Capitolo 5

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Emily's POV

L'acqua mi va di traverso, sto affogando.

"Scusaaaa?" Chiedo tossendo a più non posso.
"Non ti strozzare Em!"
Si tira su a sedere e mi racconta di come Alex si sia preoccupato di sapere se fosse successo qualcosa al pub, continuando a chiederle se avesse ballato o bevuto con qualcuno, poi d'un tratto bloccandola contro la porta le ha scostato una ciocca di capelli dal viso sistemandola dietro le orecchie, l'ha guardata con desiderio poi si è portato il pugno in bocca mordendoserlo e con uno scatto le ha stampato un bacio sulle labbra.

"E tu che gli hai detto scusa?" sono confusa e stupita, piacevolmente stupita da questo plot twist improvviso.
"Niente Em ero lì come un'ebete paralizzata. Non ci credevo. Ma ora non so che fare, se gliene parlo si incazzerà pensando che mi voglio accollare, scapperà e saremo punto e da capo" ipotizza disperata.

"Senti ora mettiti a dormire, domani ci parlo io e tasto il terreno, ma tu non gli dire nulla, comportati come se niente fosse. Fa che sia lui a venire da te. Gli piace fare il duro ma funziona esattamente come tutti gli uomini. Fatti desiderare"

"Dici?" chiede lei non sapendo più a che santo rivolgersi.

"Alicia Hyde ti sei innamorata di mio fratello e per quanto io gli voglia bene, non te l'avrei mai augurato. Devi avere pazienza con lui" le stampo un bacio in fronte e la abbraccio forte.

Beh almeno a una delle due stasera è andata bene!

Trevor's POV

Ieri sera la ragazzina ha messo a dura prova il mio autocontrollo. È un finta ingenua, sapeva benissimo quali reazioni e in chi le avrebbe provocate e mi sa che anche lei stava giocando a provocarmi. Faceva finta di non guardarmi, di ignorarmi, ma capivo a distanza di metri che il suo corpo mi voleva. Conosco le donne, anche se credono tutte di essere speciali. 

Fatto sta che per levarmi dai piedi le attenzioni di quel rompipalle di suo fratello gli ho scritto un messaggio perché riportasse a casa lei e la sua amica sane e salve. Non tutti i ragazzi da queste parti sono affidabili. E loro avevano decisamente esagerato con l'alcool. 

Prima di andare a casa ho dato una seconda ripassata a Lex: avevo il culo e la scollatura di Emily impressi nel cervello e in qualche modo dovevo sfogarmi. Dovrei darci un taglio e farmela così da togliermi il pensiero.

Stamattina sveglia presto, voglio andare a correre per essere in forma per la partita di stasera. È sabato quindi non ci saranno ragazze rompicoglioni a rallentarmi. Infilo le mie air pods esco dalla confraternita e inizio a correre, senza una meta, un piede dopo l'altro. Dopo mezz'ora mi trovo davanti alla casa di mio fratello, la nostra casa. Mi avvicino e suono d'istinto. Apre la porta in pigiama e, senza dire niente mi abbraccia.

"Fratello, sono contento che sei passato, vieni entra c'è la colazione"

James è il figlio che ogni famiglia vorrebbe avere: studioso, responsabile, altruista e non finisce mai nei guai (almeno non per causa sua). È la mia antitesi perfetta. Un tempo eravamo molto simili ma dalla morte della mamma ognuno ha elaborato il dolore a modo suo.

"J, ci ho pensato e io i soldi della mamma non li voglio. Non ho fatto quello che ho fatto per soldi, la volevo aiutare, cazzo. Per cui tienili o bruciali non me ne fotte nulla basta che la smetti di rompermi le palle. Io non voglio niente" spiego cercando di mantenere la calma.

"Sei proprio pazzo come un cavallo, ma che cazzo pensi? Che volesse pagarti perché le donavi il midollo coglione? Ti ha visto perderti, sapeva che ti cacciavi nei guai e non voleva che un giorno ti ritrovassi senza istruzione o senza una possibilità per ripartire!"

Serro i pugni sono a tanto così da spaccare ogni centimetro di questa casa perfetta.

"Senti Trev, lascia stare, se tanto mi da tanto ti conosco meglio di chiunque altro. Ho pensato io ai soldi. Quando cambierai idea avrai solo che da chiedere, ma stai sicuro che non sarò io a prenderli e che di sicuro non li butterò fuori dalla finestra".

"Bene, fai come ti pare basta che non mi rompi più le palle con questa storia ridicola" mi alzo di scatto ed esco da quella casa. Ricomincio a correre, nuovamente senza una meta, nuovamente pieno di rabbia e con una voglia matta di urlare al mondo intero. Forse questo è il destino delle persone come me: venire consumate gradualmente dalla rabbia finchè non resta altro che cenere.

Dopo un'ora sono al parco del campus, ho bisogno di un caffè e una sigaretta per cui scelgo di raggiungere la caffetteria, ma sul bordo delle scalinate vedo lei. Emily fottutissima Forbes. Dio che incubo stamattina. Ma quella ragazza è dappertutto? Non si rende conto della mia presenza è troppo assorta nella lettura. I suoi occhi sono rapiti e si percepisce chiaramente che la sua mente sia altrove.
Mi incuriosisce ancora di più se possibile perciò mi avvicino "Sei la ragazza con il dopo sbornia più strano di sempre lo sai Forbes?"

Alza gli occhi e alla mia vista non perde la calma, mi guarda dritto negli occhi, ci sa fare devo ammetterlo.

"Buongiorno anche a te Thompson, io sto bene e tu?"

"Mmh vedo che le sei birre che ti sei scolata non hanno placato il tuo caratterino"

Alza gli occhi al cielo "Oh quello mai, tesoro" dice sarcastica.

"Non farlo mai più ragazzina, dico sul serio" la ammonisco.

"Che cosa?" non è così reattiva stamattina, un punto per me.

"Alzare gli occhi al cielo. Sei ancora più sexy quando lo fai e non so tu ma le scale non sono il mio posto preferito su cui scopare" le sussurro a un centimetro dalla faccia. Lei arrosisce un po' questa volta, due punti per me, ma non abbassa lo sguardo limitandosi a rifilarmi una delle sue espressioni più disgustate che sappia fare.

"E così tu nei dopo sbornia leggi, interessante"

"Eh si sai. Ho imparato anche io alla fine" risponde sarcastica, tornando con gli occhi sulle sue pagine.

"Nazim Hikmet"

Alza subito i suoi occhi su di me e li sgrana. L'ho colpita.

"Il più bello dei mari è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto" continuo io recitando la mia poesia preferita.

"E' stupenda. Come lo conosci?" mi guarda con un paio di occhioni a cui nessuno sano di mente saprebbe resistere.

"Sorpresa che abbia anche io un cervello?"

"Un po' si" ammette facendosi scappare una risata. 

"Me le leggeva mia madre" mi lascio sfuggire questo particolare senza neanche volerlo e subito me ne pento.

"Leggeva? Ora non lo fa più?" chiede con gli occhi che si riempiono di un'emozione fin troppo a me familiare: pena. 

"Questi non sono affari tuoi vero ragazzina?" ed ecco la rabbia ribollirmi nuovamente nelle vene. Me ne vado senza più degnarla di uno sguardo, stava oltrepassando una linea inviolabile. Sento solo la sua voce da dietro pronunciare queste parole mentre la sua mano mi afferra un polso e sento una pace immensa pervadermi la carne

"Trevor non volevo mi dispiace, sono stata inopportuna" ammise sinceramente sgranando gli occhi. 

"Mettiamo in chiaro le cose. Io e te non siamo niente, non siamo amici, non siamo confidenti, nulla. Se vuoi farti un giro accomodati, ma non ti fare strane idee, ragazzina"

"Io non voglio niente da te Trevor" ribatte sulla difensiva come se l'avessi colpita nel vivo. 

"Ah no? E ieri sera?"

"Ero ubriaca sarei stata così con chiunque, mai successo?"

Non sapevo cosa mi facesse incazzare di più: l'idea di un altro al posto mio o il fatto che avesse fatto tutta la carina per entrare in sintonia con me. 

Schioccai la lingua e mi voltai lasciandola lì. 

SECRETSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora