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Non mi ricordo per quanto tempo rimasi privo di sensi, ma so per certo che non fu una sensazione piacevole visto che la mia testa continuava a girare e l'unico pensiero era quella maglietta. Maglietta che però nei miei ricordi aveva già assunto la sua sfumatura grigia.

Aprii lentamente gli occhi sentendomi come se le palpebre pesassero tonnellate e notai intorno a me quella che sembrava una stanza d'ospedale con pareti bianche e lenzuola grigio cemento. Il mio viso era coperto ancora dalla mascherina, anche se non ne capivo a pieno il motivo dato che ero finito in pronto soccorso altro motivo a me oscuro. La testa continuava a far male e una sensazione continua mi diceva di dovermi girare per guardare di fianco a me; provai a respingere quel bisogno, perché sentivo non avrebbe portato nulla di buono, ma il dolore si intensificava e io dovevo farlo smettere.

Mi girai e il dolore effettivamente cessò non appena incrociai i suoi occhi. Questa volta indossava anche lui una mascherina e sembrava scavarmi dentro l'anima con quel suo sguardo caldo coperto leggermente da ciuffi di capelli.
‒Non voglio sembrare inopportuno, ma ho usato il numero che hai salvato nelle chiamate di emergenza per avvertire il tuo ragazzo.

La sua voce era confortevole come la ricordavo nella canzone e quasi non prestai attenzione a ciò che mi stava dicendo. Risposi solo alla parte che riuscii a capire: ‒Soobin non è il mio ragazzo. Ma grazie lo stesso.
–Sarà qua a momenti quindi ti lascio. È stato un piacere... come ti chiami?
Si alzò e raccolse quella che sembrava una custodia di chitarra e uno skateboard appoggiato alla parete.
–Yeonjun.
–Ci vediamo, Yeonjun.
I suoi occhi si strinsero e capii che dietro la mascherina si stava allargando un sorriso che però non riuscivo ad immaginare neanche lontanamente. Con la mano battè leggermente sulla porta prima di scomparire definitivamente dal mio campo visivo.

Appena se ne fu andato la stanza si fece buia, quasi come se il grigio che già prima vedevo fosse diventato ancora più cupo e pesante. Il respiro per un istante mi tremò e io riappoggiai la testa lentamente sul cuscino.
Perchè questa brutta sensazione sembra quasi piacevole?

La porta della mia stanza sbattere contro la parete rivelando il mio migliore amico con il fiatone e un'espressione preoccupata in volto.
–Yeonjun sei vivo!– urlò correndo di fianco al letto e prendendomi velocemente la mano. Gli lanciai uno sguardo strano, confuso.
–Perchè non dovrei esserlo?
–Quel ragazzo mi ha detto che hai perso conoscenza per strada e che non ti svegliavi neanche dopo essere arrivato in ospedale, mi sono preparato al peggio!
Agilmente mi misi a sedere per fargli capire che stavo effettivamente bene e gli appoggiai una mano sulla spalla.
–Non muoio per così poco, dovrai sopportarmi a scuola ancora per un po'.
Quell'osservazione lo fece sorridere, e dopo un sospiro di sollievo mi chiese cosa fosse successo. Dura verità: non ne avevo idea neanche io, il che poteva essere un problema.

–L'unica cosa di cui sono sicuro è che dopo aver incontrato quel ragazzo e averlo sentito cantare sul ciglio della strada mi sono sentito strano. Poi sono caduto per terra e dopo...
Ho visto una maglietta, colorata.
–Dopo?
–Niente, mi sono ritrovato in ospedale con il tipo che ti ha chiamato spacciandomi per morto.
La mia storia sembrava averlo confuso parecchio, dato che aveva sfoderato un broncio incerto, ma di certo se gli avessi detto che avevo avuto una sorta di visione a colori sarebbe andato su di giri per un nonnulla. Non avrebbe avuto senso dirglielo, se comunque in quel momento la mia visione del mondo era tornata una delle più scure che avessi mai provato.

Grigio chiaro di lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora