Le case degli altri

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«Vieni, entra!». La voce di Carla era calda come la sua casa. Il freddo sembrava restare fuori della porta.

«Assaggia, senti che bontà!»

«Non vorrei disturbare, scusate...state ancora mangiando! Torno dopo, Luisa». Bianca fece per tornare sui suoi passi.

«Ma che dici! Che disturbo! Lo sai che qui c'è sempre un po' di confusione. E poi lui non si alzerebbe mai da tavola la domenica!» disse accennando ad Aldo, suo marito.

Sulla tavola ancora apparecchiata c'era una tovaglia con mazzolini di rose rosse su fondo bianco, con una macchia di vino vicino al posto di Aldo, oltre a un mucchietto di gusci di noci e bucce di mandarino. In mezzo alla tavola la moka, un profumo intenso di caffè ancora nell'aria come una nuvola densa. Luigi, il fratello maggiore di Luisa, spostò la sua sedia.

«Vieni, siediti! Assaggia un bignè alla crema. Sono buonissime queste paste».

A casa di Luisa la domenica c'erano le paste. Aldo andava alla pasticceria Serena, sulla piazza della chiesa, e si faceva preparare un vassoio per la famiglia.

«Ah senti, almeno la domenica la Carla si deve riposare. Cucina tutti i giorni, una volta alla settimana almeno il dolce lo trova in tavola, già fatto», disse guardando sua moglie con gli occhi che erano una carezza. Con due maschi in casa, più il marito, a Luisa il lavoro non mancava. Aveva sempre qualcosa da lavare, stendere, stirare, o il bagno da pulire.

«Sai, mio padre dice che se dovevamo pagare qualcuno per guardarci quando eravamo piccoli i soldi non bastavano. Ecco perché la mamma non ha lavorato!», le diceva Luisa quando Bianca le raccontava che sua madre era a lavoro e qualche volta, di mattina, c'era una donna delle pulizie che la aiutava anche per preparare il pranzo, visto che lei, con l'orario spezzato dell'ufficio, tornava a casa tardi.

Sul giardinetto quadrato di mattonelle rosse, con in mezzo l'aiuola con l'oleandro, apriva la porta del garage, una stanza comunicante con il resto della casa che Aldo non usava per la macchina. Praticamente era diventata una grande stanza dei giochi oltre che una sorta di ripostiglio: c'erano le damigiane di vino che Aldo infiascava, la cassetta degli attrezzi, la pompa per gonfiare la bicicletta. In alto, su uno scaffale di ferro, gli addobbi di Natale. Soprattutto per il presepe: Il fratello maggiore di Luisa era uno specialista, aveva vinto più di una volta la gara della parrocchia. Faceva il presepe con l'acqua vera che scorre sotto un ponticello, collegandosi al rubinetto del bagno al piano di sopra, in un disimpegno tra le camere da letto. Bianca andava a vederlo, incantata dalla cura dei personaggi: c'era il boscaiolo intento a tagliare la legna, la casina con dentro la massaia che faceva il pane, le montagne innevate con le case più piccole perché lontane. Non solo i pastori con le pecore davanti alla grotta, come a casa sua.

Quell'anno però erano un po' in ritardo rispetto al solito, tutti persi dietro il nuovo arrivato: Buck, il cucciolo di spinone che i suoi avevano appena preso. Aldo ogni tanto andava a caccia o a cercare funghi in Garfagnana, nelle zone in cui era nato. Era di Coreglia, Luisa lo aveva raccontato a Bianca. D'estate, durante le ferie, andavano una settimana lassù, a casa dei nonni.

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