Non avrei mai immaginato che il tempo scorresse così lentamente!
Le opzioni sono due: il professore legge con una lentezza impressionante o sono io che non vedo l'ora di uscire. Sono entrambe opzioni valide ma credo di dover dare più credito alla seconda. Già.
"Andiamo campanella, suona! Mancano quattro minuti!"
Finalmente la campanella maledetta suona ed io mi catapulto fuori dalla scuola per raggiungere il bar più vicino e cambiarmi i vestiti. Non è carino raggiungerli con la divisa di un'altra scuola, per questo ho messo nella borsa un maglioncino color nocciola, pantaloni a palazzo bianchi e Converse bianche basse ai piedi.
Entro nel bar e chiedo per il bagno. Mi rifugio in fretta all'interno e tolgo i vestiti dalla borsa per poi posare tutto a terra, svestirmi ed indossare i vestiti puliti. Metto in un sacchetto di plastica le scarpe che ho usato in classe, chiudo la borsa e sguscio fuori ringraziando la ragazza dietro al bancone. Controllo l'ora, ho dieci minuti per arrivare lì in tempo, se continuo con questa velocità arrivo senza problemi.
Dopo aver attraversato la strada, la suoneria del mio cellulare attira la mia attenzione.
«Pronto?»
Rispondo senza controllare chi mi chiama.
«Ehi Yumi, sono Hitoka.»
La sua voce squillante è come una ventata d'aria fresca che mi incita ad aumentare il passo.
«Ehi! Come mai mi hai chiamata? C'è qualche emergenza?»
«In verità sì...»
«Che è successo?»
«Kiyoko oggi non è potuta venire perché non si è sentita bene ed io sono rimasta da sola...»
«Okay... e quindi?»
«Potresti farmi da assistente manager?»
«DA CHE?!»
«Tranquilla, non devi fare nulla di che! Devi solo fare le stesse cose che hai fatto ieri e Tobio ti presterà la sua felpa.»
«C'è un problema però... non credo che sembrerò convincente.»
«E perché?»
«Perché non ho indosso la divisa della scuola, mi sono appena cambiata con dei vestiti più comodi, e sarebbe strano vedermi con solo la felpa della scuola e poi, non saremmo corretti se dicono che io sono della vostra scuola.»
La sento sospirare abbattuta dall'altra parte del telefono.
«Dai, non abbatterti, cercherò comunque di darti una mano.»
«Davvero? Grazie! Grazie!»
Esclama e riattacca senza darmi né il tempo né la possibilità di rispondere. Sorrido scuotendo il capo ed aumento il passo.
In tempo record raggiungo la scuola, attraverso nuovamente il cortile e vado dritta dritta in palestra trovando, fortunatamente, la porta aperta. Prima di entrare mi sfilo le scarpe.
«Buon pomeriggio a tutti!»
Esordisco. Appena ho l'attenzione di tutti su di me inizio a sentirmi un tantino a disagio. Riesco a percepire lo sguardo di papà che mi sta fulminando.
La sua voce colma di dissenso mi provoca un brivido lungo tutta la spina dorsale.
«Ti sembra l'abbigliamento da usare in palestra?»
Deglutisco velocemente, faccio un profondo respiro e mi volto verso la bestia dai capelli biondi.
«Che c'è papà? Non sapevo che dovevo fare la sostituta manager.»
«Non è per quello che sono poco contento e poi non è necessario che tu resti in campo insieme ad Hitoka.»
«Ah no?» mormoro sorpresa. «Allora per cosa lo sei?»
Lo sguardo fulminante di papà attraversa la palestra facendo drizzare tutti sull'attenti.
«Sono arrabbiato del fatto che tutti i presenti non riescano a toglierti gli occhi di dosso.»
Volto confusa lo sguardo verso i ragazzi e noto che spostano lo sguardo dall'altra parte. Tutto questo entusiasmo solo per un maglione ed un pantalone? Sarà anche papà che fraintende il loro atteggiamento, in fondo, entra sempre in "modalità protezione" quando si tratta di me.
Cerco di fare contatto visivo con tutti ma evitano di incrociare i miei occhi, tranne due di loro che sembrano mangiarmi con lo sguardo facendomi arrossire.
«Va be', ho messo solo un maglione e dei pantaloni. Non c'è bisogno di scaldarsi così tanto!»
Minimizzo alzando gli occhi al cielo e rimettendomi le scarpe.
«Quando arriva il Nekoma?»
Domando entusiasta ed una voce attira la mia attenzione per quanto mi ammalia.
«Sembri particolarmente emozionata di vederli. C'è un motivo preciso?»
"Wow... Tobio ha una voce davvero sensuale..."
«E-emh... in verità sì.»
Mi affretto a dire meravigliata, sorrido furbescamente e scrollo le spalle.
«Ma sarà una sorpresa il motivo!»
Mi avvicino a Hitoka, poso la borsa accanto la panchina dove staranno papà ed il professore e la aiuto nel riempire tutte le borracce e nel recuperare il maggior numero di asciugamani da distribuire successivamente.
«Come mai sei così contenta? Se è un segreto a me puoi dirlo, non lo rivelerò a nessuno.»
Sorrido quasi compiaciuta della curiosità che ho suscitato e mi avvicino a lei in modo che gli altri non ci sentano.
«Sono così contenta solamente perché nella loro squadra di pallavolo ci sono due ragazzi che sono miei amici. Da quando papà mi ha adottata io mi sono trasferita da Tokyo a Miyagi e con questi miei amici ci vediamo solamente in videochiamata e sono davvero felice di poterli vedere dal vivo dopo quasi sette anni.»
«Davvero? Aaawww, è una cosa dolcissima!» esclama addolcita. «Ma loro lo sanno che sarai qui?»
Mimo un "no" col capo senza abbandonare il sorriso.
«Sarà una sorpresa un po' per tutti diciamo.»
Finiamo le nostre mansioni e non appena sento dei passi entrare in palestra corro a nascondermi sul balconcino che percorre tutta la palestra in modo che non possano vedermi e rovinare la sorpresa.
Mi affaccio di poco e posso vedere chiaramente questa schiera di ragazzi vestiti di rosso vivo farsi strada nella palestra.
"Lui si riconosce subito, alto com'è, è impossibile non vederlo." mi sporgo di poco per vedere anche il mio altro amico e sorrido. "Eccolo lì! È proprio una bella sensazione rivederli. Non vedo l'ora che la partita finisca così che posso salutarli."
Sono rimasta ad assistere all'amichevole rannicchiata contro il balconcino in modo da non perdere nemmeno un passaggio e rischiando anche di essere sgamata un paio di volte visto che la palestra è piccolina.
Vedere una partita di pallavolo dal vivo è completamente diverso da vederle in TV, si possono vedere meglio i passaggi, seguire più giocatori di seguito piuttosto che vedere uno zoom su un giocatore in particolare anche se, per me, si muovono con una velocità assurda. Papà aveva detto che il Nekoma era veloce e strategico ma non pensavo così tanto. Certo, stare dietro a quella scheggia di Shoyo è difficile, ma avevano capito in poco tempo i movimenti di Tobio e Kei. Tanto di cappello.
Il Karasuno, purtroppo, perde 3-1 ma entrambe le squadre hanno giocato al massimo delle loro energie e sembrano ugualmente felici del risultato. Mi chiedo come facciano a rimanere comunque pieni di energia nonostante tre round.
«Ancora una partita!»
Esclama Shoyo saltellando sempre più in alto.
«No Hinata. Tre round possono bastare.»
Lo ammonisce papà per poi alzare lo sguardo verso di me.
«Ora potete riposarvi.»
Aggiunge ed io balzo in piedi pronta a fare la mia entrata in scena«. Prima di avvicinarmi alle scale do un ultimo sguardo alla palestra per vedere dove si trova il mio amichetto dai capelli corvini e lo vedo parlare con Daichi.
"È il momento perfetto!"
Mi strofino le mani stile Mr. Burms o come il Grinch e scendo dalle scale cercando di attirare il minimo l'attenzione su di me sfruttando anche il mio metro e cinquantotto di altezza. Sì, sono alta quasi quanto Yu.
Mi faccio strada tra i ragazzi cercando di non urtare contro nessuno e, finalmente, raggiungo da dietro la mia "vittima" che parla vivamente con Daichi e per attirare la sua attenzione verso di me gli picchietto la schiena con un dito.
Il ragazzo smette immediatamente di parlare, faccio un passo indietro, si gira lentamente e quando mi vede rimane in completo silenzio, ciò che parla è il suo viso.
Dall'espressione sbigottita che ha, potrei dire che è felice di vedermi.
«Sorpresa!»
Esclamo allargando le braccia con un sorriso a trentadue denti in volto.
«Yumi... sei proprio tu...?»
Sbatte ripetutamente come per essere certo di non star sognando ed improvvisamente mi attira a sé abbracciandomi.
«Yumi! Mi sei mancata tanto!»
Sorrido e ricambio l'abbraccio stringendolo altrettanto forte.
«Anche tu mi sei mancato tanto Tetsuro!» confesso con un lieve nodo alla gola. «Vederti dal vivo è decisamente meglio che vederti attraverso uno schermo.»
«Potrei dire lo stesso di te Chibi-chan. Sbaglio o ti sei abbassata dall'ultima volta che ti ho vista»?
Sciolgo l'abbraccio e gli do un colpetto al braccio scherzando.
«Non sono io che mi sono abbassata, sei tu che sei decisamente troppo alto!»
Alla mia risposta si mette a ridere e volta la sua attenzione verso un'altra persona che conosciamo bene entrambe che sta parlando con Shoyo.
Chissà che i due possano diventare ottimi amici.
«Kenma, vieni a vedere chi c'è qui!»
Il biondino si gira con la sua espressione annoiata verso di noi ed appena mi riconosce cambia radicalmente espressione, saluta velocemente Shoyo e si avvicina a noi incredulo della mia presenza.
«Ciao Kenma!»
Sorrido e saluto anche lui con un abbraccio.
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Chiama il mio nome
Fanfiction[Kei x OC] Yumi Ukai è la figlia adottiva di Keishin Ukai dai lunghi capelli bruni ed i grandi occhi castani. I suoi genitori e lui erano amici da tanti anni ma sono morti a causa di un incidente stradale quando la piccola aveva solamente otto anni...