4. Appuntamento

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Quando finalmente ci fermiamo e le mie gambe ritornano salde a terra apro gli occhi e rimango paralizzato dalla testa ai piedi. Quello che mi trovo davanti è talmente assurdo che li richiudo, strizzo le palpebre, conto fino a 10 e poi li riapro, ma no. Niente è cambiato.

La Tour Eiffel è sempre di fronte a me, a pochi metri di distanza, così alta da farmi inclinare il collo per poterla vedere tutta.

Harry è in piedi alla mia destra, con un'espressione soddisfatta in viso. I suoi capelli lunghi sventolano al fresco vento primaverile, la camicia di seta che si è messo abbraccia ogni sua curva, gli occhiali da sole catturano la luce da dove li ha appoggiati tra i ricci e mi ha portato nella fottutissima Parigi per il nostro primo appuntamento.

"Harry", lo chiamo cautamente, incredulo, "come diavolo abbiamo fatto?"

Lui solleva le spalle, ampliando il sorriso che ha in volto. "Con il treno ci vanno due ore, io ci ho messo un quarto d'ora. Comodo, eh?"

No, non esiste. Chiudo di nuovo gli occhi e mi pizzico un braccio, ma anche questo è inutile. Continuiamo ad essere in Francia, a due passi dalla Tour Eiffel. "Come—cosa—", balbetto, incapace di afferrare la realtà. "Come hanno fatto a non vederci?"

Harry alza lo sguardo al cielo, portandosi poi un indice al petto. "Sono veloce quando voglio, Lou. Ci abbiamo messo pochissimo, come ho detto. Eravamo come una macchia colorata in strade affollate, non c'è pericolo."

Vorrei continuare a protestare e a chiedere come o perché, ma capisco dalla sua espressione che è a tanto così dall'annullare tutti i suoi piani, e deluderlo non è una cosa che posso permettermi di fare per niente al mondo. Mi passo le mani sul viso e ritrovo il ritmo calmo del respiro.

"Mi hai solo preso alla sprovvista, tutto qua", lo tranquillizzo alla fine. "È davvero una bella sorpresa."

Mi sorride timidamente, afferrando la mia mano destra e intrecciando le nostre dita. Si guarda intorno circospetto, come se si aspettasse di essere sgridato o attaccato da qualcuno, solo perché siamo due ragazzi che si tengono per mano. Registro l'esatto momento in cui si pente della mossa e solleva il mento con fierezza.

Quello, molto più di Parigi, mi scalda il cuore.

"Sai anche il francese?" chiedo.

Lui annuisce, iniziando a camminare. "Ci sono poche lingue che non so. Ho avuto tanto tempo libero e ho vissuto qua intorno per un po'."

Rispondo con un verso affermativo, togliendo il telefono dalla tasca e scattando qualche foto. Non sono mai stato in Francia, in realtà non sono mai stato da nessuna parte al di fuori dell'Inghilterra. Mano a mano che la preoccupazione iniziale va via, mi rendo conto del regalo che sto ricevendo.

"Oh, sai cos'ho appena pensato?" chiedo, improvvisamente agitato. Saltello sul posto e addocchio una signora che sta passando poco distante. "Non abbiamo neanche una foto insieme."

"No, Lou, ho dei piani, ci dobbiamo ancora spostare", cerca di protestare debolmente, ma io lo zittisco con un bacio e la sua pelle pallida si fa opaca. Si sfiora le labbra con espressione vacua, la prima volta che ci baciamo in pubblico.

Mi immobilizzo, preoccupato di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma lui mormora qualcosa a bassa voce e poi mi prende il viso tra le mani, baciandomi a fondo davanti a tutti. Il rossore sulle mie guance è riflesso nelle sfumature del tardo pomeriggio, un crepuscolo fuori che si espande dentro di me.

Dieci minuti dopo l'ho obbligato a fermare la signora e a parlarle in un francese perfetto che decisamente non mi fa eccitare, e abbiamo le nostre prime foto insieme, con Parigi sullo sfondo. È clichè ed estremamente dolce, e io lo adoro.

Cold Heart - WB Sequel || [larry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora