𝐂𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞

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«Dico solo che se ci scoprono, la colpa la do a te» sibila mia moglie.
«Tu dai sempre la colpa a me, non vedo perché stavolta dovrebbe essere differente» sbircio dallo spiraglio che ho aperto pochi secondi fa. «Piuttosto, assicurati di aver coperto bene il davanzale» ghigno, continuando a spiare il corridoio. «Ahia!» sbuffo massaggiandomi la nuca che mi ha appena colpito. Santo cielo, sarà pure minuta, ma picchia forte.
«Dai, Danny, muoviti! Sto morendo di caldo!» borbotta infastidita.
«Amore mio, luce dei miei occhi, è normale che tu senta caldo visto che abbiamo appena scopato come si deve» mi volto nella sua direzione. Sia mai che mi colpisca di nuovo.
Harper assottiglia lo sguardo e si avvicina. «Perché non riuscivi a contenerti» mi ricorda.
«Futili dettagli» gesticolo, liquidando le sue parole.
«Usciamo. Sono stufa di stare qui dentro» sospira.
«Non lo vuoi fare un altro figlio?» la guardo con occhi ammaliatori. «Mi manca vederti incinta. Sei sempre bellissima, ma quando sei incinta... Dio, potrei parlare per ore di quanto mi fai impazzire» afferro il suo viso e le bacio le labbra gonfie e ormai prive di rossetto.
Nonostante la poca luce riesco a scorgere il rossore che, dopo anni passati al mio fianco, le colora ancora il viso. La mia bellissima donna. Se quella storia sulle anime gemelle è vera, allora non c'è dubbio che Vivienne Bradshaw sia la mia. In ogni forma, stato, condizione.
«Non avremo un altro bambino che sarà persino più piccolo di suo cugino, Danny» mi avvisa. «Ho chiuso i battenti dopo le gemelle. Tre figli bastano e avanzano. Io e Delia ci siamo tirate fuori da quella barca dopo gli ultimi parti» rabbrividisce.
«E Delia lo sa?» sbuffo una risata.
«Ne è certo anche Trevor. Ci siamo tutti presi un bello spavento quella notte e loro sono i primi a non voler più provare quella brutta esperienza» spiega, accarezzando la mia mano.
Rimango in silenzio, ripensando al parto del nostro nipotino. Non avevo mai visto il mio migliore amico così spaventato come allora. In realtà, penso che l'unica volta in cui l'avevo visto pietrificato era stata quando Delia era andata via. In effetti, quadra tutto. «Già, tre è perfetto» rilascio un profondo respiro, prima di posare le labbra sulla fronte di mia moglie. «Dopo quella notte ho pensato tante volte a come mi sarei comportato io, sai?»
Vivienne alza il volto, guardandomi con occhi comprensivi.
«Se ti avessi perso, se avessi anche solo rischiato di perderti, avrei totalmente perso il senno. Per quanto io voglia bene a Trevor, sono grato ogni giorno di non aver mai provato quello che ha provato lui.»
«Sono d'accordo» mormora. «E sono felice che le cose si siano sistemate. Lucas sta bene, Delia sta bene e la loro famiglia va alla grande. È questo ciò che conta» sorride.
«Giusto» la bacio. «Giusto, giusto, giusto» bisbiglio sulle sue labbra. «Ti amo moltissimo.»
«Anch'io ti amo moltissimo, inseminatore seriale.»
Scoppio in una sonora risata e spingo la porta. Sono stufo di nascondermi, fa troppo caldo per continuare a fingerci diciottenni eccitati. In corridoio non c'è nessuno, quindi, Vivienne può tranquillamente darsi una sistemata mentre io l'ammiro. Meravigliosa.
«Andiamo, spero non ci abbiamo dato per dispersi» Harper stringe la mia mano.
Mi abbasso per lasciarle l'ennesimo bacio, stavolta sul morbido collo e stringo il suo fianco. «Siamo gli pseudo-genitori della sposa, possiamo fare quello che vogliamo.»
«Mi dispiace, tesoro, ma io continuo a reputare Paige mia cognata.»
«Ma se fino alla scorsa settimana piagnucolavi chiamandola la tua bambina e il tutto davanti alla sua vera madre?»
«Grace non ha detto niente» borbotta.
«Perché sa che consideriamo quei due splendori le nostre figlie» ribatto con un'alzata di spalle. Non smetterò mai di sentirmi così nei loro riguardi. Molly e Paige sono le mie bambine, il mio orgoglio più grande insieme a Devon e le gemelle.
«Ci credi che sono sposate? Molly ha persino un bambino!»
Il primo singhiozzo di mia moglie arriva previsto come il sole di oggi. Sapevo che prima o poi sarebbe scoppiata. Ha fatto la qualunque per trattenersi.
«Oggi Paige si è sposata e presto o tardi ne faranno uno anche loro e noi... ci pensi a quanto toccherà ai nostri, di figli? Oddio» singhiozza sventolandosi la mano davanti al viso.
«Amore, il sesso nello sgabuzzino serviva proprio a rilassarti, non a suscitare l'effetto contrario» scaccio via le lacrime.
«Allora dobbiamo rifarlo!» sbraita. «Facciamo di nuovo sesso perché non- io non sono rilassata» piange.
Una coppia di anziani – non ho idea di chi siano, forse ospiti dell'hotel – ci fissa scandalizzata. Pft, come se loro non ci avessero mai dato dentro come conigli quando avevano quarant'anni in meno. Falsi e ipocriti.
Accarezzo con dolci pacche la schiena di Harper e poi l'attiro a me. «Ti prometto che faremo tanto sesso quando torneremo a casa. Adesso, però, devi calmarti. Stiamo tutti bene. Okay?»
«Non posso credere che siano tutti così grandi» tira su col naso.
«Beh, nella vita si cresce. Non sei tu quella che me lo ricorda sempre quando si tratta delle gemelle? Grandi e piccole, ovvio.»
Vivienne mi stringe e bacia la mia mandibola. «Hai ragione. Devo calmarmi.»
«Andrà tutto bene, d'accordo? E se il futuro ci porterà problemi, allora risolveremo anche quelli. Siamo una squadra abbastanza decente, sai?» dondolo piano, cercando di calmarla.
«Li ho trovati!» esclama la voce di mio cognato. Tom ci raggiunge ma non appena nota Vivienne in lacrime, accelera il passo e posa subito una mano sulla schiena della cognata. «Vi? Che succede?» mi guarda preoccupato.
«Niente, ha solo piagnucolato da buona mamma chioccia qual è» lo rassicuro.
«Vivienne, Danny, ma dove vi erava- Vivi?» mia sorella stringe al petto il mio nipotino di qualche mese e attende che qualcuno le spieghi.
«Tutto bene. Ci siamo imbucati nello sgabuzzino per fare sesso» spiego.
«Che schifo, Danny!» esclama Molly.
Tom arriccia il naso mentre prende in braccio suo figlio. «I dettagli potevi tenerteli per te. Io non ti parlo di certe cose.»
«E fai bene. Se vuoi vedere tuo figlio al college, continua così» lo avviso.
«Allora, mi spieghi perché l'hai fatta piangere? E piantala di parlare così a mio marito, idiota!»
«Cosa ti fa pensare che sia stato io a farla piangere?!» esclamo infastidito.
Molly prende un profondo respiro e mi guarda. «Hai detto che avete fatto sesso e ora sta piangendo.»
«Sto piangendo perché siete tutti cresciuti e vi amo tanto. Se tuo fratello mi facesse piangere per il sesso-»
«È successo e ti è piaciuto» ghigno, arcuando un sopracciglio.
«Sta zitto!» Harper mi colpisce allo stomaco. «Va tutto bene, sul serio» si asciuga il viso e poi avvicina il capo a Michael, dormiente. «Vieni dalla zia, scricciolino mio» se lo stringe al petto. «Vedi?» mi guarda. «Bambini ma non provenienti dalla mia vagina. È magnifico» sospira sollevata prima di piantarci in asso e dirigersi verso la sala da cui proviene la musica.
«Ha rapito mio figlio?» chiede Molly dopo qualche secondo.
«Penso di sì» annuisco.
«E ha detto davvero vagina?» deglutisce Tom.
Annuisco, riflettendo sulle parole di mia moglie. Non ha tutti i torti. Ci godiamo i figli degli altri e lei non deve passare le pene dell'inferno. Vinciamo tutti. Anche se continua a mancarmi il pancione. Magari riguarderò l'album per la quattordicesima volta. O la ventiquattresima. Chi lo sa.
Scrollo le spalle e infilo le mani nelle tasche dei pantaloni. «Procreate un'altra volta, ho bisogno di un altro bambino. Ma non pensate per nessuna ragione al mondo di scopare in quello sgabuzzino. O in qualunque altra stanza» li minaccio senza voltarmi mentre cammino. Ho una moglie e un nipote da strapazzare. E poi mi godrò anche un altro ballo con la mia bambina.
Già, è una vita magnifica questa. 

𝐃𝐀𝐍𝐍𝐘, 𝐓𝐑𝐄𝐕𝐎𝐑, 𝐓𝐎𝐌, 𝐂𝐀𝐋𝐄𝐁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora