Un prato verde, il cielo blu, vedo un albero in lontananza dove sotto sta riposando qualcuno, così corro verso di lui. È un ragazzo, e ha uno splendido viso, degli occhi profondi, e un sorriso stupendo. Sembra il principe delle favole della buona notte, quelle che ti racconta la mamma prima di andare a dormire che raccontano di gesta di eroi ed eroine. Ma qualcosa cambia, diventa tutto buio, il cielo diventa grigio e quel prato verde diventa nero, quel ragazzo diventa un demone e mi salta addosso.
Mi svegliai di soprassalto facendo un balzo fuori dal letto, mi stropicciai gli occhi e mi diedi uno schiaffo sulle guance per svegliarmi per bene.
Non era proprio il mio ideale di sveglia mattutina ma almeno mi ero alzata.
Mi lavai e mi vestii di fretta e presi un caffè veloce. Poi andai a svegliare Jamie che si vestì e venne a fare colazione. Mentre Jamie mangiava latte e cereali io pulivo i piatti della sera prima e intanto guardavo fuori dalla finestra e pensavo alla strana giornata che avevo avuto ieri. Chi era quella ragazza? Perché era così insistente? Ma queste domande potevano aspettare visto ero come al solito in ritardo e il bus di jamie sarebbe passato tra un quarto d'ora. Mi misi velocemente delle converse, presi la borsa del cambio e uscii di casa con lo zaino di Jamie in spalla.
Corremmo verso la fermata e riuscii a far salire Jamie sul bus. Mi feci un'altra corsa fino alla fermata della metro e presi subito il treno per andare a Manhattan.
Quando uscì dal treno mi arrivò sul viso un fresca brezza estiva, come quella della mattina precendente che ricordava l'estate e il caldo. Questa era uguale ma aveva quell'aria della che ricorda la frenesia e la vivacità di Manhattan, un qualcosa che non si può spiegare a parole ma che si sente nell'aria.
Quando mi avviai per casa Miller fantasticavo ancora per quell'odore che sentinvo per le strade del centro di NewYork, e che era molto diverso da quello che sentivo nella mia piccola casa a Brooklyn. Li c'era aria di nuovo e movimento che ti convolgeva e ti faceva sentire parte di un mondo in cambiamento.
Amavo New York per i suoi colori e per le persone, ma purtroppo quella vita frenetica e senza punto fermo non mi si addiceva.
Ma di li a poco qualcosa stava cambiando, doveva farlo.
Quando arrivai a casa Miller mi fece salire Isabelle e mi invitò lei ad entrare.
"buongiorno, ti informo che mia zia non sarà qui così spesso come prima, purtroppo il lavoro è troppo in questo periodo."
"non è un problema, so cosa fare."
"bene, vai a cambiarti"
Andai nel solito bagno di servizio e misi l'uniforme.
Presi gli attrezzi e andai in stanza della signora a pulire.
"sei strana."
"prego?"
"non so, ceh qualcosa che non va?"
"se intendi la mia vita, si."
"anche a me. Mi manca mia madre."
"capisco. Ma come mai ti metti a parlare con me?"
"Mi ricordi molto lei, e poi sei simpatica."
"grazie, ma non vedo cosa trovi di simpatico in una ragazza che non ha uno scopo nella vita."
"non penso che tu non abbia ino scopo, ci sarà qualcosa che ti piace fare."
"beh in effetti si, ma sarebbe irrealizzabile."
"niente lo è."
"vorrei fare l'artista."
"Oh che bello! E cosa in particolare?"
"Mah un po' tutto, ma anche musica."
"dipingi, suoni e canti?!"
"beh dipingo e suono."
"oddio voglio commissionarti qualcosa!"
"no veramente non ho neanche il materiale.."
"te lo compro io! Allora ne voglio due uno per ne e uno per.."
"senti mi dispiace davvero ma non è il caso, non ho ne il tempo ne le energie per farlo."
"uhm ok ma promettimi almeno che ci farai ascoltare qualcosa di tuo a me e mio fratello! insisto!"
"Certo, quando vuoi"
"ok dai ora ti lascio lavorare, ciao!"
"ciao"
Continuai a pulire fino al solito orario e andai a cambiarmi, ma mentre stavo aprendo la porta per uscire da quell'enorme abitazione, vidi un ragazzo che entrava. Ci scontrammo e lo salutai con un discreto saluto, lui non ci fece caso e continuò per la sia strada. Pensai subito al fratello di Isabelle, ma immaginavo sarebbe venuto la settimana prossima, evidentemente aveva voglia di stare con la sorella.
Era molto alto, che a confronto mi faceva sembrare ancora più piccola, i capelli corti con un ciuffo di lato che gli cadeva sull'occhio sinistro come fossero piume.
Indossava una giacca di pelle, una maglia nera e un jeans blu che gli slanciava pa figura, facendolo sembrare ancora più alto e muscoloso.
Ma aveva quell'aria di chi ha perso la speranza, di chi non se ne importa più di niente e di nessuno, quel vuoto negli occhi che non si può spiegare.
Sembrava un angelo caduto.Ero sfinita e assonnata ma era martedì e il martedì era la giornata in cui la mamma non stava a casa e che quindi la cena dovevo prepararla io.
Aprii il frigo e l'unica cosa che stava dentro erano tre pomodori e una bottiglia d'acqua, mentre nella dispensa un pacco di pasta di tre mesi fa e una scatoletta di tonno.
Quindi misi a tavola quello che riuscii a preparare e ci sedemmo io e Jamie a mangiare.
"Beh raccontami un po' di cose, visto che in questi giorni non abbiamo proprio parlato!"
"Nell'ultimo mese"
"Cosa?"
"È un mese che non ci sediamo la sera a tavola io e te, ed insime a mamma ancora di più."
"Mi dispiace, ma ho tanto da lavorare."
"Si lo so, ma sto mangiando da solo troppe sere per non essere nervoso."
"Hai parlato un po' con mamma ieri?"
"Si per poco però, se ne andata 10 minuti prima che tu arrivassi, ha detto che le dispiace non riuscirti mai a vedere."
"Si lo ha detto anche me la settimana scorsa credo."
"Si, lo so."
"Vorrei che almeno tu te la vivessi un po' di più di me, dopotutto la vedi tutti i giorni."
"Si ma penso che non ne valga poi così tanto se il tempo che passa con me lo spreca a fumare ed ubriacarsi."
"Non dire così.."
"Comunque la scuola va bene, ieri la prof di italiano mi ha fatto leggere il tema alla classe e ha detto che lo dovevano fare tutti così."
"Mi rendi fiera, almeno tu farai strada Jamie."
"Devo dirti una cosa." Intanto si slacciava la manica della camicia. "Ho fatto a botte." Me lo aspettavo, perché anche se Jamie era tanto dolce con me, non aveva molti modi sfogarsi e ogni tanto lo sentivo dare pugni al muro della sua stanza. Quindi decisi di non arrabbiarmi.
"Perché?"
"Non lo so."
"Non farlo mai più."
"Ok."
Mi alzai da tavola, sparecchiai e lavai i piatti senza dire una parola.
Mi misi il pigiama e mi infilai nel letto come un orso che deve andare in letargo, ma prima di addormentarmi pensai a quanto era stato stanzmcante quel periodo e di quanto era stata poco col fratello, ma dopo poco iniziai a capire che quella settimana sarebbe peggiore.È di nuovo lui, quel ragazzo dagli occhi profondi che ricorda un principe delle fiabe. Stavolta però è in piedi e mi tiene per mano, mi parla ma io non sento nulla e ad un certo punto lo vedo dissolversi sempre di più fino a scomparire nell' aria. Grido, urlo, ma nessuno mi sente, nemmeno io. Così continuo a urlare, sempre più forte, come se dovessi rompere dei vetri. Ma niente.
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Can't Than With Us
General Fiction"tu sei pazzo" "sono solo ricco" Bethanie ha sempre avuto una vita difficile, tra l'occuparsi del fratellino, la scuola e la casa, non ha mai avuto tempo per se stessa. Frequenta le superiori ed è appassionata d'arte e musica e un giorno vorrebbe fa...