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C'è stato un momento in cui credevo andasse tutto bene, un momento di pace in cui non prestavo attenzione a quello che vedevo ma solo ad una figura fluida davanti a me che mi trasmetteva tranquillità. Poi questa figura divenne improvvisamente luminosa e piena di vita propria.
Con un colpo inaspettato un'esplosione di un'entità mi colse di sorpresa e mi riportò nel mondo dei vivi.

-Non è possibile che ogni volta che ci incontriamo svieni, iniziò a pensare di essere io il problema.

Questa voce mi trascina verso di sé e mi trasporta in un mondo diverso, un mondo che voglio scoprire.

-Come se lo facessi apposta.
Lentamente alzai la schiena dal letto dell'infermeria e, massaggiandomi leggermente le tempie, lanciai un'occhiata al ragazzo. Di nuovo la mascherina, come in ospedale, e di nuovo gli occhi che sprizzano serenità. Potrei essermi lasciato un po' troppo andare con l'analisi del suo volto semi visibile perché dopo poco abbassò lo sguardo.
-Ma che guardi? Mi metti a disagio così...
-Scusa, non era mia intenzione- poi un pensiero mi passò per la testa -sai che ore sono?
-Le tre e un quarto.

Quindi ero rimasto svenuto per più di tre ore, dovevo iniziarmi a preoccupare seriamente questa volta.
Sospirai e mi diedi un leggero schiaffo sulla fronte, giusto per ricordarmi di risvegliarmi in meno tempo la prossima volta.
-Ho chiesto si tuoi compagni di portarti qui lo zaino così non devi tornare in classe a prenderlo.
-Oh, grazie. È gentile da parte tua, ma non ce n'era bisogno.- risposi leggermente a disagio per tutta quella disponibilità che stava mostrando nei miei confronti. Sì alzò dallo sgabello e, dopo essersi messo in spalla la chitarra, mi allungò il mio zaino e prose in mano un cappellino da baseball nero pece.

-Andiamo?
La mia espressione si fece alquanto confusa nel sentire quella singola parola.
-Voglio fare la strada di casa con te- e come si dice di no a quegli occhi che ti sorridono in continuazione?
-Eh?

Stava leggermente davanti a me e io lo vedevo camminare quasi saltellando facendo ciondolare da una parte e dall'altra la chitarra. Non sapevo bene cosa dire in questa situazione: lo stesso ragazzo che avevo incontrato per strada il giorno prima era il primino che Soobin voleva tanto presentarmi su sua richiesta.
Per non parlare del fatto che effettivamente sono svenuto entrambe le volte in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Non è un'ottima prima impressione.
-Soobin mi ha parlato di te.
-Spero ti abbia detto solo le cose positive.
Perché, ci sono lati negativi di te? Aspetta, l'ho appena conosciuto non posso già pensare queste cose.
Fece un mezzo giro su sé stesso e si voltò verso di me. Solo in quell'istante notai che portava una collanina argentata con una piastrina appesa, che si era messa a sventolare in quel veloce movimento. Era come un sole ai miei occhi: con un sorriso che neanche riuscivo a scorgere nascosto dalla mascherina, sembrava irradiare il marciapiede che stavo percorrendo. Rendeva il grigio che mi circondava più chiaro.

-Lo stai facendo di nuovo.
-Cosa?- chiesi velocemente ritornando dai miei pensieri.
-Mi stai fissando, come hai fatto anche ieri.
-Ah, scusa non lo faccio apposta.
Mi guardò dritto negli occhi per qualche istante fermandosi vicino ad un cancello e la testa iniziò a girarmi lentamente, mi sentivo come assuefatto dal suo sguardo e percepii le mie orecchie scaldarsi, come anche le guance. Due pessimi segni in un singolo istante.
-Vedi che è una strana sensazione essere guardati a lungo!- concluse per poi scoppiare a ridere e rimettersi a camminare.

Come dovrei riuscire a sostenere una conversazione con una persona così...piacevole?

Non gli dissi molto durante quei cinque minuti scarsi in cui camminammo insieme, mentre lui continuava a commentare i cani che passavano, la luce filtrata dalle chiome degli alberi, quanto pesasse la sua chitarra e che comunque poteva sopportare il peso se poi avrebbe potuto suonarla. L'unica cosa che gli chiesi fu perchè si era messo a suonare in una via secondaria di Seoul così tardi il giorno prima.
-Beh ecco...- si bloccò grattandosi leggermente la nuca -non lo so, mi sentivo che dovevo essere lì in quel momento e quindi mi sono messo a suonare sul marciapiede.
Improvvisamente una folata di vento arrivò da dietro la mia schiena che bastò per spostare leggermente un ramo e notai quella luce di cui tanto stava parlando prima: gli stava illuminando il viso rendendo i suoi toni più chiari di quelli a cui ero abituato. Rimasi talmente confuso che probabilmente mormorai qualcosa del tipo "wow", ma non osai ripeterlo quando lui mi chiese cosa avevo detto.

-Beh, questa è casa mia. Grazie della passeggiata, Yeonjun.
-Dovrei essere io a ringraziarti...- in quel preciso momento mi resi conto di non sapere neanche il suo nome, ci stavo per fare una grandissima figuraccia ancora prima di conoscerlo seriamente.
-Scusa, non ricordo il tuo nome.
-Per forza, non te l'ho detto- rise leggermente è io mi tirai uno schiaffo mentale, ma all'esterno mi limitai ad un: -Ah sì...
-Ma non te lo dirò, devi guadagnartelo.
È scemo o cosa?
-In che senso scusa?
Non mi rispose, ma mi fece un occhiolino per poi entrare in casa. Rimasi lì, per svariati minuti a fissare quella porta scusa e le scanalature del legno senza pensare apparentemente a niente. In effetti la mente era completamente vuota e tranquilla, era il petto che cominciava a dare fastidio.

Grigio chiaro di lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora