Capitolo 17 - "che non mi porti indietro"

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"che non mi porti indietro"

Il trio raggiunse la zona militare della città, tutta circondata da filo spinato con cartelli appesi che dicevano di non oltrepassarlo. Una leggera brezza li sfiorava, mentre il sole era scomparso dietro un blocco di nuvole grigie. Si guardarono attorno alla ricerca di un modo per entrare e solo a pochi metri dal luogo in cui si trovavano sorgeva il cancello d'entrata.

"Eh beh? Che facciamo, bussiamo?" disse Clare in modo sarcastico. "James?" chiese Charlie guardandolo in cerca di risposte.
"La mia intenzione era proprio quella in realtà." Rispose serio.
"James, ma sei pazzo?" esclamò Clare guardandolo con gli occhi spalancati. "Faranno del male alle nostre famiglie se ci scoprono." Continuò.

"Sì, questo lo so, ma sta' tranquilla: voi due rimarrete ben nascosti sotto i vostri cappelli, io mi mostrerò, e a quel punto non potranno non farci entrare. Sono un ricercato quanto voi, proveranno a contattare i miei genitori e probabilmente mi chiederanno di Megan. Abbiamo bisogno del loro aiuto se vogliamo tirarla fuori di lì e finirla una volta per tutte di scappare." Affermò James. Sembrò che niente gli facesse paura ormai, l'unica cosa che gli faceva più paura il quel momento era il pensiero di poter perdere me e i nostri genitori. Charlie e Clare rimasero in silenzio, allibiti dalla risposta del ragazzo.

"Sono d'accordo." Affermò poi Charlie. "Dobbiamo almeno tentare." Concluse. "Andiamo." Disse infine James e si diresse verso il grande cancello. Gli altri due lo seguirono con la faccia rivolta verso il terreno e i cappelli in testa, così che i loro volti fossero allo scuro dal mondo intero, e James fece lo stesso.

Due ufficiali si avvicinarono minacciosi; avevano una divisa ovviamente militare, armati di pistole ai fianchi con un fucile che pendeva dal loro collo.
"Ragazzino, cosa vuoi? Non è posto per voi, levatevi dai piedi." Disse sgarbatamente uno dei due guardandoli dall'alto al basso e avvicinandosi di più.

"Sbirro, poliziotto, signore... come vuole che la chiami?" esordì James sempre con la testa abbassata. L'ufficiale stava per rispondere quando James continuò: "No, in realtà non mi interessa. Vorrei parlare con un suo superiore." Disse. "Posso?" e con la mano destra fece scivolare il cappello che indossava, mettendo in luce il suo viso.

Lo 'sbirro' lo guardò, ma all'inizio non capì, lo osservò bene e poi comprese.

"Joe, Joe vieni qui." chiamò il suo collega, che era rimasto distante. "Ma questo non è uno di quei ragazzi scomparsi?" continuò. "Aspetta, ho qui le foto dei ricercati." affermò Joe.
"Eccola, da' un'occhiata." entrambi osservarono la foto.

"È lui." Concluse Joe. Ci fu un momento di silenzio, i due non sapevano che fare. "Quindi? Ci fate entrare o no?" chiese James.
"Falli entrare e mandali dal comandante." Disse l'ufficiale sgarbato a Joe. "Seguitemi." Affermò, mentre il cancello davanti a loro si apriva.

Sorpassarono l'entrata e seguirono il militare fino ad arrivare a un edificio. Li fece entrare, c'era un infinito corridoio che portava chissà dove, lungo le pareti si trovavano delle porte che probabilmente coprivano delle stanze. Joe li accompagnò fino alla fine del corridoio, di fronte a una porta blindata.

"Allora ragazzi, fate parlare me... intesi?" disse prima di entrare. James fece cenno di 'sì' con la testa e così l'uomo proseguì di conseguenza. Bussò.
"Avanti." ringhiò una voce rauca dall'interno della stanza. Joe aprì la porta con cautela; videro una stanza del secolo scorso, tipico dei comandanti, sui muri bordeaux dei quadri con delle medaglie appese, una grande scrivania in legno lucida davanti a una finestra enorme che partiva dal tetto fino ad arrivare a terra, il pavimento era ricoperto da una moquette verde scuro, in un angolo una poltrona stile antico e, dettaglio non poco importante, delle lunghe tende blu intenso bloccate da dei nastri sui bordi della finestra. Dietro la scrivania c'era seduto un imponente uomo di mezz'età, un po' più di mezz'età, capelli bianchi, quelli che gli erano rimasti, baffetti ben curati del medesimo colore, abbastanza paffuto, seduto comodamente sulla sua sedia, con i piedi appoggiati sulla scrivania e un sigaro fumante in mano.

Rose RosseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora