Capitolo 11

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«Sono sollevato.»
Sorride e si alza dal tavolo per controllare la pentola. Scendo dal divano ed allontano di poco la sedia per mettermi a tavola con lui.
«Ah! Quasi dimenticavo!»
«Cosa?»
«Hai ricevuto le medicine da Kei?»
Cosa ha appena detto? Come è possibile che lui sappia delle medicine?
«Le... le medicine...?»
«Sì.» annuisce. «Era così in pensiero per te che ha voluto andare in farmacia e comprare qualcosa per farti stare meglio. Io gli avevo detto che non era necessario ma lui ha insistito così tanto che alla fine mi sono dovuto arrendere.»
«Oh...» abbasso lo sguardo con un lieve sorriso. «Sì, le ho ricevute. È stata una sorpresa vederlo alla porta ma mi ha comunque fatto piacere, anche se sono un po' dispiaciuta per averlo fatto preoccupare tanto...»
«Sai, tu oggi non eri l'unica a mancare».
«Ah sì?»
«Già. Anche Tobio-So-Fare-Tutto-Io-Kageyama era assente oggi.»
«Oh! Sì, aveva degli esami di routine da fare.»
«E tu come lo sai?»
"Merda!"
«E-emh... come lo so dici?» farfuglio. «Mi hanno inserita nel gruppo chat della squadra ed aveva mandato un messaggio lì per avvertirci.»
«Oh, capisco. Comunque sono contento che ti sei ripresa in fretta dalla febbre e che tu abbia fatto amicizia con i ragazzi della squadra. Sapevo che ci saresti andata d'accordo.»

Sorride fiero e mi da un veloce abbraccio colmo d'amore e sollievo.
Il resto della serata l'ho passato con papà parlando degli allenamenti che devono attuare e del fatto che a breve avranno una partita importante contro l'Aoba Josai, una squadra di pallavolo capitanata dal donnaiolo per eccellenza, Tooru Oikawa.
Da quello che si dice in giro il suo hobby preferito è fare il cretino con la pletora di squinzie che lo seguono ovunque lui vada. Abbastanza inquietante come cosa ma finché lui è contento.
Nelle poche foto che ho visto in giro e su alcuni servizi TV questo non mi ispira belle sensazioni, soprattutto perché sembra voler fare il bel faccino ma appena entra in campo ti scaglia tutte le armi che possiede.

«E cosa si sa sul suo conto quando sale in campo?»

Domando incuriosita a papà lavando i piatti nel lavello.

«Lui è famoso per il servizio: la sua battuta è così precisa e potente che raramente i giocatori riescono a prenderla.»

Replica con lo sguardo incollato al cellulare ed io alzo gli occhi al cielo quasi indispettita.

Finisco di posizionare i piatti nello scolapiatti, mi asciugo le mani con uno straccio e torno a tavola accanto a papà che pare star guardando una partita di pallavolo che ha precedentemente giocato la nostra futura avversaria. Nel vederla così, da dietro uno schermo, la sua battuta sembra un servizietto da niente ma sono sicura che dal vivo questo sarà una bella gatta da pelare.

«Va be', ma che vuoi che sia, no?» sdrammatizzo con un sorriso. «Noi abbiamo nientepopodimeno che Yu Nushinoya! Il libero che riesce a raccattare tutto il raccattabile!»
Lo elogio con orgoglio facendo ridere papà.
«Fossi per te non lo sottovaluterei, la sua squadra è potente, non sarà una passeggiata.»
Alzo gli occhi al cielo seccata di farmi distruggere le botte di positività da lui e la sua negatività.
«E quando è la partita?»
«Questo week-end.»
Sorrido e mi tendo di poco verso papà pronta a fargli una proposta ma lui mi precede conoscendomi ormai alla perfezione.
«Ormai è inutile che me lo chiedi.» sospira. «Puoi venire, ma resterai sugli spalti con Hitoka. Ti va bene?»
«GRAZIE PAPÀ!»

Esclamo con un sorriso luminoso in volto e lo abbraccio al collo così forte da rischiare di soffocarlo.

«Tesoro... tesoro...! Il collo...!»

Sussurra ed io mollo immediatamente a "presa" preoccupata e dispiaciuta per aver tentato, involontariamente, strozzato mio padre.

«Oh mio Dio! Scusami papà! Non me ne sono nemmeno accorta!»
Mi affretto a dire presa di sensi di colpa e mi allontano di poco in modo che possa fare dei respiri profondo.
«Tranquilla... l'importante è che me ne sono accorto io...»

Bisbiglia riprendendo a respirare regolarmente. Non mi ero nemmeno accorta di averlo abbracciato così forte... forse è anche perché lo stavo "abbracciando" al collo e non dev'essere stata una sensazione piacevole da vivere.

A sera tardi andiamo entrambe a dormire ma io non riesco a prendere sonno perché non riesco a scacciare Lui dalla mia testa, ed è frustrante.
Sospiro fissando il soffitto.
"Perché, tra tutti i cristiani che ci sono sul globo terraqueo, proprio tu dovevi sconquassarmi l'anima? Proprio tu? Era tutto più semplice se potevamo rimanere amici e tenerti i tuoi sentimenti per te, e non lo penso con cattiveria, davvero, ma così è tutto complicato... sai benissimo che non ricambio e tu vuoi farti del male in questo modo..." mi stropiccio gli occhi e sbuffo. "Non poteva innamorarsi di Hitoka? Anche se, credo, che di lei sia innamorata Tadashi. Arrossiscono sempre quando stanno troppo vicini. E chi lo assicura che quella fregata non sarò io? "
Cerco di prendere sonno continuando a rigirarmi nel letto ma nulla sembra darmi sollievo. Devo svagare la testa o non dormo più fino ai quarant'anni e, cosa più importante, questa "ansia" prenderà i sopravvento su di me.

Scendo dal letto, dalla flebile luce della luna che passa dalla finestra sembra già essere notte fonda, controllo sul cellulare ed è l'una e mezza di notte, immaginavo. Indosso silenziosamente le ciabatte e, altrettanto silenziosamente, scendo in salotto e fare un po' di latte caldo; nonna me lo preparava sempre quando ero piccola e gli incubi a causa dell'incidente dei miei genitori mi tenevano sveglia, ricordo che mi aiutava tutte le volte, mi aiuterà di sicuro anche ora.

Prendo la mia tazzina di Harry Potter dal mobiletto accanto allo scolapiatti e lo poso sul tavolo della cucina, poso il pentolino sui fornelli ed accendo il gas, recupero la bottiglia di latte dal frigorifero e ne verso una tazza all'interno del pentolino.
Rimetto la bottiglia nel frigorifero ed aspetto qualche minuto in modo che il latte possa scaldarsi a dovere e nel mentre porto la tazza ed i cereali sul tavolo in salotto ed accendo la TV tenendola ad un volume molto basso.
Fa strano fare zapping sui canali per bambini di notte, a quest'ora trasmettono repliche di cartoni che i bambini di oggi non guardano più o di cui non sanno nemmeno l'esistenza; come ad esempio "Code Lyoko" o "Huntik", purtroppo non se li ricorda più nessuno o nessun bambino li vuole vedere. È proprio vero che i gusti cambiano.
Appena il latte è caldo, verso una manciata di cereali nella tazza per poi farli bagnare da una cascata di latte caldo fumante. Mi siedo a tavola, impugno il cucchaino ed inizio a mangiare i cereali nel latte caldo che provoca una sensazione piacevole lungo tutto il mio corpo.
Non ha lo stesso amore che ci metteva la nonna, ma il suo compito lo svolge a dovere.

Rimango in salotto a guardare cartoni animati per un'ora e mezza ma il sonno, con l'aiuto del latte caldo, si fa sentire così mi alzo pigramente dal divano spegnendo la TV e mi rifugio in camera mia. Come varco la soglia mi dirigo spedita verso il letto, mi metto sotto la coperte come se fossi ancora una bambina e mi addormento istantaneamente.

Papà, soprannominato anche La-Sveglia-Umana mi chiama alle sei e mezza.
Recupero il cellulare maledicendolo col pensiero e rispondo alla sua chiamata con la voce roca e la bocca ancora impastata.

«Pronto...?»

Borbotto cercando, inutilmente, di avere un tono di voce cordiale.

«Buongiorno anche a te!»

La sua voce vispa e sorridente mi irrita così tanto che vorrei riattaccargli in faccia e riprendere a dormire fino a sentire la vera sveglia.

«Perché mi hai chiamata...? È presto...»
«Ti ho chiamata a quest'ora così impari a perdere tempo nel guardarti i cartoni animati all'una di notte.»
«Cosa...?»
«Ti ho sentita stanotte mentre sgattaiolavi via.»
«E tu come hai fatto? Stavi dormendo.»
«Io sono giustificato perché stavo lavorando.»
Qualsiasi cosa gli chiedo ha sempre la risposta pronta, me lo deve insegnare.
«Comunque oggi vengo a prenderti a scuola, a che ora esci?»
«La solita ora, la sai già papà.»
«Bene. Ci vediamo all'una allora, buona giornata tesoro!»
«Buona giornata.»

Buona giornata? Buona giornata un corno! Sbuffo, mi trascino giù dal letto per lavarmi il viso, i denti e pettinarmi i capelli. Compiuto tutto ciò indosso la divisa della scuola, mi spruzzo il profumo e scendo in cucina. Estraggo dalla dispensa un birck di succo alla pesca, una busta di dorayaki e dei biscotti al cioccolato.
Mangio tutto controllando le ultime notifiche sul cellulare fino alle sette e mezza, al che prendo lo zaino mettendolo su una spalla, indosso le scarpe all'entrata ed indosso una giacca a vento della Adidas. Metto le cuffie facendo partire la musica ed esco di casa, chiudo la porta lasciando la chiave nella cassetta della posta ed a passo lento raggiungo l'inferno che hanno il coraggio di chiamare scuola.

Entro svogliatamente in classe, saluto distrattamente alcuni dei miei compagni che sono già in classe e mi siedo al mio banco seccata.

«Come mai non sei venuta a scuola ieri?»

Mi domanda Saki Atsuki, è l'unica pick-me della classe che vorrebbe farsi tutti i ragazzi in una volta sola ed è anche l'unica che è contenta del baccano in classe.
Io e lei non andiamo molto d'accordo perché io risulto simpatica ai ragazzi senza fare tutte le moine che fa lei e le da parecchio fastidio.

«Non sono affari tuoi.»

Replico fredda sistemando le cuffie nello zaino senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Un affronto per lei.

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