𝐂𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞

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Due paia di occhietti mi fissano curiosi.
Ricambio il loro sguardo, curioso anche io delle loro prossime mosse. Una piccola mano paffuta si alza, come a volermi agguantare. Un'altra la segue.
Un sorriso si apre sul mio volto. Alcune ciocche di capelli mi sfiorano la fronte mentre abbasso il capo così che le loro manine possano sfiorare il mio viso liscio. Non voglio che la barba li pizzichi.
Stringo le dita attorno al bordo della culla e bacio il minuscolo pollice di Layla. Alec borbotta qualcosa, così mi affretto a baciare anche lui. «Geloso?»
Mio figlio emette qualche versetto incomprensibile, come a voler rispondermi, e poi abbassa la mano.
Sospiro piano, ritirandomi e poggio il mento sul dorso della mano. Sono uno spettacolo per gli occhi questi due fagotti di gioia.
Ricordo ancora il giorno in cui scoprimmo che l'anomalia per cui ci eravamo tanto preoccupati, non era altro che il secondo battito. Uno di questi due furfanti ci aveva giocato uno scherzo bello e buono. Era stata una giornata complessa: Paige era spaventata e contava su di me per avere sostegno, io... io ero terrorizzato per la nostra famiglia e soprattutto per mia moglie. Le cose si erano risolte per il meglio, la dottoressa aveva controllato ed era arrivata a scoprire la causa del baccano eccessivo.
Un altro battito.
Un altro cuore.
"Congratulazioni, aspettate due gemelli."
Mesi dopo era prima arrivata Layla e nei quattro minuti successivi ci aveva raggiunti Alec. Non dimenticherò mai quel giorno. Mai. La corsa in ospedale. I miei scleri. Le risate di Paige nel vedermi così fuori di testa... in effetti, le cose sarebbero dovute andare diversamente e avrei dovuto essere io quello a rassicurare mia moglie incinta. Inutile dire come io sia diventato lo zimbello di famiglia, ma pazienza, qualcuno doveva pur ricoprire questo ruolo. E per i miei bambini ne vale la pena. Spero di non diventare troppo apprensivo col tempo, voglio essere quel tipo di genitore che non è asfissiante, quello con cui i figli si confidano perché sanno che possono farlo. Certo, le cose non saranno facili, soprattutto con Layla, ma conto nell'aiuto di Alec per tenere d'occhio la sorella. Potrò pur diventare un genitore fantastico, però Layla rimane sempre la mia piccolina. La prima. Non c'è modo che lei riesca a deviare la mia apprensione più intensa nei suoi confronti.
Sospiro e accarezzo la guancia di mia figlia. «Lo so che mi farai dannare. Hai lo stesso sguardo di tua madre. Lo so.»
Layla ridacchia, quasi le avessi raccontato la più divertente delle storie. O forse ride perché è consapevole di tutti i guai che causerà.
«Ridi, ridi. Il prossimo a ridere sarò io. Ne parleremo quando vorrai uscire e ti imporrò il coprifuoco alle dieci» le punto un dito contro. Sposto gli occhi su Alec e allungo l'altra mano per stringere la sua manina. «Non credere che tu potrai scorrazzare libero, ne ho anche per te. Coprifuoco alle dieci. Porta della camera sempre aperta quando dovrai studiare con qualche compagna e sempre, sempre gli occhi su tua sorella.»
«Non credi di star un tantino esagerando? Hanno solo sei mesi. I loro pensieri ruotano attorno a pannolini, pappe e giochi da mettere in bocca e poi gettare per terra» ride Paige.
Alzo lo sguardo e la becco poggiata allo stipite della porta, intenta a osservarmi. «Da quant'è che sei lì a spiare?»
Lei finge si rifletterci su e si stacca dallo stipite. «Non stavo spiando. Stavo venendo a controllare i bambini e poi ti ho sentito fargli la prima paternale. Come se potessero capirti.»
«Tua figlia mi ha guardato e ha riso. Lei sa!» esclamo. Non c'è verso che la piccola peste non sappia di cosa sto parlando. Gliel'ho letto negli occhi. Mi farà dannare.
«Beh, è mia figlia. Hai davvero dubbi sul fatto che non ti farà impazzire?» ride avvicinandosi.
«Già» borbotto, chinandomi e affondando il viso nell'incavo del suo collo. "Almeno ha i miei occhi."
«Questo è ancora da decidere» ribatte sulla difensiva. «Gli occhi cambiano di continuo. È ancora presto per poterlo dire con certezza.»
«Adoro come cerchi di convincere te stessa» sbuffo una risata.
Sappiamo entrambi benissimo che i nostri bambini avranno gli occhi verdi come il sottoscritto.
«Sta zitto. Idiota.»
«Penso che saranno entrambi mori, però, come la mamma» ghigno, sapendo già cosa aggiungere. «Anche se, come dicevi tu, è ancora troppo presto. Potrebbero benissimo diventare biondi, come il papà strafigo.»
«Sei... ugh, non riesco mai a descriverti!» mi colpisce sulla spalla.
Rido, non potendo fare a meno e mordo piano il suo collo prima di scostarmi. So anche cosa dire per rabbonire la mia strega. «Qualunque aspetto avranno, saranno comunque meravigliosi. Non mi importa un fico secco se saranno identici a te o no.»
Paige sembra ammorbidirsi ma ci conosciamo a vicenda così bene da non crederci mai fino in fondo alle cose che diciamo. «Lo so, sono figli nostri, è ovvio che saranno meravigliosi. Solo... non credere che non sappia cosa stai facendo, razza di stronzo manipolatore.»
«Linguaggio, donna! Ci sono dei minorenni in questa stanza.»
«Non capiscono. Piantala di esagerare» alza gli occhi al cielo.
«Esagerato è il mio secondo nome» le ricordo.
«Mmh, vero.»
Avvolgo le braccia attorno ai suoi fianchi e mi approprio delle sue belle labbra. Le ho toccate così tante volte da perderne il conto, eppure... è sempre come la prima volta. Non c'è niente al mondo che amo più di questa donna e i figli che mi ha donato. Niente. Mi rendo conto che col tempo sono diventato un uomo appiccicoso e disgustosamente romantico ma come faccio a non grondare d'amore davanti ai nostri pulcini, ai nostri piccoli stregoni?
Ad essere onesto, non pensavo nemmeno che ci sarei arrivato a questo punto della mia vita. Osservare gli altri formare una famiglia, avere una donna a fianco e fare figli, sono cose molto differenti dall'essere tu stesso il protagonista. Prima di Paige, prima di comprendere il modo in cui l'amavo, questo desiderio di formare una famiglia non è mai stato reale. Poi è arrivata lei. È arrivato Target. Il matrimonio. La casa. E poi il desiderio forte e totale di sentire scorrazzare piedini al piano di sopra, urla provenienti dal bagno, di dare paghette, imporre coprifuochi e pensare a quali scuole scegliere. Insomma, è arrivato il desiderio totalizzante di avere un bambino. Certo, poi ne sono arrivati due in un colpo solo ma la possibilità c'era e devo ammettere che è stato divertente guardare Molly imprecare contro sua sorella perché a lei non era toccata questa fortuna.
«Sfruttiamo questo momento. Ti dimostrerò quanto sono dispiaciuto» mordo la sua spalla.
«Ma certo, ma certo...» accarezza delicatamente la mia nuca. «Io andrò a farmi un bel bagno caldo e tu potrai finire di montare il mobiletto del bagno. Che bella idea che hai avuto» sorride soddisfatta, prima di baciarmi e scappare dalle mie grinfie.
«Mio Dio, sei una vipera» scuoto il capo. «Ho sposato una strega» ringhio.
«Io ho sposato uno stronzo, ma da quello che vedo... mi sa che ho sposato una regina del dramma» dice.
Non mi lascia il tempo di ribattere, supera la soglia della camera e sparisce.
«Io non sono una regina del dramma! Quello è Trevor!» le corro dietro.

Nota: mi scuso in anticipo per gli errori, ma scrivere da tablet è tremendo!
Detto ciò, grazie di cuore per essere arrivati alla fine di questa avventura. Vi voglio bene!
Un bacio,
Anna💕

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