Capitolo IV - Una telefonata

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Oddio.

Dov'era? Con chi era? Perché non era a tornato? Cosa era successo?
Decisi di chiamare mia madre ma dopo due squilli, capii che non avrebbe risposto e telefonai al direttore che naturalmente non rispose.
Andai in cucina e feci mente locale sulla conversazione che avevamo avuto l'altra sera, ma pensai solo a quel discorso su quella rissa che aveva avuto.
Ma se fosse stato inerente a quello, non avrei saputo dove andare, chi chiamare e cosa fare. Ero al punto di partenza.
Avevo passato le ultime due ore tra divano e cucina, fancendo avanti e indietro senza riuscire a stare seduta. Ero rimasta in piedi, a guardare il telefono pensando a qualcuno da chiamare, ma non avevo idee, forse aspettavo che suonasse, che fosse andato tutto bene. Ma il telefono era lì, immobile, e io lo fissavo e non sapevo che fare. Mi sentivo inutile e stavo per crollare.
Ma ad un certo punto il telefono squillò il telefono e mi gettai a capofitto sulla cornetta.
"CHI È?"
"Scusi il disturbo, ma sono l'insegnante di suo fratello, e lui al momento si trova a casa mia, mi sembrava giusto avvisarla."
"COSA? MA DA QUANDO È LÌ?" risposi con il cuore il gola e con l'ansia che si poteva quasi toccare.
"da circa qualche ora, non sapevo che lei non lo sapesse, ma ho valuto chiamare per sapere se ne era al corrente, ma a quanto pare non lo è. Comunque suo fratello è venuto qui perché ha avuto un problema con dei compagni e non sapendo a chi rivolgersi è venuto da me, sapendo che lei non c'era a casa."
"mi passi mio fratello, ora."
"senta ora sta dormendo, lo lasci riposare, è molto stanco e di certo non posso svegliarlo. Lo accompagnerò io a casa domani mattina presto così le spiegherò cosa è successo."
"Allora lei non capisce, Jamie ha 12 anni, io sono tornata a casa alle dieci sera e lui non c'era. Come posso essermi sentita secondo lei? Quindi, me lo passi e lo giuro che chiamo la polizia."
"Ma lei non capisce..."
"No è lei che non capisce, perché Jamie è l'unica persona importante per me, e sentirmi dire che sta bene da lui sarebbe meglio che da un'estraneo. Quindi lo svegli e mi faccia parlare, subito."
2 minuti dopo..
"Bethanie...ti prego scusami."
"HO AVUTO UNA CRISI JAMIE, UNA CAZZO DI CRISI PERCHÉ TU NON C'ERI A CASA, E NON MI HAI LASCIATO NEANCHE UN FOTTUTO BIGLIETTINO SUL TAVOLO. IO STO MALE JAMIE, STAVO CHIAMANDO LA POLIZIA!" urlai più forte che potevo, ma quell'urlo divenne un singhiozzare, che si trasformò in un vero pianto.
"parliamone domani, ti prego sono stanco, voglio dormire."
Gli chiusi il telefono. Non avevo più niente da dire.
Tornai in cucina per farmi una camomilla e stendermi un po' per rilassarmi. Ma di certo né il sonno che non veniva e una camomilla riuscivano a calmarmi. Così decisi di andare nella stanza di mia madre e cercare nel suo cassetto delle 'bollette' qualcosa che mi calmasse.
Vidi una canna, la presi,e notai che era intatta, come se qualcuno l'avesse preparata per bene ma poi fosse stato costretto a nasconderla. Ma la volevo e ne sentivo il bisogno, ero troppo agitata e mi dovevo calmare. Mi stendetti sil divano, da lì in poi i colori si fecero più vivi, i rumori più forti, le pupille si dilatavano e sentivo come su un'altro pianeta, quasi in paradiso.
Riuscivo finalmente a mettere da parte tutti i miei problemi, e per una volta, pensare a me.
Ma quanto ero egoista? Mi ero ridotta alla droga per essere felice? Ero così disperata?
forse si.

Can't Than With UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora