisogno che ti preoccupi Shoyo, ho quasi finito.»
«Sei sicura?»
«Certamente.» sorrido a trentadue denti. «Devo solo portare all'interno questa scatola e poi dovrò chiudere, puoi tranquillamente andare a cambiarti.»
«Sei sicura?»
«Sicurissima.»
«Va bene, mi fido allora.»
Sorride e si incammina verso l'uscita.
«Ci vediamo domani pomeriggio qui?»
«Come sempre, ciao Shoyo!»
«A domani Yumi!»
Lo saluto con la mano mentre lo vedo sparire verso l'orizzonte.
"Su, riprendiamo il lavoro e torniamo dritte dritte al negozio da nonna."
Mi abbasso recuperando la scatola da terra, la tengo stretta alzandomi e mi dirigo nello sgabuzzino per poi poggiarla su un ripiano dello scaffale.
«Ecco fatto.»
Mormoro tra me e me e chiudo la porta dello sgabuzzino. Spolvero con le mani i vestiti mentre mi avvicino alle porte della palestra pronta a chiuderla ma un braccio mi blocca la strada confinandomi contro un muro. Mi blocco sentendomi il fiato mancarmi per alcuni secondi e sbuffo seccata.
«Shoyo, non è divertente.»
Finisco di sistemarmi i vestiti ma la voce che risponde alla mia affermazione mi fa saltare un battito del cuore.
«Io non sono quel nanetto.»
"Per la miseriaccia!"
Alzo lentamente lo sguardo seguendo il braccio e realizzo che non si tratta di Shoyo ma di Kei Tsukishima.
Il mio respiro si fa piano piano più pesante e corto, come se mi mancasse l'ossigeno, il cuore batte come i tamburi che suona Saeko, dentro lo stomaco mi sembra di sentire le farfalle volare e le mie gambe sono diventate della stessa consistenza della gelatina.
STAI LEGGENDO
Chiama il mio nome
Fanfiction[Kei x OC] Yumi Ukai è la figlia adottiva di Keishin Ukai dai lunghi capelli bruni ed i grandi occhi castani. I suoi genitori e lui erano amici da tanti anni ma sono morti a causa di un incidente stradale quando la piccola aveva solamente otto anni...