𝐓𝐫𝐞

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amici cari, mi sono appena resa conto (perché io dormo anche con gli occhi aperti) che il terzo capitolo di Caleb l'ho scritto dal punto di vista di Paige e non ho il MINIMO sbattimento di cambiarlo quindi ve lo subite, vi avverto

Mio marito è strano.
Mi guarda in modo torvo da giorni, quasi fossi io quella a nascondergli qualcosa ma di sicuro non è così. Voglio dire, potrei aver mangiato le sue ultime due barrette alla frutta secca ma non potrebbe mai guardarmi in quel modo solo per quello.
«La strada, Caleb» alzo gli occhi al cielo mentre lui torna a prestare attenzione al semaforo verde da ormai un paio di minuti. Siamo stati a casa di Molly e Tom per trascorrere una domenica in compagnia ma adesso, nonostante ami la mia famiglia, voglio solo fare un bel bagno caldo e poi guardare le repliche di Criminal Minds sotto le coperte, appiccicata a quello strambo di mio marito. Mi manca il mio cagnone ma i bimbi hanno voluto tenerlo per la serata e quindi... adesso torniamo a casa senza il nostro Target.
Fatico a credere che sono già passati due anni dal fatidico sì, ancora più strano è che sia diventata zia per la seconda volta e che impazzisca per i miei nipotini. Tre anni fa, quando Molly ha annunciato che non si sarebbe celebrato nessun grande matrimonio perché volevano concentrarsi solo sulla gravidanza, è stata una notizia coi fiocchi. Indovinate su chi è ricaduto il tutto? Le donne della famiglia si erano unite formando una specie di idra incavolato nero con Molly, ma quando lei ha fatto gentilmente loro notare che potevano comunque occuparsi del mio matrimonio... non ho avuto scampo. La stronza si è salvata solo perché incinta del mio nipotino. L'idra si era trasformato in un branco di bassotti felici e in trepida attesa che io decidessi una data così da potersi dare da fare con i preparativi. La cosa assurda di tutto ciò? Ho affidato tutto quanto a loro. Mi sono solo presentata per la scelta dell'abito da sposa e approvare la location. Fine. Il giorno del mio matrimonio è stato una sorpresa sia per lo sposo che per la sposa. Devo dire che non è stato affatto male, penso che in futuro avrò meno rughe solo per non essere impazzita a causa di tutta l'organizzazione. Facendo dei calcoli approssimati, abbiamo optato per sposarci la prima settimana di novembre così che il piccolo Hardy avesse qualche mese di vita per godersi il matrimonio della sua zietta del cuore. Superato il primo anno di vita di Michael, Molly e Tom avevano deciso di avere un secondo figlio, Luke. Un po' per l'avanzare d'età del nostro amato fossile, un po' perché c'è sempre piaciuta l'idea di fare figli vicini d'età. Non che sia arrivato ancora il mio turno, certo. Chissà come sarebbe nostro figlio...
«Strega?»
Batto le palpebre e seguo Caleb verso casa. Non mi ero resa conto che fossimo già arrivati.
«Amore?» chiudo la porta alle nostre spalle.
«Sì?» mi guarda intento a liberarsi delle scarpe e poi del cappotto. «Mi dai un bacio?»
Caleb aggrotta la fronte, sospettoso che io stia architettando qualcosa. Beh, in realtà è così. Cerco sempre di rabbonirlo il più possibile quando devo chiedergli qualcosa.
«Mmh» si avvicina piano, sull'attenti e allunga piano le braccia nella mia direzione avvolgendole attorno ai miei fianchi.
Lo guardo divertita, non potendone fare a meno. «Ti amo moltissimo» sfioro il suo naso con il mio.
Caleb sgrana gli occhi e si scosta piano. «Fai la tua richiesta, ammaliatrice dei miei stivali.»
Rido poggiando la fronte sul suo petto e sospiro piano beandomi del suo profumo. «Mi prepari le lasagne per cena?»
«Lasa- ma abbiamo mangiato pasta a pranzo!» esclama.
«E allora? Ho troppa voglia di lasagne. Ti prego, ti prego, ti prego» sbatto le ciglia guardandolo.
Riuscirò a coglierti di sorpresa e più tardi canterai come uno splendido usignolo. Sarai talmente stanco da non rendertene conto, Caleb Morgan.
«Va bene» borbotta.
Bacio il suo mento e mi allontano. «Non te ne farò pentire» gli faccio l'occhiolino e corro di sopra, direzione vasca da bagno.

Quando concludo il bagno, mi sento rigenerata e pesante allo stesso tempo. Sono certa che crollerò dopo poco tempo non appena poserò la testa sul cuscino. Mi conosco.
Raggiungo la cucina dove trovo l'isola già allestita per la cena. Ho già detto che amo questo stronzo con tutta me stessa? Se è così, lo ripeto.
Stringo le braccia attorno alla sua schiena e bacio il tessuto della maglietta. Divento molto più appiccicosa quando si comporta bene e sono rilassata. «Grazie per averci pensato tu ad apparecchiare» rilascio un piccolo sbadiglio.
«Non c'è problema. Sei super rilassata adesso?» domanda. Anche lui lo è. Cucinare gli piace, è solo che non vuole ammetterlo perché sa che altrimenti affiderei sempre a lui questo compito. Ma va bene così, non mi dispiace del tutto preparargli la cena durante quelle giornate in cui si trattiene di più in studio. C'è un qualcosa di soddisfacente nel vedere il suo sguardo sollevato. Anche se, a dirla tutta, devo capire se accade perché vede me o la cena. Indagherò anche su questo molto presto. Non ha vie di scampo.
«Sì» annuisco prendendo posto.
Ceniamo in totale tranquillità, parlando del più e del meno ma lo vedo come mi spia di sottecchi mentre butto giù il vino o chiedo il bis. Forse pensa che sto mangiando troppo ultimamente? Che sono diventata grassa? È vero che stiamo mangiando un pelo in più ma tra compleanni, anniversari e a breve l'arrivo del Natale... beh, non è che possa farci chissà cosa.
Mordicchio il labbro inferiore, adesso più ansiosa di sapere. E se non gli piacessi più? Mollo la forchettata sul piatto e lo allontano. Riempio un bicchiere con dell'acqua e la butto giù. Credo sia meglio evitare l'alcol, quello fa gonfiare, no?
«Che c'è?» aggrotta le sopracciglia, spostando l'attenzione dallo schermo del televisore attaccato al muro.
«Niente, non ho più fame» rispondo cercando di risultare il più causale possibile.
«Ah... hai chiesto il bis, pensavo- beh, fa niente. Puoi mangiarla domani, se ti va» accarezza la mia mano.
«Sì, forse» sospiro. «Mi metto a letto. Lascia tutto nel lavandino, ci penso io a lavare i piatti domattina» dico prima di lasciare la stanza.
Caleb non mi hai mai, mai dato modo di pensare a cose del genere. Sono io a pensarci un quarto del tempo. È solo che stavolta mi guarda in modo strano e lo fa da qualche giorno, perciò... devo sapere. Che la cosa mi piaccia o no, devo sapere cosa c'è che non va.
Accendo la televisione trovando subito il canale dove danno in onda le repliche della serie e mi fiondo sotto le coperte. Sarà qui a breve, dunque, ho pochi minuti per fare mente locale e racimolare tutto il coraggio di cui ho bisogno. Ho affrontato momenti peggiori nella mia vita e di sicuro non mi farò fermare da una stupida preoccupazione quando si tratta di mio marito, l'uomo che conosco da anni e amo più di ogni altra cosa.
Non passa molto prima che il biondo entri in stanza e prenda posto a letto. Penso che stia per sdraiarsi ma in realtà scosta le coperte e si siede sul materasso.
«Allora?» mi guarda.
«Che c'è?» chiedo confusa.
«Me lo dici che hai?»
«Io?» mi metto a sedere. «Sei tu quello che mi fissa da giorni in maniera strana e non mi dice il perché» sbuffo.
«Ti fisso perché attendo che tu me lo dica» ribatte ovvio.
«Che ti dica cosa?» allago le mani, presa in contropiede. Sul serio, se si tratta delle stupide barrette lo uccido. Questa è la volta buona.
«Dai, P, non girarci intorno» alza gli occhi al cielo. «Ornai l'ho scoperto.»
Non posso credere che questo idiota mi abbia fissato in quel modo per delle barrette! Perciò, non c'entrano niente tutti quei brutti pensieri che ho fatto. Vuole solo che ammetta che ho mangiato io le sue cose. Assurdo. Non ci sono parole. Ho pensato al peggio quando lui... ugh!
«D'accordo! Mi hai scoperta!» sbotto, infastidita.
«Finalmente! Non capisco perché nascondermelo» scuote il capo, adesso più tranquillo.
Credo sia sotto acidi, altrimenti non si spiega.
«Caleb, erano due stupidissime barrette. Avevo fame, ero nervosa e le ho mangiate. Ecco qui, ho confessato. Te le ricomprerò» incrocio le braccia al petto.
«Barrette? Ma di che accidenti stai parlando?» si avvicina.
Lo fisso. C'è seriamente qualcosa che non va in quest'uomo. «Le barrette con la frutta secca. Non è per questo che mi fissi in cagnesco da giorni?»
«Che? No! Aspetto che tu mi dica che sei incinta!» gesticola.
«Cosa?!» strillo. «Perché mai dovrei dirti una cosa del genere?!»
«Aspetta» prende un respiro profondo. «Non sei... incinta?» chiede... deluso?
«No» lo fisso ovvia. «Perché mai dovrei dirti che sono incinta?»
«Io pensavo... ho visto- sei stata di umore altalenante e hai voglie improvvise. Sei alla ricerca continua di coccole e il seno si è.... ampliato, ecco. Credevo che- insomma, anche Molly era così e quindi ho- mi sbagliavo, quindi?»
Sì, è proprio deluso. Deluso che io non aspetti alcun bambino. «Tesoro» mi avvicino, intenerita dalla sua espressione rattristita. «Non credo tu possa ricordarlo ma aspetto il ciclo tra due giorni, quindi, è normale che io abbia agito in quel mondo. Lo sai come divento, quindi, perché mai adesso ti è sembrato diverso?» chiedo accarezzando il suo viso.
Oh, amore mio.
«Non lo so. In effetti, hai ragione. Io... l'ho solo creduto» mormora rassegnato.
«Amore, stai cercando di dirmi che vuoi avere un bambino?» chiedo perché ho bisogno di averne la certezza, anche se so già che è così.
«Penso proprio di sì.»
«Pensi?»
«No, lo so per certo. Io mi sento pronto e credo... credo che anche tu lo sia. Non lo sei?»
Vederlo così insicuro mi intenerisce un mondo. Caleb è l'uomo più sicuro dell'universo, eppure, quando si tratta di me o tutto quello che riguarda noi, diventa un'altra persona.
«Lo sono. Facciamo un bambino» sorrido stringendo il suo volto tra le mie mani.
«Sul serio?» sorride smagliante.
«Hm-hm. Magari tra una settimana visto che a breve arriverà il ciclo» ridacchio arrossendo. È assurdo come nell'arco di una giornata la tua vita cambi in maniera irreversibile.
«Ci proviamo da domani? Lo vedo che non riesci più a reggere gli occhi aperti» scosta un paio di ciocche dal mio viso e poi lascia un breve bacio a stampo.
«Magari» sbadiglio.
Caleb ci fa stendere sistemandoci sotto le coperte. Felice della piega che ha preso la serata, mi accoccolo al suo fianco, appagata per quello che verrà.
«Lo sai?» un altro sbadiglio. «Sei in assoluto l'unica persona da cui vorrei un figlio.»
«Beh» sbuffa una risata. «Ti ringrazio, ma non sarebbe strano il contrario?» mi stringe.
«Anni fa lo avresti mai detto? Io no. Eppure, adesso è così» biascico.
«Mmh, questo è vero. Se ci avessero detto che ci saremmo ritrovati a condividere la vita insieme e a discutere di bambini e gravidanze, avremmo riso fino allo sfinimento o saremmo svenuti per l'orrore. Vero?»
«Vero» non ho le forze nemmeno di ridere. Sono avvolta nella mia bolla felice.
«Dormi bene, strega» bisbiglia tra i miei capelli.
«Grazie, stronzo» bofonchio, gli occhi chiusi e il cuore pieno di gioia. 

𝐃𝐀𝐍𝐍𝐘, 𝐓𝐑𝐄𝐕𝐎𝐑, 𝐓𝐎𝐌, 𝐂𝐀𝐋𝐄𝐁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora