Capitolo 16

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Non ero riuscita a chiudere occhio per tutta la notte. La mia mente vagava da mio fratello a Trevor e ritorno. Continuo a rigirarmi nel letto nella speranza di prendere sonno e riposarmi un minimo, ma non ci riesco. L'orologio segna le sei e venti. Basta, tanto qui non ne cavo nulla, meglio impiegare questo tempo in modo un po' più produttivo e sgombrare la mente da tutta questa negatività. Grazie al fatto che il rettore mi aveva dato in consegna le chiavi della palestra e che avevo la mattinata libera dalle lezioni a causa di un'improvvisa influenza della professoressa di filosofia, potevo dedicarmi alle prove della mia coreografia senza fretta.

Scendo in cucina e mentre il caffè si riscalda nella moka afferro un paio di vestiti da mettere nel borsone. Il profumo e il borbottio provenienti dal fornello mi annunciano che la mia ricarica mattutina è pronta per cui verso il caffè nella mia travel mug e recupero le chiavi della mia macchina.

Le strade sono completamente buie e deserte. Fa parecchio freddo questa mattina tant'è che il vetro del parabrezza è completamente ricoperto da una sottile patina di ghiaccio. Metto in modo affinchè il riscaldamento possa scioglierlo e nel frattempo siccome ci vorranno secoli fumo in santa pace una delle mie Marlboro nascosta nel vano porta oggetti. Ripenso all'immagine di Trevor e Maddie avvinghiati e subito sento accendersi un fuoco di rabbia dentro di me. Come aveva potuto?

È un vero bastardo. E come avevo potuto io pensare anche solo lontanamente di poter provare dei sentimenti per uno come lui...è uguale a tutti gli altri, se non peggio. Ma stavolta ha messo definitivamente il punto a questa farsa con il suo teatrino.

Pigio sull'acceleratore e parto alla volta del campus che raggiungo in tempo record data l'assenza di semafori e la completa disponibilità di parcheggio. È un po' spettrale come situazione, a pensarci bene e data la mia solita fortuna non mi stupirebbe se ci fosse un serial killer pronto a rapirmi. Affretto il passo verso la palestra e mi ci chiudo dentro. Senza accendere le luci vado dritta filata a cambiarmi nello spogliatoio. Una scia di brividi compare sulla mia pelle nel momento in cui rimango mezza nuda a scegliere quale tuta mettere. Alla fine opto per un body con lo scollo a cuore a mezze maniche e un paio di pantacollant morbidi neri.

"Sei una cazzo di dea Forbes" la voce di Trevor mi fa trasalire e per poco non mi esce il cuore dal petto per lo spavento.

Mi volto e lo vedo sdraiato in un angolo con i suoi meravigliosi occhi azzurri accesi dal desiderio puntati su di me, o meglio, sul mio corpo, che era l'unica cosa a cui fosse veramente interessato.

Era circondato da bottiglie di birra e ed era visibilmente ubriaco.

"Trev dio santo vuoi farmi morire? Che ci fai qui?"

"Mi riposavo"

"Lo vedo, quanto hai bevuto scusa?"

"Mhmh solo così" risponde facendo stringendo pollice e indice, presumendo di non aver bevuto molto.

"Avevi qualcosa da festeggiare?"

"Si!" esclama mandando giù quello che deve essere l'ennesimo sorso "Il compleanno della morte di mia madre! Cin cin Emily vuoi un goccio anche tu?" chiede sbiascicando le ultime parole.

"Trev, smettila dai.." lo imploro raccogliendo le bottiglie e svuotando ciò che ne resta nel lavandino adiacente.

"E perché? Oggi mi ricordo come mai sono un completo fallimento. E' qualcosa da celebrare in fondo"

"Che colpa ne puoi avere tu Trev.." constato afflitta dal suo dolore. 

"Potevo curare il suo tumore, le avevo donato il mio stesso midollo, ma il suo corpo lo ha rigettato e per questo è morta. È morta perché sono marcio dentro, è morta perché suo figlio è stato tossico per lei più del cancro"

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