Capitolo XV - Morir dentro.

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"Jace!"
Ma non feci in tempo neanche a dirlo che mi ritrovai già in macchina, con lui al volante che pigiava sull'accelleratore.
"Ti porto in posto bellissimo!"
"Jace ricordati che alle 4 ho lezione..."
"Si non ti preoccupare abbiamo ancora tre ore!"
Jace partì con l'accelleratore, e diede gas all'auto.
Stavamo andando verso Manhattan, così gli chiesi dove mi stava portando ma lui rispose solo con un sorriso.
"Ma siamo a Central Park? Vuoi fare un pic-nic?"
"Certo, guarda dietro al sedile"
C'era un cestino chiuso di vimini stracolmo di roba che mi fece pensare a quanto Jace ci tenesse. Lo guardai, mentre teneva fermo il volante, e mi scese una lacrima sulla guancia che mi rese umide le labbra.
"Bethanie.. stai piangendo".
"No" mi asciugai subito la guancia, ma vidi che lui si avvicinò a me lasciandomi un casto bacio che mi asciugò le labbra umide.
"Va meglio?" Disse facendomi una carezza sulla guancia.
"Hai il trucco sbavato" continuando ad accarezzarmi la guancia e gli occhi.
"Sei bellissima"
Non dissi niente, e mi sistemai il poco trucco che avevo.
Arrivammo lì e Jace uscì un sacco di buon cibo. Passammo un pomeriggio bellissimo, ma purtroppo tutto era arrivato tempo per me di andare a lezione.
Mi accompagnò Jace, che si portò la macchina con se a malincuore dicendogli che sarei tornata a casa in metro.
Entrai nell'edificio e cercai sul foglio dell'orario delle lezioni l'aula.
Entrai nella 203, dove però c'era un corso di pianoforte che indubbiamente non era il mio.
Feci la mia solita figuraccia e me ne andai, poi guardai meglio il foglio e notai che l'aula era la 208.. che genio.
Andai nell'altra aula dove c'era il professor Cleer che stava tenendo la lezione.
"Signorina Smith, è in ritardo" mi squadrò.
"Scusi ma ho avuto dei problemi" non era vero, anzi ero stata più che bene.
"Si sieda, stiamo parlando di Caravaggio, faremo una lezione sia orale che pratica.
Mi sedetti da sola, la prima ragazza era ad un metro di distanza. Ma questo non m' importava granché, non ero li per fare amicizia. La lezione fu bellissima e istruttiva ma c'era un so che di strano nell'aria, di teso, soprattutto quando il professore mi rivolgeva il suo sguardo. Piano piano le occhiate si fecero più frequenti e intense, ma non feci caso... fino a quando non fece una domanda alla classe.
"Allora, chi mi sa dire il motivo per il quale Caravaggio lascia scalza la figura?"Disse indicando ip monitor dietro di lui.
Nussuno alzò la mano. Poi mi venne in mente una cosa che avevo letto su un libro e impulsivamente alzai la mano.
"lei signorina" mi indicò.
"Molti vogliono interpretare la cosa come la morte di una popolana o una prostituta, accasciata sul letto perché morta per annegamento visto il colore della pelle, ma tutto ciò deve essere visto da un'altro punto di vista, facendo notare di come anche i santi siano persone comuni e non autorità religiose."
"ottima risposta signorina Smith"
"grazie.." abbassai timidamente la testa, diventando inspiegabilmente rossa.

La lezione finì e prima che potessi uscire il professore mi chiamò.
"Complimenti per la risposta, mi hai sorpreso"
"Eh...grazie"
"ehi non sentirti in imbarazzo con me, sono solo un giovane professore laureato da poco che non ha posto fisso"
"non è di ruolo qui?"
"no, me ne andrò fra qualche mese, sostituisco solo il tuo insegnante, quello che hai incontrato e che mi ha parlato di te."
"si capisco"
"ecco appunto"
Ci fu un silenzio imbarazzante che durò circa qualche minuto, durante i quali ci scambiammo occhiate simili di quelle che avemmo nella lezione.
"senti se ti va puoi rimanere qui per un'altra ora? .. io ora devo andare nel laboratorio di scultura, puoi venire con me."
"certo, è istruttivo vedere i propri insegnanti a lavoro."
"concordo" rispose lui.
"andiamo".
Fu bellissimo entrare in quella stanza, era enorme e ariosa. Con sculture non ancora complete e schizzi di colore ovunque. Al centro c'era una specie di palco leggermente soprelevato sul quale sostava un tavolo cilindrico.
Lui se ne andò alla scrivania dietro le postazioni, io intanto gironzolai un po' per assaporare quel profumo di calce.
"Quello studio non è suo? "
"intendi quello di ieri? No, lo è solo al momento." disse continuando a scrivere
"capisco"
"sai, un po' sono felice di andarmene, questo posto dopo un po' ti diventa stretto"
"da quanto è qui?"
"circa tre mesi"
"è pochissimo!"
"si lo so, ma sono fatto così"
"come mai insegna? Non ha l'aria di professore"
"si lo so, ma in fondo mi è sempre piaciuto insegnare"
"che farà una volta fuori di qui?"
"Mi hanno offerto un lavoro di restauro in una chiesa di Nuova Delhi, quindi probabilmente andrò a stare lì per un anno circa.." si grattò la testa.
"e poi?"
"poi dmsi vedrà"
Ad un certo punto si alzò dalla scrivania e si poggiò sulla scrivania con i polsi, mi ricordò tanto Jace in quel momento.
"non so ancora il suo nome.."
"Nash"
"Spero tanto di diventare come lei un giorno"
"non te lo auguro..." dopo questo si staccò subito dalla cattedra e mi venne in contro, sbattendomi contro un banco.
Mi baciò insistentemente sul collo e sulla bocca, ma dovevo ammettere che per quanto mi piacesse, non era così... naturale come con Jace.
Oddio, ma che stavo facendo?! Jace!
Lo spinsi in dietro con tutta la forza che avevo, ma anche se il mio corpo diceva tutt'altro, ma mi dovevo staccare da lui.
"Ehi ma sei impazzito?!"
"Pensavo ti stessi divertendo" rispose lui pulendosi la bocca dal mio rossetto.
"Ho un fidanzato"
"Beh, peccato davvero. ."
"Si.. già.." I miei occhi erano completamente presi dai suoi. Erano marrone scuro, con delle pagliuzze nere verso il centro, che rendevano il suo sguardo così... penetrante.
Intanto presi la mia borsa e la cartella, appoggiandole sulla spalla.
"Te ne vai?"
"Si"
"Ci vediamo domani" sorrise.
"Arrivederci" chiusi la porta sbattendo, non volevo far notare nessuna emozione, anche se stavo morendo dentro.

Can't Than With UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora