Perfetta beatitudine è quella in cui mi ritrovo quando mi alzo dal letto che ho condiviso con una certa strega che si è impossessata del mio cuore. Certo, mi basta ripensare al suo sguardo spaventato e sconvolto di ieri sera per ricadere nel vortice della rabbia. Non posso credere che uno stronzo le abbia messo le mani addosso, che l'abbia accusata di volerlo solo perché indossava un vestito. Scrollo le spalle, cercando di non pensare a quel bastardo e guardo la splendida ragazza sonnecchiare serena. I capelli le accerchiano il viso, una mano le sfiora le labbra morbide mentre l'altra giace al di sotto delle coperte. Sfioro il suo viso con il dorso della mano e mi alzo, attento a non svegliarla.
Pianifico di comprarle la colazione e poi... parlare. Voglio una possibilità concreta con Paige. Voglio poter smettere di inventare scuse su scuse per passare del tempo con lei, baciarla o stuzzicarla. In effetti, le cose tra di noi sono cambiate già da un bel pezzo ma abbiamo preso ciò che ne veniva senza parlarne troppo. Adesso voglio che le cose cambino. Voglio di più e se per lei sarà lo stesso allora sono pronto a donarglielo.
Il tragitto fino a Starbucks non è così terribile come immaginavo, c'è una bella giornata, dunque, non mi dispiace fare una sana e rigenerante passeggiata. Soprattutto quando sono consapevole di cosa, o meglio, di chi mi aspetta a casa.
Infilo le chiavi nella serratura, facendo attenzione a evitare rumore troppo assordanti e la richiudo alle mie spalle. Non passa molto prima che veda sbucare Paige sulle scale.
«Ti ho svegliata con la porta?» domando avvicinandomi.
«No, mi sono svegliata proprio prima che la aprissi. Pensavo te ne fossi andato» ammette.
«Sono passato a prendere la colazione. Non mi andavano i pancakes» dico liberandomi del cappotto prima di rubarle un veloce bacio.
Paige mi segue in cucina con uno sbadiglio e prende posto su uno sgabello mentre mollo cellulare, chiavi e sacchetti sul bancone.
«Lavo le mani e arrivo, tu tira fuori tutto.»
«Muoio di fame» afferra il primo sacchetto.
«Che novità!» mi dirigo in bagno.
Anche io comincio ad avere parecchia fame, sto solo cercando di capire se mi riferisco al cibo o a lei. Lo so, lo so, davvero patetico come mi sono ridotto ma pazienza, fintanto che non entrerà nei miei pensieri sono al sicuro.
Sento Paige trafficare con le buste e sorrido mentre finisco di asciugare le mani. Sistemo l'asciugamano ed esco dal bagno. Paige tiene in mano il mio cellulare. «Strega?» mi avvicino. «È successo qualcosa?» chiedo preoccupato.
«Ti stavo portando il cellulare, visto che vibrava» apre bocca.
«Okay, e...?» scuoto piano il capo non capendo dove vuole arrivare.
«Era la tua ex» sibila.
«Che cosa?» biascico.
No. No. Merda. Non era così che doveva andare stamattina.
«Ti stava chiamando la tua ex ragazza. Amanda Greyson. Ne hai altre per caso?»
«Di nuovo, cazzo» mormoro portandomi una mano tra i capelli. Realizzo troppo tardi che l'ho detto ad alta voce.
«Di nuovo?» chiede.
Amanda mi lascia chiamate e messaggi da un paio di giorni ma li ho tutti ignorati, nella speranza che il mio silenzio fosse la risposta stessa. A quanto pare non si arrende.
Afferro il mio cellulare e lo porto all'orecchio. Non ne posso più di averla col fiato sul collo. Stamattina dovevo fare colazione con la ragazza per cui ho perso la testa, dovevo parlarle e chiederle una chance seriamente. Ma come faccio adesso? Quando ha appena scoperto che quella stronza della mia ex continua a scrivermi e pensa che io glielo abbia nascosto? Ovviamente glielo avrei detto. Cazzo, probabilmente lo avrei fatto oggi stesso per mettere le cose in chiaro ma ora... ora le cose sembrano molto più strane di quello che sono davvero.
«Ti prego, Caleb, vediamoci. Ho bisogno di parlarti. Per favore. Non puoi continuare a ignorarmi. Ti prego... mi manchi.»
Fanculo. È tutta colpa sua. Deve capire che le cose non cambieranno. Sono stufo.
«Devo andare» affermo, non pensandoci due volte. Adesso non posso restare con lei, non mi crederebbe nemmeno.
«Tu, cosa?»
«Devo andare, Paige» la guardo.
«Dopo quello che è successo stanotte, vuoi andare dalla tua ex?» domanda, sconvolta.
«Paige...»
«Non smetti mai di stupirmi, Caleb Morgan. Mai» scuote il capo schifata.
La vedo voltarsi e imbustare le brioche, poi mi preme le buste sul petto con uno scatto. «Tieni, offrile pure la colazione già che ci sei» finge un sorriso e si dirige in bagno.
«Paige, per favore-» non riesco a continuare.
Vorrei tanto rimanere ma se non metto le cose in chiaro una volta per tutte con Amanda, le cose non cambieranno. Indosso il cappotto e mi avvio verso la porta, la chiudo alle mie spalle e una volta arrivato al portone principale, mi disfo della colazione gettandola in uno dei cestini posti ai margini della strada.
Scrivo un veloce messaggio ad Amanda e poi mi dirigo verso uno dei tanti bar presenti in zona. Ha un quarto d'ora per presentarsi.Con mia enorme sorpresa, venti minuti dopo Amanda Greyson, la donna che ho amato per tanto tempo, la donna con cui credevo avrei trascorso il resto della mia vita, varca la soglia del locale e scruta la folla in cerca del sottoscritto. Quando mi trova, un enorme sorriso le incornicia il viso spigoloso.
«Cal-»
«Siediti» ringhio.
«Caleb, per favore» sbuffa prendendo posto. Posa la sua borsa firmata sul tavolo, la vedo arricciare il naso e poi guardarmi con un sorriso falsissimo.
«Adesso tu ascolti e io parlo. Ti ho ascoltato blaterare per mesi e durante gli ultimi giorni. Ora è il mio turno.»
Lei sospira, chiaramente infastidita dal mio tono. Peccato non me ne freghi un accidente di ciò che pensa.
«Non hai fatto altro che pestare i piedi perché il tuo giocattolino adesso ce l'ha un'altra. Mi hai sfiancato, Amanda. Sono arrivato al limite con te. Pensavo di averlo fatto quando ti ho trovata a scopare con tuo cugino ma le continue chiamate di questi giorni, i messaggi... non hai mostrato il minimo rispetto per me.»
«Certo che l'ho fatto!» esclama. «Ti rivoglio, dunque, te lo dimostro.»
«Assillandomi quando sai benissimo che ho una ragazza che amo? Sono innamorato di Paige, Amanda. Moltissimo. E non mi piace doverla mettere in questa situazione scomoda. Quindi, senti cosa faremo adesso, mmh?» non mi preoccupo nemmeno di fingere un sorriso. Sono colmo delle sue stronzate, colmo dei suoi fastidi. Per non parlare del fatto che mi ha appena messo in una situazione più che complessa con Paige. «Adesso te ne torni a New York o dovunque diamine tu viva. La smetti di scrivermi, di chiamarmi, di chiedere di me a Melany o chiunque ti capiti a tiro.»
La vedo aprire bocca per protestare ma sollevo una mano. Non voglio sentirla nemmeno per sbaglio. «Sono stato educato e non ho fatto nulla a riguardo ma se ti vedo o sento un'altra volta la tua voce, ti denuncio. Richiedo un cazzo di ordine restrittivo nei tuoi confronti. Perché mi hai stufato» ringhio.
Mi alzo, perché non ho voglia di passare ulteriore tempo con questa donna. Ho già sofferto abbastanza a causa sua in passato, adesso provo solo fastidio alla sua vista. Nient'altro. «Avvicinati a me o alla mia ragazza e riceverai presto una chiamata dal mio avvocato. Ti auguro una splendida vita, Amanda, lontano da questo posto.»
Adesso devo solo capire come sistemare le cose con la mia ragazza.
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𝐃𝐀𝐍𝐍𝐘, 𝐓𝐑𝐄𝐕𝐎𝐑, 𝐓𝐎𝐌, 𝐂𝐀𝐋𝐄𝐁
ChickLit𝐔𝐧𝐚 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐢𝐥𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐒𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭'𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐞: 𝐇𝐚𝐫𝐩𝐞𝐫, 𝐃𝐞𝐥𝐢𝐚, 𝐌𝐨𝐥𝐥𝐲, 𝐏...