LO SCONTRO

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Draco sorrise, lo sguardo perso sulla pergamena che aveva appoggiato sul tavolo della Sala Grande. Aveva deciso di scrivere alla sua misteriosa interlocutrice con la speranza di capire se era una delle studentesse presenti in Sala. Era quindi rientrato, dopo essere stato qualche minuto appoggiato alla parete, a inspirare l'aria gelida del corridoio. Nessuna però era intenta a scrivere qualcosa. Draco cercò di memorizzare i volti presenti nella stanza. Era pur sempre un inizio, qualcuno da escludere. In un momento d'orrore aveva anche pensato che potesse trattarsi di un'insegnante. Sarebbe stata una vera beffa. 

-Cosa guardi?- chiese una voce. Pansy. Lo fissava con alcune ciocche dei capelli scuri che le sfuggivano dalla coda alta.

-Nulla- le rispose Draco, non nascondendo il fastidio nella sua voce. Stava diventando davvero fastidiosa. Non gli piaceva come Pansy credesse di avere il diritto di poter entrare nella sua vita. Certo, c'erano stati dei momenti di vicinanza tra loro due, ma ultimamente la infastidiva. Mise via la pergamena, prima che lei potesse capire qualcosa. Gli sarebbe stato molto difficile spiegare ciò che stava succedendo. Sinceramente non voleva neppure.

Una ragazza del primo anno stava parlando con un'amica a pochi posti da lui. -Hai sentito dei rumori questa notte?-

A Draco quella voce risultò quasi insopportabile.

-Vuoi tenere il muso ancora per molto?- gli chiese Pansy.

-Per il tempo necessario- disse Draco.

Lei storse il naso, non contenta della risposta ricevuta. -Beh, siamo in ritardo per Pozioni- gli ricordò, come se lui non lo sapesse.

Sfortunatamente Draco non aveva più tempo. Si sentiva sotto controllo da quando... da quando era successo. Il Marchio gli bruciò, un segno indelebile del suo presente e del suo futuro. Dov'era finito il vecchio Draco? Il ragazzo che era sicuro di tutto. Lo studente dagli ottimi voti, che non faceva nessuna fatica a studiare. Lo sportivo che si allenava con energia. Il Serpeverde che portava onore alla sua casa, meglio che poteva. Era tutto finito. Il suo occhio cadde su una ragazza che stava scrivendo. Una Grifondoro. Lo stomaco gli si strinse in una morsa. Si scriveva con una Grifondoro? La osservò mettere via le sue cose.

-Cosa guardi?- chiede Pansy.

Malfoy si alzò, perso nel suo mondo oscuro. Un mondo che ormai era composto quasi esclusivamente di ombre.

-Dove vai?- gli chiese Pansy.

-Oggi non vengo a lezione, dì che non sto bene- e corse nuovamente fuori dalla Sala Grande.

Si fermò solo quando fu abbastanza lontano.

Il Marchio continuava a bruciargli. Si sentiva diverso. Non gli era mai capitato prima di sentirsi così male. Si appoggiò al muro, sopraffatto da un attacco di nausea. Chiuse gli occhi, pregando che nessuno lo vedesse.

Non voleva farsi vedere debole, era una cosa che aveva detestato fin da piccolo. Suo padre lo aveva cresciuto con l'idea che un Malfoy deve essere forte, sempre. E lui era forte. Deglutì e si concentrò sul respiro. Ricordi del passato gli tornarono alla mente. Quando era piccolo e sentiva i racconti dei suoi genitori su ciò che era successo la prima volta in cui il Signore Oscuro aveva dominato il mondo magico, sui Mangiamorte, su un mondo in cui c'era posto solo per persone che meritavano davvero di stare lì. Loro, i Purosangue. Draco aveva immaginato di far parte di quel mondo. Da piccolo aveva giocato a fare il Mangiamorte. Era una cosa di cui era sempre stato certo. E allora perché ora era così confuso? 

Alcuni passi lo fecero sobbalzare. Alzò lo sguardo e incontrò quello castano della Granger. Camminava con la tracolla appoggiata alla spalla, il passo spedito di chi sa dove andare, il volto girato verso di lui, come se lo volesse accusare di qualcosa.

-Vattene- gridò lui -perché mi guardi?-

La ragazza arretrò di un passo, come se lui l'avesse colpita, quindi si fermò. -Perché sei sempre così odioso?- gemette, furiosa.

Draco la fissò. Chissà perché era come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso. Restò immobile, come impietrito.

-Non sono tutti tuoi nemici- rispose lei, la voce gelida e tagliente, come una lama.

Draco soppesò quelle parole e si sentì subito uno sciocco per averlo pensato. Perché dava importanza a ciò che diceva quella Mezzosangue? La insultò, senza sapere neppure esattamente cosa stesse dicendo. Provò un misto di sadico piacere e senso di colpa vedendo gli occhi di lei riempirsi di lacrime.

-Sei malvagio- sbottò la ragazza -e tutto si paga- quindi corse via. Draco restò a fissarla scomparire oltre una svolta del corridoio, il mantello nero che volteggiava nell'aria. Il cuore gli si strinse in modo strano. Era stranamente confuso. La Gramger gli aveva sempre procurato sentimenti contrastanti. Da una parte era perfettamente consapevole del fatto che era una Mezzosangue, indegna di restare lì. Dall'altra non poteva negare che ci fosse in lei qualcosa di particolare, che lo attirava. Sbuffò e decise che sarebbe andato a lezione. Doveva fare qualcosa, altrimenti sarebbe impazzito. Già stava pensando a quella Mezzosangue! Si diresse verso l'aula di Pozioni senza indugiare oltre, deciso a ignorarla.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Questo capitolo è un po' più breve di quanto avrei voluto.

Cosa ne pensate?

A presto

La principessa dei grifoni e il principe delle serpi (DRAMIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora