CAPITOLO 4 - SORPRESA

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Il ritiro si conclude con una grigliata a sorpresa, in un clima di festa e relax, a rinsaldare e cementare vecchie e nuove amicizie sia tra i giocatori che tra i coach.

E questo clima alla fine è riuscito a contagiare anche Kei Tsukishima, ad insinuare lentamente nella sua testa il dubbio che forse, anche se è solo un club, si può fare di più, ci si può impegnare seriamente perché... perché è divertente, perché è una sfida contro sé stessi, e alle sfide di qualunque tipo, Kei non sa dire di no.

E questo cambio di mentalità, questo nuovo desiderio di rivalsa, è avvenuto proprio nel modo più inaspettato, e grazie all'ultima persona che Tsukki immaginava avrebbe potuto generare in lui un qualsiasi cambiamento.

Sei davvero cresciuto Tadashi. Nonostante i miei quattrocchi, io prima non ti vedevo. Ero cieco. Abituato alla tua discreta presenza, al tuo metterti sempre nella mia ombra, non mi sono accorto che sei maturato. Che sei cambiato, che sei diventato... fico.

Con un piatto di costine in mano, Kei guarda di nascosto Yamaguchi che scherza con Hinata.

Una mano tanto grande quanto pesante si schianta sulla sua spalla, mettendo seriamente a rischio il piatto tra le mani di Tsukki.

- Allora, alla fine le nostre risposte ti hanno convinto che vale la pena darsi da fare? Ho bisogno di sapere se mi devo preoccupare solo del piccoletto o anche di te... -

Kuroo sorride ammiccando e si allontana senza aspettare una risposta.

Proprio le risposte di Kuroo e Bokuto alla domanda cruciale di Kei, sono state l'elemento decisivo che ha completato la reazione innescata dalle parole di Yamaguchi. Entrambi gli hanno spiegato perché secondo loro vale la pena combattere, migliorarsi, lavorare sodo, anche se è solo un club...
Ma Kei la risposta la conosceva già, era già dentro di lui e si agitava per uscire da tempo ormai, anche se era rimasta schiacciata sotto alla paura che la delusione vissuta da suo fratello Akiteru, potesse capitare anche a lui.
E doveva dire grazie a Yamaguchi per quello.
Il timido, insicuro Tadashi che aveva finalmente iniziato anche lui a trasformarsi, a diventare consapevole e soprattutto presente di fianco a lui e non più dietro di lui, nascosto nella sua ombra.

Perso nelle sue riflessioni, Kei segue distrattamente con lo sguardo Kuroo che nel frattempo ha preso ancora un piatto di carne e la porta a Kenma che, seduto sull'erba, gioca alla sua console senza preoccuparsi di mangiare.

Kenma non alza nemmeno gli occhi e fa un cenno di ringraziamento con la testa a Kuroo, che si abbassa e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Kenma lo guarda improvvisamente, tutta la sua attenzione dirottata dal videogioco al suo capitano, e annuisce più volte.

Kuroo si allontana, prende da bere e pian piano si defila, dietro l'angolo, verso l'area della scuola dove ci sono le palestre.

Kei è rimasto colpito da questo scambio tra i due; abituato ad osservare molto e a parlare poco, presta particolare attenzione anche al linguaggio del corpo, e qualcosa nella interazione tra Kenma e Kuroo ha fatto pizzicare il suo sesto senso.

Torna a cercare con lo sguardo Kenma, ma dove era seduto c'è solo il piatto ancora pieno. Si è defilato veloce e silenzioso come un gatto e lui nemmeno se n'è accorto.

Kei allora poggia il suo piatto e si sposta piano tra la folla, e svolta l'angolo per seguire Kuroo. In cortile non c'è nessuno. Decide di fare comunque due passi lontano dalla folla, visto che quando si è allontanato Tanaka e Nishinoya stavano facendosi dei gavettoni con i bicchieri d'acqua.

Avvicinandosi alla porta aperta della palestra si accorge di un movimento al suo interno, un guizzo rosso e nero vicino alla rete.
Ma non è per niente pronto a quello che gli si para davanti quando si avvicina di qualche passo per vedere meglio: Kenma abbandonato tra le braccia di Kuroo che lo bacia appassionatamente.
Kenma è di spalle, la testa reclinata indietro, le punte più chiare dei capelli che gli toccano la schiena. Kuroo è voltato verso la porta ma non si accorge di Kei che li guarda, tanto è preso dalle labbra di Kenma che bacia avidamente, e con il lungo ciuffo corvino a coprirgli la visuale di tutto quello che c'è oltre a quella bocca.

Kei fa immediatamente un passo indietro, a togliersi dallo specchio della porta per non essere visto, e lentamente torna alla grigliata. Ma l'immagine di Kenma e Kuroo che si baciano è ben fissa nella sua mente.

Certo che questo ritiro mi sta fornendo moltissimi spunti di riflessione...



- Allora com'è andato il ritiro con le altre squadre? -

Shimada sta finendo di chiudere il negozio, Tadashi lo aspetta per il loro consueto allenamento.

Com'è andato? Bho... bene?
Non so se Tsukki mi parlerà ancora dopo quello che gli ho detto...
E' sparito, è andato in palestra a parlare con Bokuto e Kuroo, e poi non mi ha più rivolto la parola.
Alla grigliata poi era particolarmente silenzioso, turbato. 
Devo solo aspettare che mi parli, e quando lo farà, se lo farà, capirò se è tutto a posto oppure no.
Mi ha detto che sono fico... ma non lo so se è davvero un complimento o mi stava prendendo per il culo.

- Tutto bene – risponde finalmente Tadashi a Shimada, sorridendo imbarazzato per il ritardo con cui gli ha risposto – ci siamo allenati allo sfinimento ma è stato molto stimolante giocare con tutte quelle squadre fantastiche. E' stato anche divertente dormire tutti insieme....

Prosegue a raccontare qualche episodio mentre si spostano sul retro del supermercato.

- Ok Tadashi, stasera iniziamo col salto. – esordisce Shimada, per poi spiegargli la tecnica nel dettaglio.

- È più facile da fare che da spiegare. Guardami. Controlla la mia posizione di partenza, segui i miei movimenti, e guarda come la lancio. E poi prova tu... -

Tadashi guarda ipnotizzato Shimada mentre parla, i suoi occhi grigi dietro agli occhiali che brillano come succede tutte le volte che parla di pallavolo.

Ecco, lui è l'esempio da seguire. Non è diventato un giocatore di pallavolo, ma ha mantenuto la passione, il senso di divertimento, soddisfazione, euforia che ti dà anche se lo fai solo per te stesso. O per qualcun altro.
Me. Ora lo fa per me. È qui per me, sta passando le sue serate con me quando potrebbe fare qualunque cosa.
In effetti è la prima volta che lo realizzo, potrebbe uscire con gli amici, con una donna, o stare semplicemente a casa a guardare la televisione, mentre almeno tre sere a settimana resta qui con me, fino a tardi, e mi aiuta a migliorare il servizio.
Perché? Lui lo sa, come lo so io, che non sarò mai un giocatore professionista.
Quindi perché lo fa?

- Tadashi non così, devi avere già la posizione impostata prima di cominciare a muoverti. -

Shimada si accuccia dietro a Tadashi, e delicatamente spinge il piede sinistro di Tadashi più avanti, quindi risale con le mani lungo le sue gambe, salendo prima alle ginocchia e piegandogliele un po' di più, quindi sale ancora e preme l'interno coscia verso l'esterno, per allargare un po' le gambe di Tadashi: si alza in piedi e si mette ancora una volta dietro di lui, petto contro schiena, ad impostare la posizione delle braccia.

Il tocco di Shimada è stato delicato, rapido e per nulla sconveniente, ma Tadashi è comunque arrossito, e il suo rossore aumenta quando gli sussurra all'orecchio:

- Adesso chiudi gli occhi. -

Tadashi li sgrana ancora di più, ma dopo un attimo non può fare a meno che chiuderli e fidarsi di Makoto Shimada.

- Adesso voglio che ti concentri sulla tua posizione. Devi percepire ad occhi chiusi l'esatta posizione di ogni tuo arto, di ogni tuo muscolo. Ora respira lentamente. Inspira ed espira. Rilassati e concentrati. Questa è la posizione che il tuo corpo deve riuscire a riprodurre in campo ogni volta che dovrai fare un servizio. -

La voce di Shimada è un sussurro ipnotico, che riporta l'attenzione di Tadashi sulla posizione dei suoi arti. Ma non può fare a meno di percepire, anche e soprattutto grazie agli occhi chiusi, il calore di Shimada dietro di lui, il respiro tra i suoi capelli. Ancora una volta turbato da quella percezione, Tadashi cerca di non pensare ad altro che alla posizione per la battuta. Scaccia dalla sua mente altre ipotesi contorte sul perché del suo turbamento, combatte con tutto sé stesso per non arrivare a formulare nemmeno dentro la sua testa i pensieri strani e sconvenienti che cercano in qualche modo di farsi strada.

- Ora vai! -

E Tadashi riapre gli occhi, lancia la palla davanti a sé e dopo un paio di passi colpisce la palla perfettamente ferma, perfettamente al centro, e ancora una volta esulta nel vedere i bidoni dell'immondizia travolti dalla sua battuta.

Talking to the moon | TsukiYamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora