Non capisco. Perché mai qualcuno vorrebbe acquistare dei preservativi insieme ad una confezione maxi di caramelle gommose? Cos'è, vendono queste cose ai ragazzini? È una cosa da pazzi, andiamo.
Guardo raccapricciato la cassiera e scuoto il capo. C'è un tizio con un sombrero stampato sopra. È quasi più probabile che una ragazza rimanga incinta con questi che senza. Beh, non che mi riguardi visto che la mia è già più che incinta. Ha persino superato la data del parto di due giorni. Sta letteralmente impazzendo e lo detesto perché non voglio vederla così frustrata e sofferente.
Poso gli occhi sulla spesa che scorre sul tappetino e controllo di aver preso tutto.
Merda.
Ho dimenticato le patatine alla paprika.
Molly mi uccide se torno senza quella ma con le zuppe.
«Ho dimenticato una cosa. Ci metto dieci secondi» avviso la donna che, annoiata, smette di masticare e mi guarda. Annuisce piano e riprende a masticare. Nemmeno un lama masticherebbe con così tanto vigore.
Percorro le corsie e mi addentro in quella con gli scaffali colme di schifezze. Al momento questo è l'unico modo per indurre il parto secondo Molly. Mangiare speziato. Il sesso è fuori discussione, io non voglio rischiare di farle male e lei non riesce nemmeno a stare dieci minuti senza affannarsi. Per una donna minuta come lei è un bel peso di cui farsi carico, quindi, preferisco che stia a riposo e mangi tutte le patatine e il cibo messicano che desidera. Cerco quelle alla paprica mentre tiro fuori il cellulare dalla tasca dei jeans. Rispondo prima che possa finirmi male.
«Sì, amore, lo so, lo so. Sono in ritardo. Sto arrivan-»
«Tom» la voce di Vivienne mi fa immobilizzare sul posto.
«Vivienne? Che succede?» chiedo allarmato.
«Penso che tu dovresti mollare la spesa e correre in ospedale. Ero al telefono con Molly quando ha iniziato a lamentarsi e poi ha urlato che le si erano rotte le acque un'ora fa.»
«Merda. Merda» passo una mano tra i capelli e mi fiondo alla cassa.
«Danny è andato subito a prenderla. Gli ho detto che ti avrei avvisato io.»
«Sto arrivando. Aspettami davanti all'entrata, okay?» ansimo gettando alla rinfusa un paio di banconote sul tappetino mobile dove giace la mia spesa.
«Signore, cosa-»
«Senta, mia moglie sta per partorire. Doni tutto ai senzatetto» abbaio, sfrecciando fuori dal supermercato.
«Vivi, ci sei?» domando, prendendo posto in macchina. Sono agitatissimo. Molly è sola, io non sono con lei. Dio, spero di farcela in tempo.
«Sono qui. Ascolta, stai sereno, okay? Le si sono rotte le acque ma non sappiamo ancora quanto sia dilatata. Probabilmente ci vorranno un bel po' di ore prima che partorisca» spiega.
Sento i rumori di clacson e gente che chiacchiera. «Sei per strada da sola?!»
«Rilassati. Sono quasi arrivata.»
«Danny mi ammazza. Ti passo a prendere. Dove sei?»
«Vedo l'ospedale, fossile. Sbrigati solo ad arrivare» ride prima di attaccare.
«Vi-Vivienne?!» non ci credo, mi ha davvero attaccato in faccia. Mentre sto per impazzire.
Sfreccio tra le strade e finalmente, finalmente vedo l'ospedale. Parcheggio in diagonale, occupando due parcheggi ma ben poco me ne frega. Raggiungo mia cognata davanti alle porte e sospiro di sollievo quando noto che non è da sola. Paige freme sul posto, mentre Caleb ghigna.
«Dov'è?» biascico.
«Stanza 4B, secondo piano. Ti avverto: farai meglio a muovere il culo, ti sta cercando.»
«Speriamo di non dover assistere a una nascita e un funerale messi insieme. Non sarebbe carino per il pupo non conoscere il padre» dice Caleb.
«Caleb!» esclama Paige, esasperata.
«4B. Secondo piano» mormoro, superando di corsa le porte.
Percorro le scale a due a due. Ben presto capisco che alla mia età fingermi un diciottenne pieno di energie non mi è più possibile, ma stringo i denti e ansimante, raggiungo il piano.
Quando vedo la porta, corro e la spalanco.
«Thomas?!» esclama Molly.
La speranza che percepisco nel suo tono lenisce il senso di colpa. «Eccomi. Sono qui, tesoro. Sono qui» la raggiungo e mi chino, baciando la fronte madida di sudore.
«Beh, è arrivato giusto in tempo, papà. Sua moglie sta per entrare in sala parto» sorride la dottoressa.
«A-adesso?» balbetto.
«Hm-hm. È abbastanza dilatata da poter cominciare.»
«Eccomi!» esclama Paige raggiungendoci. «Sono la sorella» si presenta.
«Sicuro che non posso entrare?» borbotta Danny.
«Meno caos, più concentrazione per la mamma» ribatte la dottoressa, uscendo dalla stanza.
«Tom» piagnucola la mia ragazzina. «Ho paura.»
«Guardami» accarezzo il suo viso. «Andrà tutto bene. Pensa che fra poco non saremo più in due» mormoro sulle sue labbra.
«Non vedo l'ora» tira su col naso mentre le stringo la mano.
Raggiungiamo la sala parto pochi minuti dopo, mi faccio da parte per poter indossare il camice e far sistemare Molly. Paige mi guarda, vedo preoccupazione, ansia e gioia vorticarle negli occhi che sono lo specchio dei miei. Stringe la mia mano e si sposta sul fianco destro del lettino su cui è accovacciata Molly. Io prendo posto sul fianco sinistro e chino il capo per poter baciare la fronte umida di Molly.
«Tu guarda, è proprio fortunata» commenta la dottoressa esaminando... già, là sotto.
«Che succede?» domando preoccupato.
«Siete arrivati giusto in tempo. Molly sarà una di quelle mamme fortunate che spingono un paio di volte ed è fatta» ridacchia. «Vedo la testa.»
«Di già?!» si agita la mia biondina.
«Avanti, Mol, spingi fuori il mio nipotino. Non vedo l'ora di vederlo» piagnucola Paige.
«Forza, Molly» sorride la dottoressa. «Spingi. Più che puoi.»
Molly strizza gli occhi e accidenti, anche la mia mano. Tutta quella storia sulle donne che diventano forzute quando partoriscono? È vera, verissima.
Non so quanto tempo passi precisamente, la mia concentrazione è focalizzata su mia moglie, che singhiozza dolorante e cerca il mio conforto. Sussurro piccole rassicurazioni al suo orecchio, provando a rasserenarla con vecchi ricordi di noi due. Dirle di spingere, di non mollare, mi sembra stupido. Sa già che non può farlo, sa già che deve sforzarsi per far sì che nostro figlio ci raggiunga. Dunque, io mi limito a mantenerla il più tranquilla possibile. Questa deve essere una bella esperienza per lei, non voglio stressarla più di quanto non lo sia già.
«Forza, tesoro, ci siamo quasi» mormora, colma di emozione, Paige.
«Un'altra, Molly. Un'altra e incontrerete questo piccolino» sospira la dottoressa.
«Tom» stringe la mia mano. «Fa malissimo.»
«Posso solo immaginare quello che stai provando, bellissima. Prendi un bel respiro e pensa a quanto abbiamo voluto che arrivasse questo momento. Ora ci siamo. Sta a te.»
«E se non ci riesco?» singhiozza.
«Amore, lo hai già fatto. Hai quasi finito. Un'ultima spinta. Forza» bacio la sua fronte per la milionesima volta.
Molly annuisce, poggiando la testa sulla mia spalla, e spinge. Emette una serie di lamenti che mi lacerano il cuore, poi il silenzio e infine... eccolo lì, il vagito di un neonato. Le strilla del nostro bambino.
«Oh, mio Dio» Paige inizia a piangere come una matta, seguita a ruota da Molly e il sottoscritto.
«Bene, direi che qualcuno non è contento di essere uscito senza cappotto stasera» ride la dottoressa, sollevando un piccolo fagotto pasticciato.
«Il papà vuole tagliare il cordone ombelicale?» domanda una delle tre infermiere.
Annuisco. Afferro le strane forbici che la donna mi porge e taglio. Mio figlio continua a piangere e quasi tremo all'idea di essere stato a fargli del male.
La dottoressa avvicina il piccolo a Molly, posandolo tra le sue braccia per pochi minuti. «Vi presento vostro figlio.»
«Tom» Molly singhiozza fortissimo. «Oddio, è... è bellissimo.»
«Adesso pensiamo a pesarlo e dargli una bella ripulita. Tra poco potrete godervelo per tutto il tempo» ci comunica un'altra infermiera.
«Sta bene?» domando, non staccando gli occhi dal fagottino che sembra ossessionato dalla sua mamma. Ha smesso di piangere nel momento in cui la dottoressa lo ha appoggiato sul petto di Molly. In effetti, lo comprendo. Capisco che effetto faccia stare accanto a lei, quindi... ecco, non posso biasimare mio figlio per essere stato ammaliato da sua madre.
Madre.
Dio... sono un papà.
Ho un figlio.
La ragazzina per cui ho perso la testa anni fa mi ha appena fatto diventare un padre.
«Sei stata grandiosa, tesoro» singhiozza Paige. «Ti voglio tanto bene.»
«Anch'io, P» sorride Molly.
«Vado a dire agli altri che è nato. Resti tu con lei?» guardo Paige.
«Certo. Vai pure. Spero che Caleb faccia un video a Danny» ghigna.
Sbuffo una risata, bacio Molly ed esco dalla sala parto. Ad attendermi, in corridoio, ci sono tutti.
«Allora?!» Danny scatta nella mia direzione.
Un grande sorriso mi incornicia il volto mentre lo abbraccio. «È nato» annuisco.
«Oh, mamma» sento singhiozzare Vivienne mentre si avvicina a noi e ci stringe. «Congratulazioni, Tom» piange.
«Sta benissimo. E Molly... santo cielo, è stata grandiosa» spiego mentre abbraccio chiunque.
«Tesoro» mia madre mi accarezza il viso, commossa e poi posa un bacio sul mio petto, all'altezza del cuore. «Sono fiera di te.»
«Anch'io, figliolo» annuisce papà, gli occhi lucidi.
«Possiamo vederla? Devo vedere la mia bambina» si avvicina Grace.
Stringo un braccio attorno al suo corpo e sorrido. «Tra poco.»
«Eccola!» esclama Caleb.
Mi volto e sorrido, notando le infermiere trascinare un letto fuori dalla sala parto.
«Ehi» sorride lei, prima di sbadigliare.
«Amore mio» singhiozza Grace. «Sei stata bravissima. Sono così orgogliosa.»
«Grazie, mamma» sorride.
«La portiamo in stanza. Fra un quarto d'ora potrete entrare a farle visita.»
Mezz'ora dopo sono seduto accanto a Molly, sullo spazioso letto della stanza, mentre la osservo cullare nostro figlio.
«Ho una domanda» dice Caleb.
«Non oso immaginare che genere di domanda sarà» sospira Paige.
«Se Tom è un fossile» inizia.
«Santo cielo, Caleb» emette un lamento Danny.
«Dicevo» il biondo fulmina con lo sguardo mio cognato. «Se Tom è un fossile, significa che Michael è nato già vecchio?»
«Oh, mio Dio» ride sonoramente Molly.
«Lo sai, è una domanda valida» annuisce Vivienne in accordo.
«Non ho parole» sospira Greg scuotendo il capo.
«Il bambino non è vecchio. L'eccezione è solo Thomas» dice Paige.
«Sì, ma condividono gli stessi geni» gli fa notare Caleb.
«State davvero parlando di mio figlio e mio nipote come se fossero vecchi relitti marini?» sbuffa mamma.
«Oh, cielo... relitto. Mi piace» annuisce Molly, guardandomi.
«Mancava, eh?» le scosto una ciocca di capelli dal viso e sorrido.
«Ti amo» bisbiglia. Potrebbe anche non farlo, visto che la nostra famiglia è impegnata a discutere su come chiamarmi da oggi in poi.
«Grazie mille, tesoro. Per tutto» bacio la sua bocca morbida.
Lei sorride e posa la testa sul mio petto.
«Bene. Adesso, Caleb, perché non muovi quel bel culetto e ci delizi di un bel nipotino?» domanda Grace.
Paige quasi non si strozza.
«Per il momento ci accontentiamo di quello che abbiamo già. Giusto, strega?» la guarda divertito.
«Già, per il momento Target è abbastanza» annuisce vigorosamente lei. «E poi, accidenti, Molly ha appena partorito, pensate a lei piuttosto che a me e il mio fidanzato» borbotta stringendosi al fianco di Caleb.
«Si accettano scommesse!» esclama Vivienne.
Sono entrato in un branco di matti, eppure, non lo cambierei per nulla al mondo.
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𝐃𝐀𝐍𝐍𝐘, 𝐓𝐑𝐄𝐕𝐎𝐑, 𝐓𝐎𝐌, 𝐂𝐀𝐋𝐄𝐁
ChickLit𝐔𝐧𝐚 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐢𝐥𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐒𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭'𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐞: 𝐇𝐚𝐫𝐩𝐞𝐫, 𝐃𝐞𝐥𝐢𝐚, 𝐌𝐨𝐥𝐥𝐲, 𝐏...