Squadra 24 - Storia di un disastroso naufragio spaziale

9. Iniziare le operazioni

Il giorno dopo la squadra fu svegliata dal suono di un clacson, parecchio insistente. In realtà gran parte della cittadina si svegliò a causa di quella fattispecie di varo di nave, ponendosi diverse domande sul perché un camionista stesse strombettando lungo le vie della loro città, ma qualsiasi opzione avessero vagliato le loro menti era lontana dalla realtà, soprattutto chi ha pensato che fosse un corteo matrimoniale dai gusti particolari. Dušan era tornato, con sorpresa e parte dispiacere della squadra, e stava rumorosamente segnalando la sua presenza nel cortile del motel. Tutti gli ospiti, ovvero i componenti della squadra, si affiancarono al balcone e una prima domanda sorse nelle loro menti: come aveva fatto il loro compagno a prendere un camion e trascinare via con sé la loro cosmonave. Perché non vi erano dubbi, quella che bloccava la strada principale era la loro cosmonave, era troppo facile riconoscere quelle ammaccature.

Miguel e Zilong scesero subito in parcheggio, mentre Nastia decise di aver soddisfatto la sua curiosità e si ritirò nella sua stanza, sperando che Dušan non suonasse nuovamente quell'assordante clacson. Giunti in parecchio, trovarono anche la proprietaria del motel, uscita per essere sicura di non aver avuto un'allucinazione. Non le era stato segnalato niente, non le avevano detto di quell'arrivo improvviso e si chiese se, forse, era giunto il momento di fare armi e bagagli e smetterla di aver a che fare con quella gente aliena. Alla fine, le sue bambole le davano abbastanza da vivere per prendere un piccolo ranch in campagna, dove poteva anche creare un laboratorio più decente del magazzino del motel.

«Ehilà ragazzi, visto chi è tornato?» disse Dušan, scendendo dal camion.

Miguel e Zilong non erano felici. Più che altro, erano sollevati che stesse bene, ma non si capacitavano di come fosse riuscito a tornare, visto che era sotto custodia assieme alla cosmonave.

«Lo so, lo so, non dovrei essere qua. Diciamo che sono riuscito a convincere i nostri amici a lasciarmi andare. Non sapevate quanti controlli volevano fare e io ho giustamente spiegato che avevamo fretta, quindi.... Eccomi qua.»

Il silenzio cadde sul parcheggio, nessuno credeva alle sue parole, nemmeno la proprietaria del motel.

«Metodo Dušan, ragazzi, fidatevi.» disse l'uomo, cercando di strozzare una risata di disagio.

Zilong sospirò, mentre Miguel rimase perplesso da quell'affermazione e non aveva torto a farlo. Il metodo Dušan consisteva in pratiche poco etiche di cui la squadra non si era mai informata, in quanto a conti fatti li avevano sempre portati a raggiungere i loro fini. Ogni tanto c'erano state delle ripercussioni, ma trattandosi di Dušan sapevano che era inevitabile.

«Ovvero? Scusa la mia perplessità, ma ieri sei giusto finito in prigione.»

Miguel non era avvezzo all'omertà sul caso, anzi era la prima volta che sentiva nominare quella pratica.

«Sì, piacerebbe anche a me avere una spiegazione. Vorrei evitare guai.»

Ed ovviamente anche la proprietaria del motel era estranea alle dinamiche della squadra.

Dušan, comprese, ma non poteva di certo raccontare che aveva ubriacato le sue guardie, offrendo loro la sua riserva speciale atta per mandare k.o. qualsiasi creatura del cosmo, per poi prendere quanto restava della loro dignità a carte, assieme alla cosmonave. Se ne era scampato giurando loro di non rivelare nulla, per non infangare la loro dignità, ma non era sicuro che avrebbero resistito a lungo prima di reclamare il lotto. Forse era giunto il momento che si decidessero a riparare la cosmonave, voleva mettere quanto più spazio possibile tra lui e le persone che raggirava.

«Ve lo assicuro io, è affidabile.»

Quelle parole suonarono strane dalla bocca di Zilong, in particolare per Miguel. Sapeva fosse la persona più ragionevole del gruppo e gli parve strano che si fidasse sulla parola di Dušan. Lo conosceva da più tempo di lui, era vero, ma più lui ci conviveva più gli sembrava che non migliorasse con il tempo.