Capitolo 28

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Emily's POV

Mancavano davvero pochissime ore all'incontro tra il capofamiglia dei Ferri e mio fratello. Io e Ali avremmo portato a termine il nostro piano senza che nessuno, né Trevor né mio fratello Alex si accorgessero di nulla. Ci avrebbero fermate: gli uomini non credono mai che le donne possano essere capaci di risolvere problemi, pretendono sempre di essere loro i salvatori sul cavallo bianco.

Ma io e Ali eravamo cresciute con dei principi diversi. Era il caso di correre il rischio con un'occasione ghiotta come questa: sfruttare il risentimento di Walter Ferri per l'omicidio commesso da mio fratello per avere tutte le informazioni necessarie ad incastrare quel bastardo e scagionare mio fratello per legittima difesa di modo che potesse finalmente vivere da uomo libero alla luce del sole, senza mezze misure.

"Non si è mai vista una ragazza che vuole rinunciare alla sua festa di compleanno per un ritrovo fra mafiosi lo sai Forbes?" commenta Trevor stizzito mentre mi guarda prepararmi sdraiato sul suo letto.

"Trev, chissene frega, ci penseremo dopo al mio compleanno. In fondo se tutto andrà come deve avremo molto da festeggiare" sbuffo lasciando trapassare un po' di ansia. 

"A cosa ti riferisci?" chiede incuriosito.

Mannaggia a me e alla mia linguaccia lunga.

"Niente, solo che sarà già tanto se mio fratello uscirà vivo da quel covo" mi affretto a rispondere raffazzonando la prima spiegazione plausibile.

"Sei preoccupata?" chiede alzandosi e cingendomi la vita da dietro.

"Potrei non esserlo?" noto fissando il nostro riflesso nello specchio di fronte a me.

"Non saresti tu" puntualizza annusando i miei boccoli castani "Ma ti giuro che non gli accadrà nulla, sarei pronto anche a mandare a monte il piano nel caso per Alex si mettesse male"

"Che vuoi dire?"

"Non lascerei mai che gli accada nulla. Non lo sopporto, è una fottutissima spina nel fianco, ma so quanto ci tieni per cui lo proteggerei anche a costo della mia vita"

"Ti esporresti così tanto? Per me?"

"Ho promesso che nessuno ti avrebbe più fatta soffrire, non sarò io a farlo, ficcanaso"

"Sai Trev non ti facevo dolce, pensavo fossi rimasto l'animale che mi caricava a spalle quando mi rifiutavo di seguirti"

"Occhio che sei sempre a rischio, specie se ti vesti così"

"Così come? Ho solo un pantalone e una camicia"

"Una camicia bianca, scollata per giunta. So che nel tuo mondo di marzapane questo non significhi nulla, ma nel mondo vero, manda parecchi segnali" afferma insinuando una mano sotto il tessuto di raso bianco percorrendo il tragitto fra l'ombelico e il mio seno.

"Sei tremendo"

"Dopo l'incontro vorrei parlarti" esclama serio infilandosi le mani in tasca. 

"Di cosa?" chiedo sorpresa. 

"Dopo l'incontro, piccola, non ti preoccupare, niente di negativo"

"Perché non ora?"

"Perché adesso dobbiamo andare. A meno che tu non voglia restare qui cosa che preferirei di gran lunga piuttosto saperti in una stanza piena di uomini armati"

"No, non ho cambiato idea"

Trevor afferra una pistola dal cassetto del comodino e un mazzo di chiavi, per poi infilarsi la giacca di pelle.

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