Cold Heart - WB Sequel || [larry]

12. Veleno*

Sorprendentemente, Harry è venuto a casa mia con la sua Range Rover, quindi andiamo verso casa sua in macchina e non alla velocità della luce con me che strillo sulle sue spalle. È un bel cambiamento, visto che da quando conosco la sua vera natura prende l'auto sempre meno spesso.

Lancio lo zaino nei sedili posteriori e mi siedo davanti, guardando Harry che si mette alla guida con tutta calma. Stasera ha un maglioncino verde che mette ancora più in risalto i suoi occhi e che mi fa venire voglia di toglierglielo usando i denti. Non ci tocchiamo in quel modo da prima del lutto e parte di me vorrebbe ritrovare quella confidenza, sopratutto dopo che abbiamo risolto ciò che ci allontanava.

Non saprei neanche come chiederglielo, comunque, perché so che è estremamente cauto con me dalla morte di Liam e Mila. Per questo mi mordo la lingua e aspetto che esca dal parcheggio sotto casa mia così da iniziare un argomento che spero mi tolga l'idea dalla testa.

"Come mai sei venuto in macchina oggi?"

Lui continua a guidare tra le strade della città, allontanandosi sempre di più dal centro. Cerco di guardare fuori dal parabrezza, perché c'è qualcosa di estremamente sexy in Harry seduto dietro al volante. Come quel giorno in viaggio verso Brighton, la prima volta che l'ho visto guidare. "Come, non l'hai capito? Prima cerco di cucinarti la cena, poi ti porto in giro in auto. Sto facendo il perfetto fidanzato umano."

Mi arrendo all'idea di non guardarlo e mi appoggio al finestrino a braccia incrociate, osservandolo senza più trattenermi. Ho un terribile livello di autocontrollo quando sono con lui. "Oh era quello che stavi cercando di fare? Hai bruciato metà della roba che avevo in frigo e non mi stai neanche riportando a casa. In effetti, mi stai portando via da là."

Fa una risatina adorabile, girando a sinistra in una strada secondaria fiancheggiata da alberi rigogliosi. Tiene il volante con una mano sola, la punta delle dita che sfiora il tessuto di pelle, e con l'altra si spinge a stringermi la coscia, svelto e appena accennato. Il mio cuore fa un balzo lo stesso, sempre pronto a tradirmi.

"C'è qualcosa che devi dirmi?" chiede con sarcasmo, il tono divertito facilmente riconoscibile nella curva della sua bocca.

"Sì. Stavo pensando alla mia pentola bruciata. Sono terrorizzato da te."

La sua mano si allontana in fretta, seguita di nuovo dalla sua risata, che rimbomba nel piccolo abitacolo dell'auto. Mi ritrovo a ridere anche io e mi sporgo a riprendergli il polso, intrecciando poi le nostre dita e riportandole sulle mie gambe.

"Quarta", mi dice d'un tratto. Con la mano libera cambio la marcia mentre lui preme la frizione, girandosi dopo a farmi un'occhiolino veloce. "Squadra imbattibile."

"Ti ricordi quando siamo andati a Brighton? Io ti facevo domande scomode, tu non rispondevi. Guardaci ora, seduti per mano e che guidiamo in coppia. L'avresti mai detto?"

"Non lo so, ero ancora piuttosto confuso al tempo", commenta facendo spallucce. Gli lascio andare la mano quando lo vedo in difficoltà nel guidare, perché non sarebbe carino andarci a schiantare ora. Lui sopravvivrebbe, io un po' meno.

Mi mordo il labbro inferiore, improvvisamente curioso. "Quando hai capito di esserti innamorato di me? Non me l'hai mai detto."

Ci pensa per troppo poco tempo, come se si fosse già posto questa domanda in passato e avesse il discorso pronto da propinarmi.

"Quando hai accettato la mia vera natura senza farti troppi problemi. Se ben ricordo mi hai chiesto se sparassi ragnatele dai polsi, ma sorvolando...ho capito che mi avresti voluto sempre, l'importante era che io fossi una persona corretta.

So di aver pensato 'l'ho trovato', perché non puoi immaginare quanto sia frustrante camminare su questa Terra per anni non sapendo se sarai costretto a vivere senza amore per l'eternità. Mi hai fatto sentire meno solo, questo te lo dico sempre. Ma anche meno solitario, che sono due cose diverse. Non volevo più nascondermi."