CAPITOLO 2 - VOLONTÀ

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Avevano perso contro la Seijoh.

Avevano perso la semifinale del torneo interliceale.

Avevano perso.....

Questo pensa Tanaka con la fronte poggiata sul suo banco, a fissare le piccole venature del legno.

Questo pensa Kageyama mentre accartoccia con rabbia il foglio degli abbinamenti del torneo.

Questo pensa Daichi mentre fissa il vuoto durante la spiegazione in classe.

Questo pensa Hinata, all'intervallo, palleggiando sopra la sua testa.

E dopo diverse ore, è ancora questo che pensa Tadashi Yamaguchi, fissando la punta delle sue scarpe, un passo dopo l'altro, ripercorrendo meccanicamente il solito tragitto di tutti i giorni verso casa.

Tsukki ha tirato le cuffie sulle orecchie, ma Tadashi non sente musica uscire dal padiglione, probabilmente vuole solo essere lasciato in pace. E va bene così. Nemmeno lui ha voglia di parlare.

Senza rendersene conto, sono arrivati all'incrocio dove sono soliti separarsi; ogni sera Tsukki prosegue dritto, mentre Yamaguchi svolta a destra, abitano entrambi poco distante e quell'incrocio è da anni il loro punto di "rendez-vous".

Al mattino si trovano lì, senza mai nemmeno darsi appuntamento, e la sera si salutano per proseguire ciascuno verso la propria abitazione.

Anche quella sera Tadashi rallenta all'incrocio, perso nei suoi funesti pensieri, e quasi non si accorge che Tsukki prosegue senza nemmeno fermarsi a salutarlo, evidentemente anche lui perso nei suoi, altrettanto funesti.
Tadashi lo guarda mentre si allontana, le spalle ancora più curve del solito, come se un peso si fosse sommato ad accentuare la solita postura curva, che la sua altezza lo ha sempre portato a tenere.

Anche io sono affranto, Tsukki... però non mi hai nemmeno detto ciao...

Un po' di amarezza si fa strada nell'animo già abbattuto di Tadashi, ed il flusso dei suoi pensieri segue una quantomeno gradita deviazione dalla cupa disperazione della recente sconfitta, tornando ancora una volta a cercare di capire quell'enorme enigma che si chiama Kei Tsukishima.

Ma perché fai così?
Giochiamo insieme, nella stessa squadra, eppure soffri da solo, in silenzio, come se io non potessi capire il tuo dispiacere.
O forse è indifferenza la tua... Forse sei l'unico della squadra a cui non importa un cazzo se abbiamo perso!
Mi spiace Tsukki ma stavolta proprio non ti capisco...



Anche se nessuno della Karasuno ci credeva davvero, i giorni successivi alla sconfitta tornano lentamente alla normalità; hanno ancora voglia di vincere, di migliorare, di riscattarsi e tornare a volare.
Ciascuno di loro ha riflettuto sulle cause della loro sconfitta, e ha identificato dove deve migliorare.

E più di tutti, Tadashi Yamaguchi è intenzionato ad evolvere nella sua versione migliore e nel minor tempo possibile; come un Pokemon che tanto amava da bambino, Tadashi è convinto che se si allena con costanza e determinazione, la sua evoluzione sarà rapida e lo farà diventare un Pinch Server di prim'ordine.

È grazie alle parole di incoraggiamento che Makoto Shimada, vecchio compagno di squadra del coach Ukai, ha detto a Tadashi dopo la sconfitta con la Seijoh, se Tadashi ha trovato la forza di reagire e di mettersi in gioco. E dedicandogli del tempo quasi tutte le sere dopo aver chiuso il supermarket, per aiutarlo ad allenarsi nei servizi, sostiene Tadashi in questa sua voglia di crescita ed evoluzione.

Come ogni sera, Tadashi ha raggiunto Shimada, lo ha aiutato a sistemare gli ultimi scaffali, ed una volta chiusa la saracinesca, i due si spostano nel vicolo dietro al supermarket a lavorare alacremente sulla futura evoluzione di Tadashi.

- Ok, Tadashi, prova a farne ancora una. Prova a tenere la mano così. -

Shimada si mette in piedi dietro a Tadashi, il corpo quasi aderente al suo, per fargli capire la posizione esatta con cui impostare il servizio.

Tadashi sente il calore del corpo di Shimada aderente al suo; non si era mai posizionato così vicino, gli aveva sempre fatto vedere la posizione da copiare, o gli aveva corretto la sua tenendosi a qualche passo di distanza. Questa è la prima volta che gli mostra col suo corpo la posizione corretta. Tadashi si accorge del contatto con la sua mano grande a sostenere la propria, del petto solido contro le sue scapole.

- Ecco, qui il gomito deve stare così... -

Shimada tiene la voce bassa, forse perché la sua bocca è vicinissima all'orecchio di Tadashi e parlare forte non avrebbe senso; e infatti Tadashi è perfettamente consapevole di ogni parola che esce dalla sua bocca, e di ogni sensazione che il suo corpo gli trasmette. E mentre cerca di correggere la posizione avverte un leggero turbamento alla bocca dello stomaco, una sensazione nuova e sicuramente non spiacevole, ma nemmeno rilassante.

- In questo modo – continua con voce bassa Shimada – è più facile riuscire a colpire la palla perfettamente al centro, così da non farla ruotare nemmeno di un grado. Solo così sbanderà in maniera imprevedibile. -

Si allontana quindi piano da Tadashi, lasciandolo immobile come una statua nella posizione corretta.

- Vai... - gli dice quindi, dopo essersi messo al suo fianco poco distante.

Tadashi esegue il movimento come gli ha spiegato, imprime forza alla palla nel centro, senza farla ruotare, e questa finalmente ondeggia a destra e a sinistra per poi schiantarsi sui bidoni della spazzatura.

- Ottimo! - Shimada sorride e applaude.

Yamaguchi guarda la palla, poi si volta a guardare Shimada ed un sorriso radioso gli accende il volto.

- Bravo Tadashi. Devi farne almeno 100 così, però, uno di fila all'altro, per poter davvero essere perfetto. E poi passeremo al salto.... Ma non stasera, è tardi ed è ora di andare a casa. -

- Buonanotte e grazie per gli allenamenti Shimada-san, è davvero importante per me e apprezzo davvero moltissimo che spendi il tuo tempo con me. -

Shimada sorride imbarazzato, una mano dietro la nuca.

- Figurati Tadashi, mi fa piacere, mi fa sentire più giovane. Da quando abbiamo giocato con voi della Karasuno, io e gli altri ex alunni della associazione di quartiere abbiamo ripreso a giocare tra di noi ogni tanto, un tre contro tre con altri amici, quando riusciamo... quindi serve anche a me restare in allenamento. -

- Buonanotte Shimada-san. -

- Buonanotte Tadashi. -


Più tardi, al buio nel suo letto, Yamaguchi non riesce a prendere sonno.
L'adrenalina scorre ancora nelle sue vene, nella sua testa ancora l'ultimo servizio contro i bidoni della spazzatura. Ha flottato come voleva lui, gli ha regalato un guizzo di esaltazione, la certezza di essere sulla strada giusta, la consapevolezza che deve continuare ad allenarsi e potrà diventare sempre più bravo.
Meno male che Shimada-san ha intenzione di aiutarlo ancora....

Il pensiero di Shimada gli provoca una stretta allo stomaco ed un guizzo di calore al volto che non sa spiegarsi. Si gira e si rigira nel letto, ma la sensazione del petto di Shimada contro le sue scapole, il calore del suo corpo che ha percepito in quei pochi secondi, torna a turbarlo e non gli lascia prendere sonno come vorrebbe.
Rassegnato quindi ad una notte insonne, le mani dietro la nuca, guarda fuori dalla finestra.
Uno spicchio di luna brillante e luminosa è proprio nel suo campo visivo.

La luna.... Tsukki...
Non posso credere che non ti importi che abbiamo perso!
Perché non parli con me?
So che non sei arrabbiato con me, non ci sarebbe motivo, ma allora perché mi ignori?
Perché fai come se non esistessi?
Perché non mi parli mai di quello che provi?
Sono l'unico che lasci avvicinare, ma sempre in silenzio.
Ormai ti conosco, ma a volte avrei bisogno che mi considerassi...
Che ti confidassi con me...
Che mi supportassi quando anche io ho bisogno...

Shimada, mi supporta....

Shimada mi sta aiutando...

Shimada è solido quando mi appoggio a lui...

Pensieri sconnessi accompagnano finalmente Tadashi tra le braccia di Morfeo.

Talking to the moon | TsukiYamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora