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Devo dire che non pensavo l'avrei mai rifatto e invece ero di nuovo lì, sgattaiolato di notte dentro la vecchia classe di Beomgyu, seduto al suo banco, mentre con delle forbici incidevo le pagine di un quaderno che avevo nascosto la prima volta. Forse dal liceo non era cambiato davvero niente. Continuavo a rifugiarmi dentro me stesso, convinto di dover essere lontano da tutti. Stavo affogando dentro i miei pensieri quando il rumore di passi da fuori la stanza iniziò ad avvicinarsi.
Dal vetro della porta scorrevole vidi passare un profilo che conoscevo fin troppo bene e le forbici mi caddero dalla mano, lasciando un taglio sul mio pollice sinistro. Fu quello che mi tradì: di riflesso mi lasciai sfuggire un'esclamazione di dolore e subito mi coprii la bocca con una mano. Sono fregato.

Mentre i passi lenti si avvicinavano alla porta mi sentivo come una preda circondata da un gruppo di leonesse, immobile a riconsiderare tutte le scelte fatte nel corso della sua vita, una di queste il fingersi morta in quel preciso istante invece che scappare più lontano possibile. La porta si aprì lentamente e per la prima volta sperai di continuare a vedere tutto grigio.

La figura davanti a me era identica a come l'avevo lasciata anni prima: con il viso graffiato e bagnato dalla pioggia, ma questa volta le ferite avevano un colore inquietante per il sangue fresco che usciva da esse. I suoi occhi erano quasi più spalancati dei miei e il suo petto si alzava e abbassava velocemente come se avesse appena finito tre maratone, una dietro l'altra. Lo sguardo sollevato dopo poco acquisì anche una sfumatura vagamente seccata.

-Tu... brutto idiota!- mi urlò contro mentre iniziava ad avanzare verso di me, il che mi portò ad alzarmi e ad indietreggiare a mia volta
-Cosa stavi pensando? Perché sei scappato via facendomi correre da una parte all'altra della città? Anzi, perché mi eviti da più di un mese senza darmi neanche una scusa decente? Ti sei stancato di me? Ti assillo e vuoi smettere di parlarmi? Va bene, ci sono abituato, ma almeno dammi una risposta che mi convinca a lasciarti in pace, perché altrimenti non mi toglierai mai dalla tua vita.

Avevo interrotto la mia fuga e rimanevo fermo ad assimilare quella cascata di parole e a decifrare le gocce sul suo viso, se fosse solo la pioggia o qualcos'altro. La luna passava dalla finestra e si rifletteva sulle sue iridi. Anche in una situazione del genere illumina l'atmosfera.

-Come fai solo a pensare che io mi sia stancato di te?
-Se non è così allora fammi capire perché sei scappato appena mi hai visto.

Glielo dico? Meglio di no, lo spaventerei ancora di più.

-È complicato...
-Non deve esserlo per forza,- commentò lui con un tono di voce più tranquillo -ti basta fidarti di me.
Io mi fidavo di lui, fin troppo, e non volevo che potesse pensare il contrario. Quello di cui non mi fidavo era me stesso, e proprio lì risiedeva il problema. Abbassai la testa e chiudendo gli occhi presi un respiro che sentii tremare. Tanto so già come andrà a finire.

-Sono giunto ad una conclusione che speravo di non prendere mai in considerazione: io per te sono un pericolo, Beomgyu. È colpa di questa cosa che mi tormente dalla nascita e che ora mi sta mettendo in testa voci assillanti che diventano sempre più difficili da ignorare. Pensieri che non voglio fare, voci che non voglio ascoltare, anche adesso, in questo preciso istante. Sono sicuro che per te, oltre che un peso, diventerò pericoloso e non voglio privarti della possibilità di avere la vita luminosa e felice che ti meriti.

Mentre parlavo, il mio sguardo passava velocemente dal pavimento a lui, ma evitando sempre i suoi occhi per la paura di trovarci dentro qualcosa di brutto. Seguì qualche interminabile secondo di silenzio durante i quali mi sembrò di star trattenendo il fiato, mentre fissavo le sue All Star nere bagnate fradice. Poi, con un respiro, Beomgyu tagliò il filo di tensione che mi teneva appeso al nulla.

-Se me l'avessi detto prima avrei potuto prenderti in giro per più tempo.
-Cosa?
-Credi che in questi anni io non abbia mai cercato informazioni sui mono? Ho persino provato una realtà virtuale per capire come tu vedi il mondo. Se avessi paura di te, mi sarei allontanato quando ancora ne ero in grado.- lo vidi avvicinarsi a me e, guardandolo, notai il suo solito sorriso farsi strada tra gli zigomi graffiati.

Si sta mettendo in trappola da solo.

-Ti senti come una sorta di parassita? Beh ti sbagli.

Tanto quando uscirà da questa stanza sarà tutto come prima.

-Tra i due il parassita sono io, perché è dal primo anno di liceo che mi affido a te per sopravvivere.

Ma quante belle parole.

-Queste due targhette sono le due volte in cui mi hai salvato la vita e non ti lascerò abbandonarmi per delle stupide voci che posso aiutare a toglierti dalla testa.

Cosa?

-Quindi, piuttosto che separarsi adesso, che ne dici di salvarci rovinandoci la vita a vicenda?

Ah, mi gira la testa. Ma come siamo arrivati a questo punto? Aspetta, vuole che glielo prometta con il mignolino? Oh, non so che fare: come dovrei prenderla, come una proposta a stare insieme? No, non corriamo a conclusioni affrettate. Un momento, sto piangendo? Ottimo, siamo a cavallo.

Glielo promisi, come fanno i bambini nei cortili delle scuole mentre decidono di essere migliori amici per sempre. Spoiler, quelle amicizie non durano mai per sempre, ma per questa "cosa" che c'è fra di noi ho grandi aspettative.
Ci sedemmo per terra, uno accanto all'altro, e lui, tirando fuori dei cerotti dalla tasca del suo cappotto, me ne mise uno sul dito in corrispondenza della piccola ferita. Decisi di fare lo stesso con lui.

-Che hai fatto alla faccia?- gli chiesi nel mentre.
-Sono scivolato mentre correvo.

-Dove hai preso i cerotti? Te li ripago.
-Non c'è bisogno, me li ha dati Soobin.

-Come hai fatto a trovarmi?
-Boh, credo che l'universo mi dovesse un favore.

-Che date sono segnate sulle targhette?
-Te lo dico un'altra volta.
-Perché-
-Cos'è, un interrogatorio?- mi interruppe lui ridendo leggermente. Dopo rimasi in silenzio per un po', fino a quando mi sorse una domanda a dir poco essenziale.

-Beomgyu?
-Mh?
-Stiamo insieme adesso?
-A me non dispiace come idea.
-Neanche a me.

Grigio chiaro di lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora